Niente compiti a casa e l’appello delle emozioni ogni mattina: questo e tanto altro nella prima scuola in Italia ad adottare il metodo finlandese.
Ci troviamo a Chieri, paese con poco più di 36000 abitanti alle porte di Torino, dove all’interno dell’Istituto Pascal è nata Daisy, la prima scuola primaria paritaria in Italia ad adottare il cosiddetto metodo finlandese. Un metodo di studio che supera il concetto di didattica tradizionale basata sulle lezioni frontali e sulle verifiche con valutazioni all’interno di classi strutturate con banchi e cattedre.
Via le sedie e ampio spazio a divani (dove gli alunni, fra una lezione e l’altra, possono riposarsi), via libera a spazi creativi nei corridoi e a orti botanici in giardino per creare spazi inclusivi, sostenibili ma soprattutto “felici”. Ed è proprio sul concetto della felicità e dell’autonomia che si basa il metodo formativo tipico finlandese adottato dalla scuola.
A spiegare le linee guida e gli obiettivi dietro a questa scelta rivoluzionaria è stata, ai microfoni del programma radiofonico Zai.Time, Monica Ferri, docente e Coordinatrice didattica della scuola.
Una scuola senza banchi, ma con grandi spazi più ampi e dotati anche di banchi.
Al centro il concetto di “attivismo pedagogico”: di cosa si tratta?
Noi ci concentriamo sui bambini: non è più l’insegnante a spiegare tutto il tempo, ma il bambino che dopo aver appreso spiega alla classe quello che ha appreso e a sviluppare con il resto degli alunni un pensiero critico personale.
Un’altra importante novità è l’assenza o riduzione dei compiti a casa, non si perde secondo lei la costanza nell’allenamento?
Anche noi crediamo nell’importanza dell’esercizio, ma i compiti vengono svolti in classe e non a casa. Le lezioni sono di 60 minuti come tutte le lezioni che vengono svolte nelle scuole in Italia. Durante l’ora facciamo 45 minuti di lezione e negli ultimi 15/10 minuti lo studente si esercita sui compiti per apprendere meglio l’argomento e chi ha già appreso può andare a riposare. I compiti si svolgono il pomeriggio con l'insegnante di cattedra che supervisiona e quando esce da scuola il bambino può tornare a casa senza doverli fare.
In cosa consiste l’appello delle emozioni?
Ogni mattina prima di iniziare le lezioni chiediamo a ogni studente come si sente e di che “colore” è oggi. Questo è l’appello delle emozioni, l’occasione per parlare di se stessi. Troviamo necessario far esprimere, dopo gli anni di Covid-19, i più piccoli che hanno difficoltà a raccontare le proprie emozioni perchè non riescono a trovare le parole giuste.
Non crede che una scuola rivoluzionaria lo sia ancora di più in una realtà cittadina più piccola (come è Chieri) rispetto a una grande metropoli?
Chieri è una realtà piccola e ha una mentalità per certi aspetti ancora “vecchia”. La maggior parte degli iscritti al primo anni arrivano infatti da Torino (dalla città) dove ci sono persone che comprendono meglio l’innovazione e cercano una scuola che si prende cura del singolo. Il nostro è sicuramente un progetto rivoluzionario che nasce dal cuore, ma crediamo che possa diffondersi come metodo.
In cosa consiste il riconoscimento da parte del ministero dell’educazione in Finlandia?
Grazie a un nostro contatto finlandese che insegna da noi siamo in comunicazione con delle persone che lavorano al Ministero dell'Educazione finlandese per ottenere il riconoscimento come scuola che adotta il metodo. Ci hanno chiesto una documentazione dettagliata sulla nostra scuola e ci monitoreranno per gli step da seguire in modo da verificare che, una volta ottenuta la certificazione, continueremo a portare avanti il loro metodo di studio.
Per riascoltare l'intervista: https://open.spotify.com/episode/4lUQSmx3NbBTqtVhdfj6Gr?si=9b85c7f030b941a1