Il mestiere del mese
Le fucine del terzo millennio
Anche se non produce più chiodi a mano, il fabbro è ancora molto richiesto sul territorio ligure. A raccontarci le curiosità di questa professione è l’artigiano Stefano Scano
Laura Santi Amantini | 24 ottobre 2013
Cosa fa oggi un fabbro?
Riparazioni, restauri, fornitura e messa in opera di manufatti per l’edilizia, ma anche di oggetti per l’arredamento destinati a case e negozi o oggetti personali.
Quali sono i prodotti più richiesti?
Sicuramente le porte blindate: un fabbro si occupa di tutte le fasi, dal rilievo delle misure, alla fornitura, alla posa in opera, fino alla consegna al cliente.
E quelli che lei preferisce realizzare?
Le cose strane! Oggetti di arredamento che non siano ripetitivi; l’aspetto creativo per me è fondamentale.
Come è nata la sua passione?
Da bambino andavo da un artigiano sotto casa e mi sono incuriosito. Una volta cresciuto ho cominciato a lavorare da lui e ci sono rimasto sette anni. In seguito ho preso coscienza delle mie capacità e ho deciso di aprire la mia bottega.
Sono cambiate in questi anni le tecniche di lavorazione?
Direi di no. A cambiare è la strumentazione, che si è affinata. Ora abbiamo attrezzi per tagliare il metallo sempre più sofisticati: siamo passati dallo scalpello alla scintilla. Io ogni cinque, sei anni cambio tutti i macchinari per aggiornarmi ed essere sempre in regola con le norme antifortunistica.
Quindi quali sono adesso gli attrezzi del mestiere?
La cassetta dei ferri classica esiste ancora, la usiamo sempre! Solo che si sono aggiunti ad esempio i trapani elettronici, che permettono di lavorare senza prolunghe, i flessibili, le curvatrici. Tutti questi strumenti ci hanno avvantaggiato sicuramente, ma quello del fabbro rimane sempre un lavoro manuale: gli attrezzi servono ad aiutarlo, non a sostituirlo.
È necessario molto spazio in bottega?
Non molto. In realtà non è semplice aprire una propria attività perché sono necessari i permessi antirumore, per le polveri e tutto ciò che si immette in atmosfera.
Per un ragazzo oggi è possibile intraprendere questa strada?
Sì, ad esempio io formo ragazzi con stage che hanno un tempo breve, di circa trenta giorni. Ho tutto sommato un giudizio positivo sugli stage, ma credo che ci sia un errore di impostazione: i ragazzi non vengono formati dalla base, a 360°; nel periodo di stage fanno esperienza solo di determinati campi, come ad esempio la saldatura o il taglio. Una volta invece si imparava tutto dall’inizio, a partire da come usare gli attrezzi manuali.
Dopo aver fatto lo stage si può lavorare in proprio?
No, perché ci sono due anni di apprendistato obbligatorio. In generale, è più facile trovare un’occupazione da dipendente presso un negozio.
Quindi il fabbro non è un mestiere “solitario”?
Direi proprio di no. Molte attività non si possono fare da soli, un po’ per il peso, un po’ per le dimensioni degli oggetti che si maneggiano. Quindi è sempre lavoro di squadra: c’è chi lavora alla forgia, chi taglia i pezzi e chi li lima; se manca uno si rallenta tutto.
Quali sono le difficoltà che si incontrano all’inizio?
Il problema a sentire tutti gli artigiani sono le banche, ma io credo che ci debba essere anche un rischio di impresa.
Qual è la cosa che le dà più soddisfazione in questo lavoro?
La gratificazione del cliente.
C’è un sodalizio fra il fabbro e gli altri artigiani?
Sì, ad esempio con il falegname: il fabbro costruisce la porta blindata e il falegname la fa “bella”.
E può capitare che il fabbro costruisca gli attrezzi degli altri artigiani?
Sempre meno, ma ogni tanto capita: a volte costruisco arnesi che gli elettricisti utilizzano per illuminare alcune zone su cui lavorano.
Nel suo settore secondo lei c’è sbocco occupazionale?
Sì, c’è molta domanda: negli uffici di collocamento non si trovano fabbri carpentieri da dieci anni.
Cosa consiglia quindi ai ragazzi?
Di provare qualche scuola di mestiere e puntare su stage aziendali.
La tradizione del lavoro di fabbro è radicata in Liguria?
Sì, il centro di Genova è proprio un luogo storico dei fabbri.
Secondo lei c’è abbastanza informazione sui mestieri della tradizione?
In Liguria sicuramente sì, la Regione ha promosso l’artigianato con una buona campagna di informazione. Le altre regioni sono molto più indietro.
Ci tolga una curiosità: i chiodi li fabbrica ancora un fabbro?
Una volta si facevano manualmente, per fortuna adesso il processo è industriale: meglio così, se no uno faceva quello tutta la vita. Anche le serrature ormai sono prodotte industrialmente: quelle fatte a mano sono poche e sono realizzate su ordinazione.
Qualcosa che non sappiamo sul fabbro...
Quello che comunemente è chiamato ferro e che tutti pensano essere la materia prima del fabbro in realtà è acciaio!
Riparazioni, restauri, fornitura e messa in opera di manufatti per l’edilizia, ma anche di oggetti per l’arredamento destinati a case e negozi o oggetti personali.
Quali sono i prodotti più richiesti?
Sicuramente le porte blindate: un fabbro si occupa di tutte le fasi, dal rilievo delle misure, alla fornitura, alla posa in opera, fino alla consegna al cliente.
E quelli che lei preferisce realizzare?
Le cose strane! Oggetti di arredamento che non siano ripetitivi; l’aspetto creativo per me è fondamentale.
Come è nata la sua passione?
Da bambino andavo da un artigiano sotto casa e mi sono incuriosito. Una volta cresciuto ho cominciato a lavorare da lui e ci sono rimasto sette anni. In seguito ho preso coscienza delle mie capacità e ho deciso di aprire la mia bottega.
Sono cambiate in questi anni le tecniche di lavorazione?
Direi di no. A cambiare è la strumentazione, che si è affinata. Ora abbiamo attrezzi per tagliare il metallo sempre più sofisticati: siamo passati dallo scalpello alla scintilla. Io ogni cinque, sei anni cambio tutti i macchinari per aggiornarmi ed essere sempre in regola con le norme antifortunistica.
Quindi quali sono adesso gli attrezzi del mestiere?
La cassetta dei ferri classica esiste ancora, la usiamo sempre! Solo che si sono aggiunti ad esempio i trapani elettronici, che permettono di lavorare senza prolunghe, i flessibili, le curvatrici. Tutti questi strumenti ci hanno avvantaggiato sicuramente, ma quello del fabbro rimane sempre un lavoro manuale: gli attrezzi servono ad aiutarlo, non a sostituirlo.
È necessario molto spazio in bottega?
Non molto. In realtà non è semplice aprire una propria attività perché sono necessari i permessi antirumore, per le polveri e tutto ciò che si immette in atmosfera.
Per un ragazzo oggi è possibile intraprendere questa strada?
Sì, ad esempio io formo ragazzi con stage che hanno un tempo breve, di circa trenta giorni. Ho tutto sommato un giudizio positivo sugli stage, ma credo che ci sia un errore di impostazione: i ragazzi non vengono formati dalla base, a 360°; nel periodo di stage fanno esperienza solo di determinati campi, come ad esempio la saldatura o il taglio. Una volta invece si imparava tutto dall’inizio, a partire da come usare gli attrezzi manuali.
Dopo aver fatto lo stage si può lavorare in proprio?
No, perché ci sono due anni di apprendistato obbligatorio. In generale, è più facile trovare un’occupazione da dipendente presso un negozio.
Quindi il fabbro non è un mestiere “solitario”?
Direi proprio di no. Molte attività non si possono fare da soli, un po’ per il peso, un po’ per le dimensioni degli oggetti che si maneggiano. Quindi è sempre lavoro di squadra: c’è chi lavora alla forgia, chi taglia i pezzi e chi li lima; se manca uno si rallenta tutto.
Quali sono le difficoltà che si incontrano all’inizio?
Il problema a sentire tutti gli artigiani sono le banche, ma io credo che ci debba essere anche un rischio di impresa.
Qual è la cosa che le dà più soddisfazione in questo lavoro?
La gratificazione del cliente.
C’è un sodalizio fra il fabbro e gli altri artigiani?
Sì, ad esempio con il falegname: il fabbro costruisce la porta blindata e il falegname la fa “bella”.
E può capitare che il fabbro costruisca gli attrezzi degli altri artigiani?
Sempre meno, ma ogni tanto capita: a volte costruisco arnesi che gli elettricisti utilizzano per illuminare alcune zone su cui lavorano.
Nel suo settore secondo lei c’è sbocco occupazionale?
Sì, c’è molta domanda: negli uffici di collocamento non si trovano fabbri carpentieri da dieci anni.
Cosa consiglia quindi ai ragazzi?
Di provare qualche scuola di mestiere e puntare su stage aziendali.
La tradizione del lavoro di fabbro è radicata in Liguria?
Sì, il centro di Genova è proprio un luogo storico dei fabbri.
Secondo lei c’è abbastanza informazione sui mestieri della tradizione?
In Liguria sicuramente sì, la Regione ha promosso l’artigianato con una buona campagna di informazione. Le altre regioni sono molto più indietro.
Ci tolga una curiosità: i chiodi li fabbrica ancora un fabbro?
Una volta si facevano manualmente, per fortuna adesso il processo è industriale: meglio così, se no uno faceva quello tutta la vita. Anche le serrature ormai sono prodotte industrialmente: quelle fatte a mano sono poche e sono realizzate su ordinazione.
Qualcosa che non sappiamo sul fabbro...
Quello che comunemente è chiamato ferro e che tutti pensano essere la materia prima del fabbro in realtà è acciaio!