Il ritorno del latino, la Bibbia tra i banchi delle elementari, far imparare a memoria le poesie agli studenti come si faceva in passato, e concentrare lo studio della storia sui “popoli italici” invece che sul resto del mondo. Sono queste alcune delle indicazioni nazionali per le scuole del primo ciclo che il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha rivelato in anteprima al Giornale. Tali indicazioni sono previste per l'anno scolastico 2026-2027 e già stanno facendo discutere.
Le nuove indicazioni dall'infanzia alle medie
"Abbiamo disegnato il cammino di bambini e adolescenti dai 3 ai 14 anni, insomma il percorso dall'infanzia alle medie. Ma stiamo lavorando anche per le superiori. E introduciamo molte innovazioni", racconta il ministro. Quali sono allora queste innovazioni che per Valditara esprimono il «meglio della nostra tradizione»?
Come riportato dal quotidiano La Repubblica, a partire dalla scuola primaria, Valditara ha spiegato che introdurrà lo studio della letteratura fin dal primo anno con l’obiettivo di «imparare a scrivere bene», con testi semplici come filastrocche e scioglilingua, oltre a poesie di Saba, Govoni, Pascoli, Gozzano e Penna da imparare a memoria, ma accanto alle poesie ci sarà spazio anche per gli haiku e per i «primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale» e saghe nordiche. E poi più musica già da piccoli. La disciplina viene già insegnata nelle classi, ma l’idea sarebbe quella di aumentare l’impegno per suonare insieme e cantare in coro. A questo, racconta Valditara, hanno lavorato ad esempio esperti come il violinista Uto Ughi. Verrà stimolata anche la lettura della Bibbia, indicazione tra le più discusse, «per rafforzare le conoscenze delle radici della cultura italiana», e poi grammatica, dal cui studio inizia «la cultura della regola». «La chiarezza deve essere presentata come una forma di autocontrollo e anche di doveroso impegno verso l’altro», ha detto il Ministro.
Passando alle scuole medie (le secondarie di primo grado) un'altra delle novità che stanno facendo più discutere è la reintroduzione opzionale del latino, da cui era stato abolito nel 1978. Lo si potrà studelladiare dalla seconda media e non sarà più una materia extracurricolare ma curricolare, con un'ora a settimana inserita nell’orario delle lezioni a scelta delle famiglie. Altra novità, accanto ai classici – Omero, Verne e Stevenson – ci saranno nuovi testi letterari e adudiovisivi di cui usufruire, come la saga di Percy Jackson, le graphic novel, i film e le opere di Stephen King.
Verrà poi abolita la geostoria: gli studenti dovranno concentrarsi anzitutto sui popoli italici, sulle radici delle civiltà occidentali e in particolare sulle vicende dell’Antica Grecia e di Roma, sui primi secoli del Cristianesimo, sul Rinascimento e il processo di unificazione nazionale e sulla storia contemporanea dell’Europa e dell’Occidente, non su quella del mondo. Lo stesso per quanto riguarda la geografia: si dovrà tornare a conoscere il nostro Paese e poi associare lo studio della materia alle tematiche ambientali. «La storia diventa la scienza degli uomini nel tempo. L'idea è di sviluppare questa disciplina come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d'Italia, dell'Europa, dell'Occidente», dice Valditara. «Di più, nella scuola primaria l'insegnamento verterà anche sullo studio del nostro patrimonio storico. Negli ultimi due anni, in particolare l'attenzione si concentrerà sui popoli italici, le origini e le vicende dell'antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo».
Obbligatorie o non?
Le nuove indicazioni sono state elaborate da una commissione di esperti incaricati dal ministero. Tra loro ci sono alcune persone note come lo storico ed editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, il latinista Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e il violinista Uto Ughi. L’ultimo aggiornamento dei programmi scolastici era stato fatto nel 2012 dall’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, durante il governo di Mario Monti. Valditara ha detto che la commissione dovrebbe completare i lavori entro la fine di marzo.
Contrastanti le critiche espresse da più parti, in primis dagli stundenti: «Valditara mette la Bibbia e toglie la geostoria: questa riforma è inaccettabile su ogni livello», è il commento del sindacato Uds (Unione degli studenti), mentre la Rete degli Studenti Medi ha criticato il mancato coinvolgimento degli studenti nei lavori della commissione. «L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo», dichiara Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. E aggiunge: «Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti, per sostituirla con lo studio della sola storia Italiana o occidentale in senso stretto, è una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria ad un'apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria».
Per uno Stato come l'Italia che si fonda sul principio di laicità appare quanto meno giustificato il lamentarsi dell'introduzione della lettura della Bibbia fin dalle elementari, compito semmai del catechismo e non dell'istituzione scolastica. Va comunque specificato, per amore di cronaca, che le indicazioni nazionali non hanno un valore prescrittivo, ma dettano più che altro una linea: i singoli istituti hanno poi un certo margine di flessibilità per decidere come strutturare gli insegnamenti. Si spera dunque che, su un argomento così spinoso, l'insegnante mantenga laici i principi dell'insegnamento, senza trasformare le lezioni scolastiche in una perenne ora di religione.