Grande affluenza alla presentazione di Scriviamoci di Più alla Nuvola di Fuksas, in occasione di Più Libri Più Liberi a Roma. Il presidente del Cepell Romano Montroni e la coordinatrice del concorso Serena Cecconi hanno illustrato l'iniziativa ai presenti insieme alle relatrici: la d.ssa Sabrina Calvosa (MIUR), la d.ssa Flavia Cristiano (Cepell), la scrittrice Simona Baldelli, la prof.ssa Marina Rossi (DS della scuola capofila del progetto) e la prof.ssa Paola Giardino (Ist. Telesi@). Il progetto, che prevede la creazione di coppie di giovani scrittori includendo in ognuna un alunno disabile, ha come obiettivo quello di promuovere l’inclusione per imparare insieme a trasferire in racconto emozioni e sensazioni.
Dopo l’inaugurazione del progetto all’Istituto Papareschi di Roma, anche all’Istituto Telesi@ di Telese Terme sono iniziati gli incontri con gli studenti e sono state create le coppie di “compagni di penna”. Al presidente Romano Montroni abbiamo chiesto di raccontarci più nel dettaglio che cos'è Scriviamoci di Più e come sta procedendo il concorso nelle scuole.
Da dove viene Scriviamoci di più? Può parlarci delle passate edizioni?
Scriviamoci di più nasce da Scriviamoci, premio letterario che coinvolge i ragazzi sul tema della creatività, un’anticamera per capire la bellezza che può dare la lettura. In molti casi scrivere fa nascere curiosità. Lanciare un concorso di questo tipo permette a ragazzi con talenti inespressi, sotto la guida degli insegnanti, di generare qualcosa di scritto su proprie storie e considerazioni, dando loro la possibilità di comunicare ad altri il loro modo di ragionare e di emozionarsi. Ed emozionarsi è il presupposto vero per amare la lettura. Leggere significa entrare in un mondo di immaginazione ed emozione. Per quelli che non leggono il meccanismo del concorso serve a far incuriosire sulle potenzialità che hanno i libri e la scrittura in generale.
Le scuole hanno creato le coppie di “compagni di penna” e stanno svolgendo gli incontri con gli esperti. Come sta procedendo l’adesione al progetto?
Stiamo ricevendo un riscontro enorme. I ragazzi che hanno disabilità, se viene loro dato rispetto e attenzione, sono pieni di risorse e grande voglia di fare. Spero che l’iniziativa di quest’anno abbia una continuazione. Coinvolgerli è segno di civiltà, cultura e attenzione. Se ci saranno i finanziamenti ci auguriamo edizioni future, perché non credo che indietro si possa ritornare.
Ha accennato all’importanza di questo concorso per avvicinare gli studenti alle potenzialità della lettura. Quanto leggono i giovani, in Italia?
Siamo un Paese disperato sotto questo punto di vista, uno di quelli con i livelli di lettura più bassi in Europa insieme a Grecia, Spagna e Portogallo. Il coinvolgimento di Scriviamoci e di Scriviamoci di più nelle scuole è fondamentale. Come mai in Olanda o in Germania legge l’80% della popolazione? Se andiamo a vedere, la lettura in quei Paesi è prevista nei programmi didattici, ci sono biblioteche attive. È nei luoghi in cui si studia, in cui si passano sei ore dentro un’aula, che va portata la curiosità della lettura e della scrittura. Purtroppo in Italia didatticamente non c’è un’ora lettura alla settimana. Si leggono i libri di studio, in casi eccezionali i libri proposti da qualche insegnante. E salvo rare eccezioni in asili e elementari – e sempre su iniziativa di insegnanti – non abbiamo biblioteche attive nelle scuole dell’obbligo, strutturalmente non c’è la figura del bibliotecario nella scuola. La politica ha un mare di responsabilità su questo, ma sono ottimista per il futuro.