La scuola in azione
Junior Achievement rende la scuola un’esperienza che può cambiare la vita
Annarita Elena Ciobanu e Ludovica De Bella | 10 maggio 2022

Una scuola innovativa, che sappia trasformare i bisogni in pensieri e i pensieri in azione. Junior Achievement è la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola. Abbiamo parlato con Miriam Cresta, CEO di Ja, di come la scuola potrebbe rinnovarsi per dare più senso allo studio e alla frequenza.

 

Come è nata l’idea di Junior Achievement?

Ja è una no profit che ho incontrato 20 anni fa seguendo progetti di responsabilità sociale delle imprese che hanno deciso di investire nell’istruzione portando nella scuola pubblica nuovi progetti per una didattica innovativa. In Italia c’è sempre stata una didattica molto tradizionale. Noi cerchiamo di trasformare la scuola in un laboratorio per aiutare gli studenti a capire chi vogliono essere nel mondo.

 

Potrebbe essere utile inserire l’educazione imprenditoriale come materia scolastica?

Nella scuola portiamo percorsi di orientamento, percorsi di educazione finanziaria ed educazione imprenditoriale. Per noi, queste 3 cose vanno sempre insieme, con l’obiettivo di portare ai ragazzi le competenze trasversali che aiutano a essere più consapevoli e preparati ad affrontare i problemi della vita. Queste competenze sono sempre più importanti: conoscere il mondo che ci circonda, parlare in pubblico, costruire un discorso organico e un dibattito... Serve a capire come trasformare un bisogno in un’idea e quindi in un servizio. Non è una materia ma un metodo, non deve essere introdotta come materia. Anche studiando italiano si può fare educazione imprenditoriale, per esempio trasformando un testo classico in un fumetto.

 

Dopo il Covid è ancora più importante motivare i ragazzi?

Lo era anche prima. Siamo il Paese europeo in cui i giovani lasciano troppo presto e in troppi la scuola! Il Covid ha evidenziato ancora di più il vostro bisogno di trasformare la scuola in un luogo dove si possa imparare da protagonisti attivi e pensanti, con lo stesso bisogno di confrontarsi ed elaborare le proprie esperienze al pari degli adulti.

 

Come ci si può approcciare all’educazione imprenditoriale?

Ci rivolgiamo soprattutto agli insegnanti di tutte le scuole. È importante la motivazione degli insegnanti perché introdurre l’imprenditorialità in classe richiede un investimento e un desiderio di cambiare il proprio modo d’insegnare. Alcune volte sono invece gli studenti a chiedere laboratori e progetti come quelli che proponiamo noi. Ma molte scuole non sono ancora pronte a questa nuova prospettiva!

 

Quale può essere il ruolo dei social?

I social possono svolgere un ruolo molto importante nei dal punto di vista di “rivoluzione” culturale. Non bisogna fare l’errore di confondere l’educazione imprenditoriale in educazione per imprenditori. L’obiettivo non è fare successo, come spesso propongono i social, ma trovare la propria vocazione nel mondo. I social possono essere importanti se voi ragazzi siete i primi a essere i protagonisti e a portare avanti questo tipo di messaggio attraverso il meccanismo del passaparola.

 

Qual è stato il progetto che ha avuto maggior successo?

Ogni anno ci sono 6/7mila ragazzi che arrivano alla fine dei nostri progetti di imprenditorialità. È difficilissimo scegliere, ma ne cito 2: il primo è un progetto di un gruppo di ragazze di Pontedera in provincia di Pisa che ha inventato un cuscino vibrante per svegliare i non udenti che non possono sentire la sveglia. Era un’idea molto semplice ma ben strutturata e replicabile. L’altro progetto è stato realizzato da un gruppo di un istituto agrario di Benevento. Si trattava di un progetto molto tecnologico (una piattaforma informatica per disintermediare la figura che vende il capo di bestiame) da cui è nata una start-up finanziata da Invitalia.