Regione Liguria. Perché aumentano le tasse universitarie
Diritto allo studio, diritto di tutti
Sì alla legge sulla variazione della tassa per il diritto allo studio universitario e più controlli sulle false dichiarazioni. Parla l'Assessore alle risorse finanziarie, istruzione, formazione e università, Sergio Rossetti
Redazione | 19 settembre 2011
La variazione non manca di suscitare polemiche, ma si configura come una risposta necessaria ai tagli intervenuti a livello ministeriale. Con questo disegno di legge la Regione Liguria intende ridisciplinare, attraverso una più appropriata applicazione dei principi di equità e progressività, la tassa per il diritto allo studio.
«Una tassa – spiega Alessio Cavarra (Partito Democratico) – il cui ricavato è interamente destinato a cofinanziare gli interventi riservati agli studenti che, sulla base dei requisiti di merito e di reddito previsti dalla normativa vigente, utilizzano i servizi dell’Azienda regionale per i servizi scolastici e universitari (Arssu). Il provvedimento, oltre a prevedere che il reddito della famiglia dello studente sia calcolato attraverso l’Iseeu, introduce un aumento della tassa regionale esclusivamente per le famiglie con i redditi più elevati, lasciando invariati gli importi per i redditi più bassi già stabiliti con legge regionale nel 2006. Quindi con questo provvedimento non si attua un mero e indiscriminato aumento della tassa, che risulterebbe un ingiusto e inopportuno aggravio ulteriore per le famiglie meno abbienti, ma, al contrario, si vuole rimodulare l’imposta proprio per recuperare risorse da destinare agli studenti che più meritano e più hanno bisogno. Dal 2006, per quattro anni, è stato possibile coprire la totalità delle domande di borse di studio. Oggi, però, la diminuzione dei finanziamenti per il diritto allo studio da parte del Governo rischia di mettere in crisi i servizi a favore degli studenti, poiché le risorse disponibili non sono più sufficienti a soddisfare come in passato tutte le domande dei ragazzi».
Il periodo di ristrettezze impone sì degli aumenti ma, in linea con quanto già espresso dall'assessore Risorse finanziarie, istruzione, formazione e università, Sergio Pippo Rossetti nel corso dei Focus sul diritto allo studio nei mesi passati, l'occasione è buona per ripensare l'intero sistema di redistribuzione delle risorse, nell'ottica di un'applicazione sempre più giusta ed efficace del condiviso diritto allo studio. «La rivalutazione degli importi consentirà – continua Cavarra – attraverso il recupero di nuove risorse, la continuità dei servizi destinati al diritto allo studio universitario, dando così attuazione allo strumento di programmazione regionale costituito dal piano triennale recentemente approvato dal Consiglio regionale. Con questo testo normativo viene inoltre introdotto, per la prima volta, l’istituto della mora per i ritardati pagamenti. In particolare, l’articolo 1 comma 2 prevede il pagamento di un’indennità di mora pari al 30% della tassa per i ritardi da 1 a 30 giorni e del 50% della tassa per i ritardi oltre i 30 giorni. Questo provvedimento va nella direzione di rendere sempre più effettivo e universale il diritto allo studio».
I tagli sono effettivamente drastici; le soluzioni che si possono prospettare, a fronte di riduzioni così massicce delle risorse disponibili, sono poche e dolorose. «Nel 2008 il fondo integrativo nazionale che ha percepito l’Arssu ammontava a 4.072.253 euro, nel 2011 è sceso a 2.232.758» spiega Giancarlo Manti (Pd). Occorre però dare conto dell'effettiva entità degli aumenti, per non alimentare polemiche sterili: «Fino a ventimila euro di ISEEU la situazione resta invariata. Viene variata di cinque euro all’anno la fascia successiva. Aumenti che sono assolutamente in linea e al di sotto del costo della vita. Questo provvedimento con questa rivalutazione ci consente di reperire nuove risorse e, dunque, di garantire la continuità ai servizi per il diritto universitario». Accanto agli aumenti, continuerà la lotta all'evasione, per contrastare l'altissima percentuale di dichiarazioni fasulle: da una recente indagine comparativa condotta da Arssu in collaborazione con l'Agenzia delle Entrate, è emerso che il 42% delle dichiarazioni ISEE verificate non corrisponde ai redditi realmente percepiti dalle famiglie. Gli illeciti sono adesso oggetto di indagini da parte della magistratura, di ordine penale. «Lo scorso novembre abbiamo chiuso un accordo con l’Agenzia delle entrate – spiega l’assessore alle Risorse finanziarie, istruzione, formazione e università, Sergio Pippo Rossetti - per incrementare la lotta a chi percepisce privilegi, in materia di diritto allo studio universitario, senza averne i titoli, dichiarando cose non vere. E continueremo per incrementare questo processo». I problemi permangono, ma la Regione cerca le soluzioni più eque, ascoltando le proposte di tutte le parti politiche coinvolte. «La Conferenza delle Regioni all’unanimità ha rigettato il decreto del ministro Gelmini che prevedeva, in contrasto con le leggi, che il Governo andasse ad esaurimento del Fondo per il diritto allo studio universitario. Invece la legge prevede che i livelli essenziali pubblici di servizio, come il diritto allo studio universitario, siano finanziati direttamente dallo Stato. Con la nostra legge, l’aumento non tocca i redditi più bassi. L’indennità di mora costituisce un deterrente. Per legge i proventi di questa tassa vanno ad incrementare le borse di studio e vengono trasferiti direttamente».

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