I fondi del PNRR rappresentano un’occasione di svolta senza precedenti per la scuola italiana e lo devono essere sia dal punto di vista strutturale delle infrastrutture che dal punto di vista contenutistico della didattica. In che modo?
Penso sia fondamentale lavorare principalmente sugli ambienti di apprendimento che devono diventare un soggetto attivo e quindi immersivo, che sappia comunicare con chi lo vive. La didattica per ambienti di apprendimento si basa su un modello organizzativo differente rispetto a quello tradizionale perché i ragazzi si muovono nelle aule che diventano quindi aule laboratorio e possono essere allestite in modo adeguato alle varie materie. Ma non solo: i fondi del Pnrr dovranno essere dirottati anche nell’ampliamento dell’offerta extracurriculare: le scuole devono diventare poli centrali e aperti a tutti fino a tardi per riuscire a intercettare stili cognitivi, attitudini, interessi e orientamenti diversi. Nella nostra scuola ci sono corsi di doppiaggio, lingua dei segni, lingue, chimica, droni, bullismo, arti manuali, cine-forum... tutte cose che non è possibile affrontare durante il mattino. Il significato vero di queste attività è quello che la scuola non è solo interrogazioni, voti e verifiche: l’apprendimento è qualcosa in più. Con l’extracurriculare ci si libera dalle gabbie e si impara ad imparare.
Innovare la didattica vuol dire anche ribaltare la classica lezione frontale?
Dal mio punto di vista la didattica deve essere varia: diverse metodologie e approcci didattici permettono di intercettare più stili cognitivi. I nostri studenti “funzionano” in modo diverso e la didattica, in quanto rapporto, non può essere ridotta in modo semplicistico a un’unica metodologia. La lezione frontale è funzionale per alcuni ma non per altri e la stessa cosa vale per le cosiddette didattiche alternative. Per questo la metodologia deve essere alternata e la lezione ritmata.
A che modello guarda?
Poter rendere la scuola italiana un luogo dinamico non può far altro che portare beneficio, motivazione e senso di partecipazione negli insegnanti e negli alunni. Non guardo a un modello particolare ma sono pronto a studiare e cercare i punti di forza dei sistemi scolastici del mondo.