La pandemia degli adolescenti, cos'è successo dopo il lockdown
Gli articoli delle ragazze e dei ragazzi di Agente 0011 ci raccontano come stanno vivendo la pandemia dopo la fase più dura
Giulia Prosperi | 14 dicembre 2021

Agente 0011 è un’iniziativa di didattica digitale dedicata a tutte le scuole italiane e agli enti informali grazie alla quale ragazze e ragazzi di tutta Italia possono partecipare ad attività didattiche digitali, si scambiano idee, opinioni e buone prassi, e sono chiamati a contribuire attivamente all’elaborazione di una cultura della sostenibilità autentica e originale. Dopo la pubblicazione del libro "la pandemia degli adolescenti", Zai.net ha fatto parte di una delle sue missioni in cui ha chiesto ai ragazzi di continuare a parlare di come sta vivendo la situazione legata al Covid anche se il peggio sembra essere passato. Sono quindi stati selezionati alcuni degli articoli migliori. 

Le difficoltà tra il tennis e la DAD

Devo dire che spesso ripenso al lockdown, la DAD, al non praticare il mio sport preferito; mi ricordo di quanto è stato difficile quel tempo. Ripenso anche a quando sono tornata a giocare a tennis, a quanto mi abbia quasi impressionato. Innanzitutto c'erano regole nuove e alcune non riuscivo proprio a sopportarle, ad esempio  non potermi fare la doccia una volta uscita dall'allenamento perchè ero costretta a tornare a casa sporca di terra rossa. Eppure abbiamo dovuto conviverci. D'altronde senza queste regole non potevo neppure allenarmi e a volte per ottenere qualcosa che vogliamo bisogna fare dei sacrifici, come igienizzare pallina per pallina a fine allenamento. Ecco, questa regola era tremenda! A fine allenamento, col gelo o col troppo caldo, avevamo un cesto di cinquanta palline e in gruppo eravamo in quattro o in tre, dipendeva dal giorno. Ci impiegavamo all'incirca venti minuti. Poi c'erano regole meno rigide come tenere due metri di distanza o igienizzare la propria panchina dopo averla usata. Una cosa che non concepivo, il primo giorno di ritorno a tennis, era come avevano cambiato il tennisclub riempendolo di paletti rossi che indicavano dove camminare oppure i divieti d'accesso per gli spogliatoi. Il circolo era sempre stato molto curato e ordinato ma non sembrava più esserlo così tanto. Ma torniamo alla DAD. Non saprei dire se fosse una cosa gradita, di certo aveva dei pro e dei contro. Un pro poteva essere avere il pigiama dalla vita in giù, molto comodo; d'altronde la telecamera inquadra solo dal busto in su. Di contro c'era la connessione (che non andava mai!) che non ti faceva seguire bene le lezioni. Mi ricordo di una cosa con cui feci molta fatica in DAD: avendo un problema agli occhi, i monitor o dispositivi vari non mi aiutavano affatto. Un altro pro era il non farsi lo zaino. Sul serio, mi annoio a farmi lo zaino per scuola ogni sera e con la DAD non serviva. Un contro del lockdown era certamente non vedere gli amici, solo chiamate ma le chiamate attraverso uno schermo piatto sono diverse dal vedersi. Di una cosa mi sono amaramente pentita dopo il lockdown; tornando al 7 marzo 2020 direi a me stessa di sforzarmi di più nel seguire le lezioni. La casa è piena di distrazioni, non c'è un posto che non abbia qualche giochino, non esiste una stanza vuota! Anche perché il computer serviva per la DAD e anche il computer era una forte distrazione. Per esempio "ah. forte. c'è la telecamera!!" oppure "ah ma con questo tasto si esce dalla riunione!". "Ma questa è la chat?? Forte!!". E dopo tutto questo è arrivato il vaccino. E dopo il vaccino finirà tutto. Attendo ansiosa la fine di tutto, non vedo l'ora.

La mia sopravvivenza durante il lockdown

Mi chiamo Cindy Randone e frequento la 2M del liceo Tommaso Gargallo di Siracusa. La mia esperienza durante il lockdown è stata terribile. Abito con nonna e papà e non ho potuto vedere  mia madre perché il lockdown non mi permetteva di andare a trovarla e come se non bastasse è accaduto il peggio per me: mio padre è rimasto bloccato a Torino (perché il suo lavoro lo porta sempre fuori dalla Sicilia). Così io e mia nonna siamo rimaste da sole per molte settimane, ci facevamo portare la spesa e non uscivamo per nessun motivo. Ho vissuto cose importanti da sola, come ad esempio il mio compleanno o l’esame di terza media in DAD. Per fortuna, hanno potuto assistere  anche i miei genitori in modalità online con me. Credo che il lockdown abbia avuto molti effetti negativi: allontanarsi inconsapevolmente e forzatamente dalla normalità, il senso di chiusura, arrivare a soffrire di solitudine, attacchi di panico e per le persone che sono più deboli psicologicamente anche depressione. Per fortuna, io avevo già un gruppo whatsapp con i miei futuri compagni di classe per iniziare a conoscerci e ovviamente fare amicizia così da eviatare gli imbarazzi del primo giorno. In estate la situazione è migliorata ma non per molto dato che ad ottobre nemmeno il tempo di conoscere  la mia nuova classe che hanno chiuso di nuovo tutto. Questa cosa è andata avanti per mesi, infatti anche a fine novembre ricordo che soffrivo molto per la mancanza del mio ragazzo e dei miei compagni. Pian piano, la cosa si sta evolvendo in meglio: vaccini, Green pass e le normative abbastanza rispettate. Per molti adolescenti, compresa me, la reintegrazione è molto dura tutt’ora: le normative, le gite non fatte, le uscite negate per la troppa paura e il non vedersi con i propri amici anche solo per mangiare qualcosa insieme; certo, questi non sono problemi gravi, ma sono comunque situazioni da affrontare che influiscono pesantemente sulla vita di tutti i giorni. La vita, almeno a me non è cambiata molto, a parte tutte le nuove normative, (mascherine, guanti, amuchina...). Certamente c’è uno stile di vita differente ma dopo quello che abbiamo passato e che stiamo affrontando è uno dei problemi minori. Se potessi tornare al giorno del lockdown, direi alla me di qualche anno fa, di fare una grande spesa per tutta la famiglia ma soprattutto di chiamare mio padre per farlo tornare immediatamente. Adesso stiamo affrontando una piccola guerra civile a causa  dei vaccinati e i No-Vax; noi minorenni subiamo molto queste tensioni perché spesso i nostri genitori temono di farci vaccinare. In conclusione voglio ribadire che ci vorrà molto tempo per riportare tutto alla normalità.

Cindy Randone

Come è cambiata la nostra vita durante e dopo il Covid 19

La nostra vita è cambiata senza che noi potessimo farci niente, ci siamo adattati.  Durante la quarantena siamo passati da vedere i compagni in classe, seduti nei banchi, passando le giornate fra chiacchiere, litigi e lezioni con i professori seduti in cattedra, pronti a spiegarci la lezione del giorno o a rispiegare le cose incomprese ed a darci lezioni sulla vita e su come “stare al mondo”  a vedere tutti tramite uno schermo. Certo, c’erano sempre i prof pronti con le lezioni e i consigli, ma non è la stessa cosa, abbiamo smesso di copiare con i bigliettini per copiare con Google o con il libro sulle gambe, non abbiamo più varcato la soglia dell’aula dai muri di non si sa quanti gialli diversi, con le cartine appese ai muri e senza orologio; dalla nostra aula al secondo piano ci  siamo ritrovati nelle nostre camere, in quelle camere che in certi momenti ci sembrano il posto più sicuro del mondo, ma che in quei momenti ci sembravano prigioni, senza via d’uscita. Era cambiato tutto, niente uscite per Pinerolo, niente rapporti con amici e parenti, niente scuola. La scuola, questa è la cosa che ci mancava di più. Quel posto dove non sempre abbiamo voglia di andare, dove i compagni e i professori diventano un po’ come una seconda famiglia, quel posto dove i litigi con i compagni ci facevano stare male, ma eravamo troppo orgogliosi per ammetterlo, quel posto dove ascoltiamo i professori e le loro lezioni, anche se non sempre siamo attentissimi, quelle lezioni che non solo ci insegnano i saperi di base, che ci serviranno in futuro, ma ci insegnano a vivere. In quei mesi che ci sono sembrati anni passati a fare lezione davanti allo schermo, abbiamo capito che la cosa che ci mancava di più era proprio la scuola. E ci mancava proprio perché siamo umani e come tali abbiamo bisogno di rapporti con altri umani, forse anche con quelle persone che non ci sono mia andate a genio. Adesso siamo tornati non proprio alla normalità, ma a noi studenti basta essere tornati qui, in 3D alla Brignone.

Il Covid sulla mia pelle

Mi chiamo Andrea ed il COVID 19 lo conosco davvero bene perché l’ho vissuto sulla mia pelle.  Questa terribile pandemia è arrivata nel gennaio del 2020 ed ha sconvolto le nostre vite, le nostre abitudini e ci ha fatto vivere nel terrore. È come se il tempo si fosse fermato e noi avessimo smesso di crescere; rimanere chiusi a casa e vedere i miei compagni e i miei professori attraverso lo schermo di un computer mi ha fatto capire quanto è bella la libertà. Ho contratto il covid il 6 gennaio 2021 e sono rimasto isolato con la mia famiglia per circa 21 giorni, ho avuto tanta paura. Piano piano abbiamo ricominciato a uscire e poter tornare a scuola, rivedere gli amici e non sentirsi in gabbia è stato bellissimo. Ad oggi ancora dobbiamo stare attenti perché il covid 19 non è stato debellato del tutto e mi auguro che accada al più presto per dimenticare questo periodo bruttissimo della nostra vita.

Andrea Joannes

Un periodo triste

Durante il lockdown ho vissuto un periodo triste perché non potevo uscire ed incontrare gli amici. Il 19 Marzo è stato il mio compleanno e l’ho passato da solo con la mia famiglia senza poter vedere nessun’altro. Con la scuola facevamo le video lezioni, riducendo l’isolamento. Per vedere gli amici abbiamo trovato un’applicazione sul telefonino che abbiamo utilizzato per sentirci e giocare per far passare prima quelle lunghe e tristi giornate. Con il passare dei mesi mi sono abituato al lockdown e con i miei fratelli abbiamo trovato diversi modi per giocare.

David Mihai

Un lockdown fatto di paura

Quando è iniziato il lockdown ho avuto molta paura. Dovevo rimanere chiuso in casa insieme alla mia famiglia. Leggevo negli occhi dei miei genitori una grande preoccupazione, loro non potevano andare a lavorare. La maggior parte del giorno stavamo davanti alla televisione ad ascoltare le tragiche notizie nella speranza che presto tutto si sarebbe risolto. Tutti cercavamo di capire cosa stava succedendo ma ogni giorno le notizie peggioravano. Ho ancora impressa l’immagine dei camion militari che trasportavano le vittime del Covid. Quanto dolore! Abbiamo pianto tutti, anche il mio papà così l'ho abbracciato per tutta la serata. Questa pandemia ha provocato nel mondo tantissime vittime, sentire che molte persone non vogliono vaccinarsi mi sembra assurdo. Fortunatamente le cose stanno migliorando, tornare a scuola è stato bellissimo, vedere e parlare con i compagni mi è mancato moltissimo. Mi sono mancati perfino i miei professori! Oggi sto sempre molto attento ed adotto tutte le misure per prevenire il contagio. Sicuramente non dimenticheremo mai questo tragico periodo della nostra vita che è servito anche a farci capire quanto è importante vivere insieme agli altri.

Gabriele

So che dobbiamo resistere

A distanza di più di un anno, ricordo che il lockdown è stato un periodo buio e difficile per tutti. Mi sentivo sola, le mie amiche non potevano venirmi a trovare e neppure io potevo andare da loro.  Potevamo vederci solo attraverso uno schermo, ma non era la stessa cosa!  Per fortuna ora va meglio, il lockdown è passato ma siamo tenuti ancora a rispettare le regole sia a scuola e sia per strada. Ora sono molto più felice perché a scuola ci sono tutti i miei compagni e possiamo giocare nel parco tutti insieme. É vero, è stato un brutto periodo e ancora non siamo al sicuro ma sono certa che tutti insieme possiamo farcela, dobbiamo resistere perchè solo così possiamo sconfiggere questo virus.

Alessia M.

La vita con il Covid

Dopo i lunghi mesi di lockdown e l’arrivo del vaccino abbiamo ricominciato con la nostra vita quasi normale, “quasi” perché nulla è più come prima e difficilmente  penso che si tornerà alla spensieratezza del periodo prima del Covid. L’inizio del lockdown mi è sembrato una bella vacanza, poi sono arrivate le norme restrittive che mi hanno portato lontano da nonni, amici, parenti e compagni di scuola. Dalla tv arrivavano notizie preoccupanti e anche se la mia mamma e papà mi dicevano di non preoccuparmi, io capivo che la situazione era grave. Ora posso riabbracciare i miei nonni ma le norme sul distanziamento, la mascherina, gli igienizzanti per le mani e tutte le regole anti Covid sono davvero molto pesanti. Papà mi dice che certe norme erano già da seguire prime del Covid ma nessuno, compreso me, le rispettava. Se potessi tornare nel passato vorrei avvertire tutti del periodo che stava per arrivare e avrei passato più tempo vicino ad amici e parenti. Non capisco perchè gli adulti abbiano ignorato tutto pur sapendo cosa poteva succedere.

Leonardo B.

I miei 9 mesi senza papà

Io, personalmente, non la sto affrontando bene. Anche se in famiglia apparentemente sembra essere tornata la normalità, in realtà non è così;  nella società e nella vita quotidiana bisogna mantenere sempre il distanziamento, indossare le mascherine  e presentare il green pass per poter accedere in luoghi privati e pubblici. I mesi passati in lockdown li ricordo con molta ansia, perché ero preoccupata dalla gravità del virus e dalla velocità con cui si diffondeva. Però ero anche felice! Anzi, molto felice perché avevo vicino a me la mamma tutto il giorno. Non nascondo  però che ho avuto anche momenti di tristezza perché, a causa del covid, papà non è potuto tornare a casa in Italia, non essendoci voli e quindi l’ho potuto riabbracciare solo dopo 9 mesi. Fortunatamente la nostra vita non è tanto cambiata perché i miei genitori hanno mantenuto il loro posto di lavoro, io ho ripreso la scuola a tempo pieno e ho iniziato una nuova attività extrascolastica: studio chitarra. Se potessi viaggiare nel tempo e tornare al 7 marzo 2020 direi a tutti di stare molto attenti, di indossare le mascherine, rispettare il distanziamento e igienizzare spesso le mani perché la vita è un bene prezioso!

Angelica B.

Quanto eravamo fortunati

Io sto affrontando la ripresa alla vita sociale in modo diverso. Mi accorgo di quanto eravamo fortunati prima della pandemia, avevamo un bene prezioso: la libertà e non lo sapevamo! I mesi passati in lockdown  me li ricordo benissimo: non si poteva uscire da casa se non per fare lunghe file ai supermercati, non si poteva andare a scuola o giocare nei cortili. Le strade erano deserte, silenziose, solo il cinguettio degli uccelli ci ricordava che la vita andava avanti! Dal quel periodo ad oggi la mia vita è cambiata perché ho capito quanto potevano essere importanti gli abbracci e i baci. Se potessi tornare indietro nel tempo griderei al mondo intero di indossare la mascherina , di stare attenti e di rispettare le regole del distanziamento.

Sara P.

La mia pandemia

Sono molto contenta che la vita sia tornata abbastanza normale. Poter giocare e frequentare i miei amici liberamente mi fa star bene. Dei mesi di lockdown ricordo i giorni trascorsi seduta alla scrivania con accanto mio papà, intento nel suo lavoro. Anche lui era a casa poiché lavorava in smart working. In effetti le cose oggi sono un po’ cambiate. Per andare fuori  a cena, anche solo un pizza, occorre avere il green pass, senza dimenticare di indossare la mascherina. Anche a scuola siamo obbligati ad indossarla. Se potessi viaggiare nel tempo mi piacerebbe poter avvisare il governo cinese che con i suoi esperimenti provocherà una pandemia causando la morte di moltissime persone.  

Sara C.

La nostra storia

La pandemia ha segnato un po' tutti, specialmente noi più piccoli. Ricordo ancora le prime chiusure, la più brutta è stata sicuramente quella delle scuole, le prime videolezioni, le maestre che con qualche difficoltà, ci spiegavano come sarebbe stato, da quel momento in poi e chissà per quanto, ‘fare scuola’. Eppure, nonostante la distanza, ci facevano sentire la loro vicinanza, cercavano di rassicurarci, di fare in modo che tutto sembrasse normale, anche accendere il microfono e pigiare un tasto per parlare. Durante il lockdown, sentivo ogni giorno di più la mancanza dei miei parenti e dei miei amici e della mia stessa, banalissima vita. Mi mancavano le piccole cose come giocare in cortile, fare una passeggiata, stringere la mano di qualcuno. Spesso ero in videochiamata con loro,ma inutile dire che vedersi dietro uno schermo, non é la stessa cosa. Mi mancava tutto. Dal 9 marzo ai primissimi di maggio é stata dichiarata la zona rossa per tutta l'Italia, si poteva uscire da casa solo per necessità. Le notizie al telegiornale erano sempre più sconfortanti, tanti, tantissimi morti. Dai balconi si cercava di combattere la tristezza suonando e intonando canti. Immagini di medici distrutti e arcobaleni con scritto "andrà tutto bene" ci venivano continuamente proposti. A casa abbiamo impastato e cucinato, ma niente poteva distrarci da ciò che tutto il mondo stava vivendo, un'assurda pandemia mondiale che ci costringeva a stare distanti, ad avere paura di tutto, a camminare sui passi di un altro, a aprire l’ascensore, a toccare una mano. Poi a maggio, seppur con le mascherine, siamo finalmente usciti. Mi sono precipitato con la mia famiglia dai nonni materni: è stato bellissimo,quelli paterni invece vivono nel mio stesso edificio e seppur dal balcone e a distanza potevo vederli ogni giorno. In estate credevo che il virus fosse stato finalmente sconfitto. Ricordo che mi sembrò di andare al mare per la prima volta, i tuffi con i miei amici e le prime uscite seppur in sicurezza, sono state incredibilmente belle. Mi sono meravigliato, ancora come se fosse una cosa che scoprivo in quel momento. L'unico rammarico era non essere riusciti a tornare sui banchi di scuola ma settembre era ormai vicino e avremmo recuperato con compagni e maestre. Ma purtroppo in autunno un'altra ondata ha colpiti e stavolta per me e la mia famiglia è stato ancora più terribile, è venuto a mancare il mio nonnino paterno! Tremendo averlo salutato a distanza, senza un abbraccio e non vederlo più tornare. Seppur con tanta tristezza nel cuore, sono tornato pian piano alla normalità e il primo passo è stato ricevere la prima comunione che, per via della pandemia, era stata rimandata di un anno. Ho da poco iniziato la prima media, un'esperienza che mi sta dando tantissimo, spero che presto potremmo togliere le mascherine e iniziare a sorridere e abbracciarci come prima. Se avessi una macchina del tempo cercherei di preparare me stesso e gli altri a questa situazione terribile, direi di rispettare le regole, di non temere ma anche di non sottovalutare nulla; a me stesso direi di non dare niente per scontato, di godere di ogni singolo momento condiviso con chi amiamo e ci ama, di comprendere quanto sia bello dare una mano, ascoltare, farsi forza, incoraggiarsi, non deridere, non insultare, rispettare chi ha poco, e diventare la famiglia di chi una famiglia non ha. Perché da soli non si sta bene, non si cresce; nessuno può fare a meno degli altri nemmeno di quelli che ci sembrano fragili, silenziosi, taciturni. Coinvolgiamo tutti in un grande girotondo, tenendoci per mano. Perché in questi due anni ho imparato quanto sia difficile stare distanti un metro.

Gioele Lo Cicero e Giulia Palumbo

Covid e oltre...

Siamo a inizio marzo 2020. I telegiornali parlano solo del Covid-19. I virologi sono già più seguiti della Serie A. I miei genitori discutono sulla possibilità di andare in montagna per il ponte di Carnevale: la mamma non vuole partire, perché un’amica medico le ha detto che le scuole chiuderanno e sarà l’inizio di un periodo difficile; papà, invece, dice di aver già prenotato gli ski-pass e si lamenta delle mille paure della gente, io mi sento stordito. Ho già vissuto quel giorno e, in punta di piedi, vedo un “altro me” buttato sul letto a guardare un album di figurine. Allora mi avvicino e, senza spaventarmi da solo, mi presento all’altro Filippo. E’ molto più basso di me (sono cresciuto!). Così, inizio a raccontargli del suo futuro dicendogli che attraverserà un periodo difficile, al quale,  nonostante tutto, si abituerà. Le scuole saranno chiuse. Le lezioni verranno svolte a distanza. I compagni di scuola e gli amici saranno, anche loro, a distanza. Non si potrà uscire neppure per giocare a calcio. Dico all’altro me di non accomodarsi, di cercare di non perdere il ritmo e gli stimoli. Gli dico di non smettere di studiare con impegno, nel periodo in casa sembrerà tutto più facile. I professori saranno più buoni, più permissivi e pretenderanno meno, ma la realtà tornerà e sarà più dura del previsto. Oggi sono in terza media. Siamo al 22 novembre 2021 e, a parte qualche tampone, qualche autocertificazione da compilare, il green-pass da esibire e le norme anticovid, tutto è ricominciato.
Per me non è facile. Mi dicono che sto crescendo, che ho la testa “per aria”. In realtà penso di pagare le conseguenze del lockdown. Ho perso il ritmo e devo riabituarmi alla vita vera: quella di corsa fra la scrivania, gli amici, i banchi di scuola e i campi da calcio. Ho preso qualche scivolone, votacci e sgridate da record, ma ora mi sento pronto a ripartire. Negli ultimi giorni ho partecipato a diversi open-day dei Licei che vorrei frequentare. Sto pensando allo Scientifico. Ho capito che per ottenere ciò che desidero devo fare fatica, un bel po’ di fatica. Ho capito che non potrò sempre rifugiarmi, al sicuro, fra le pareti di casa mia. Il Covid-19 me lo aveva fatto credere: conserverò un buon ricordo di quel periodo, ma ora ricomincerò a vivere.

Filippo

Il mio Covid

Mi chiamo Dario e ho compiuto 13 anni il 3 Novembre di questo anno.
Sto affrontando la ripresa della vita “normale” cercando di frequentare i miei compagni e i miei amici, andando a mangiare insieme e giocando con loro al parco a calcio o a altri sport come il frisbee. Se devo ricordare i mesi in cui ero chiuso in casa, mi viene in mente che mi sentivo come un prigioniero e provavo tristezza nel non poter frequentare i miei coetanei. Mi sentivo come in gabbia ed ero triste. La mia vita è cambiata, diciamo, in meglio perchè sono maturato, dal momento che ho capito quanto è importante ad esempio stare con la mia famiglia, e inoltre ho capito che molte persone morivano per questa malattia e io mi sentivo a disagio, perchè mi dispiaceva molto per loro. Questo mi ha portato a voler fare subito il vaccino quando c’è stata la possibilità, senza provare paura e provando un po’ di tensione quando ho ricevuto la prima dose. Però mi ricordo che quando sono entrato nel centro vaccinale mi sono sentito orgoglioso perchè stavo facendo qualcosa di utile per la comunità. Se potessi tornare indietro al 7 Marzo 2020, direi a me stesso di impegnarmi a mantenere vive le mie amicizie perchè nei momenti duri è importante non stare soli.

Dario

La mia vita è cambiata

La mia vita è cambiata dal post lockdown, ho lasciato i miei amici di infanzia e mi sono concentrato su altre amicizie quindi, per me è stato un periodo di transizione. I mesi del lockdown li ricordo con molta oscurità, poenso siano stati il periodo più buio della mia vita. Subito dopo, la situazione non è migliorata nè peggiorata ma ho un vuoto dentro di me che non dimenticherò col tempo. Se potessi tornare al 7 Marzo 2020 direi a me stesso di non lasciarsi andare e di essere forte.

Riccardo

Il Covid degli adolescenti

Noi adolescenti stiamo vivendo questo periodo dopo i lockdown come la rinascita dei fiori che sbocciano in primavera. Il 2020 ci ricorda tante cose negative perciò cerchiamo di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo di una lunga serie, perché i cambiamenti sono dietro l’angolo; ci aggrappiamo alle esperienze, perché ci resteranno per sempre impresse. Ci sentiamo responsabili di tutto, dobbiamo rispettare nuove regole e grazie alla maggiore libertà che ci è concessa siamo sempre fiduciosi, con il cuore pieno di speranza ma allo stesso tempo anche di malinconia. Certo, il Covid-19 ci spaventa, ma siamo consapevoli del fatto che la carica virale del virus dipende dalle reazioni del fisico di ognuno di noi. È come se stessimo combattendo una dura e lunga guerra senza nemico. Se potessimo viaggiare nel tempo e tornare al 7 marzo del 2020 prima del lockdown ci diremmo di stare attenti perché ci ritroveremo chiusi in casa, lontani da tutti, da un momento all’altro. Questo periodo, però, anche se negativo per certi versi ci ha fatto crescere e capire tante cose del mondo dei grandi. Nonostante la tregua che ci è concessa dopo un anno, bisogna essere prudenti, seguire sempre le regole, rispettare noi e gli altri per il bene di tutti.

Serena Zullo 

Pandemia

Noi adolescenti stiamo vivendo il periodo che sussegue i numerosi lockdown con gioia e spensieratezza, rispettando le regole imposte. Ricordiamo l’inverno del 2020 come un periodo buio e triste, ripreso poi a maggio, nel quale abbiamo iniziato ad uscire di casa con più tranquillità, stando sempre però sul chi va là. E’ stato un momento difficile per piccini e adulti,  dalla mattina alla sera tutti si sono ritrovati chiusi in casa. La didattica a distanza, per i giovani, è stato un grande passo indietro,  non neghiamo però che alcuni ne abbiano approfittato. Questo periodo è stato anche un momento di ritrovo per le famiglie, che hanno passato più tempo tra di loro. Tutti abbiamo compreso l’importanza di un semplice abbraccio, o di una stretta di mano. Tra poco entreremo nel 2022, ebbene sì, son passati quasi due anni da quel famoso 7 marzo. Passo per passo stiamo uscendo da questo brutto incubo, e tutti, specialmente gli adolescenti, stanno recuperando le abitudini della loro vita quotidiana, sempre con le dovute limitazioni. La vita, difatti, soprattutto a scuola, è cambiata; tutti ad un metro di distanza, con le mascherine e mani ben igienizzate, i compagni di banco non esistono più e i prestiti di materiale scolastico sono fuori discussione. Se potessimo viaggiare nel tempo e tornare al 7 marzo per avvisare i noi stessi del 2020 prima del lockdown ci diremmo di esser prudenti e non dare per scontate le restrizioni e i dpcm del premier Conte, ci rassicureremmo dicendo che tutto passerà e di essere pazienti poiché troveremo lati positivi, in tutta quella negatività.

Denise Colucci

Una ripresa difficile

La ripresa ci sta risultando difficile perché non abbiamo ancora la libertà e la spensieratezza pre-covid; il ricordo di quei mesi è ancora angosciante, ci siamo sentiti privi della nostra libertà anche per le piccole cose. L’attuale situazione ancora ci condiziona soprattutto nei rapporti sociali, vorremmo fare tante cose che ancora, però, ci vengono negate. Se potessimo tornare al 7 Marzo ci diremmo di goderci i giorni di spensieratezza perché ci aspetta un lungo periodo di isolamento, di seguire tutte le indicazioni che ci verranno date anche se comporteranno grandi rinunce, ci saranno momenti di sconforto ma dobbiamo riuscire ad andare avanti per essere pronti a superarli.

Il lockdown come una punizione

Nonostante non siamo chiusi in casa, questa ripresa è comunque molto limitata. Risentiamo di non potere abbracciare i nostri amici, dell’utilizzo della mascherina e di non svolgere le attività scolastiche laboratoriali. I mesi del lockdown ci tornano in mente come se fossero una punizione perché non potevamo incontrare i nostri amici e svolgere le normali attività che fino ad allora riempivano la nostra giornata. Nella nostra quotidianità sono cambiati i rapporti sociali, ognuno tende a isolarsi ed eseguire le attività in solitudine. Tutto è diventato meno entusiasmante e più triste. Se potessimo tornare all'inizio della pandemia ci diremmo di stare attenti e utilizzare tutte le precauzioni necessarie, cercare di ascoltare le indicazioni che ci vengono date, prepararci ad un anno di privazioni e solitudine e che dobbiamo quindi cercare attività alternative, di organizzare i classici giochi da tavolo da usare in famiglia e aiutare i nonni con la tencologia per poterci videochiamare. 

Le persone sempre cercate

La vita è ripresa ma con qualche sorpresa
Indossiamo la mascherina e non vediam delle labbra la linea
Usciamo,cantiamo,giochiamo,ci alleniamo,amiamo,sorridiamo
Ma ciò che è stato non dimentichiamo
Abbiamo sofferto e sperato
Tragiche immagini guardato, sospirato, cucinato, studiato
Si usciva poco solo per ciò che era necessario e 
Ci guardavamo giocando con Supermario!!
Si stava in famiglia e non sempre era una meraviglia
Ci mancavano amiche e amici
A noi solo virtualmente vicini
A furia di cucinare siamo riusciti ad ingrassare
A furia di chattare il mal di schiena sperimentare
Cosa diremmo ai noi del 2020?
Amate perché la vita è fugace
Ridete perché è efficace
Le persone sempre cercate e dite loro che le amate

Le testimonianze dei bambini

I bambini del team “Le girandole” ricordano poco del periodo del lockdown, avevano solo 4 anni quando è successo e i loro ricordi sono un po’ confusi, c’è chi ha detto che si è divertito a stare a casa, altri invece si sono annoiati, qualcuno addirittura non ricorda proprio quello che è successo. Riportiamo, però, la testimonianza davvero significativa di un bambino che invece ha descritto chiaramente tutte le emozioni provate in quel periodo particolare.  "Ogni tanto uscivo con il mio papà e mio fratello a fare una passeggiata vicino casa, io ero triste perché non potevamo allontanarci, a casa poi mi annoiavo tanto e piangevo. Quando è finito il lockdown per noi è stata una festa: siamo andati subito a trovare mia nonna. Appena mi ha visto ha detto: “Flavio, quanto sei cresciuto!” e ci siamo abbracciati forte forte. E’ stato il giorno più bello”.

I bambini del team "Le Giandole"

Un video per ricordare

Per compiere questa missione,  la 1B di Novara ha organizzato un'interessante discussione in classe per ricordare i momenti del lockdown, mentre i bambini erano ancora alla scuola materna.
Nonostante questo, i loro ricordi sono molto chiari e così hanno deciso di girare un breve video in cui ognuno ha fatto un'affermazione legata al periodo pandemico rispondendo a queste domande: come state affrontando la ripresa della vita e della socialità? Come ricordate i mesi passati in lockdown a distanza di tempo? Com’è cambiata la vostra vita? Se poteste viaggiare nel tempo e tornare al 7 marzo per avvisare i voi stessi del 2020 prima del lockdown, cosa vi direste? Ovviamente nessuna risposta è stata positiva; ad esempio Ricccardo ricorda il momento della chiusura della scuola, Maria e Sofia piangevano ogni giorno perchè non hanno più potuto vedere le loro maestre e non sono state le sole a ricordarle, anche a Celeste mancano i lavoretti che le facevano fare. Questo nonostante le maestre avessero sempre cercato di rassicuare tutti come dice Clohe: "la mia maestra della scuola materna diceva di non preoccuparmi perchè ci saremmo viste ogni giorno in videochiamata". Tutti i bimbi sperano che il Covid finisca presto.


La 1B di Novara