Su un foglio di quaderno il titolo di un tema: “Parla del tuo compagno di banco”, seguito più sotto dallo svolgimento dal tono desolato: “Sono seduto da solo”. Lo spirito con cui gli studenti italiani si apprestavano ad iniziare l’anno scolastico 2020/2021 era questo. I distanziamenti, le norme anti contagio e l’arrivo dei banchi con le rotelle hanno privato noi studenti di una delle figure più importanti della propria vita: il compagno di banco. Un anno più tardi, fortunatamente, la situazione è ben diversa e il calo della curva dei contagi ha fatto sì che il distanziamento non fosse più obbligatorio, permettendo quindi di ritornare a essere in due in un banco.
La “scuola affettuosa” è anche la scuola degli affetti da cui gli alunni hanno dovuto separarsi: amici, professori e, perché no, proprio il compagno di banco, compagno di numerose avventure scolastiche. Citando Riccardo Cocciante: “Hai un grande amico in me”, il compagno di banco non è solo un compagno di classe ma può diventare un grande compagno di vita, partendo da un sentimento di amicizia. Quello con il compagno di banco è rapporto reciproco, di accordi e disaccordi, che permette di acquisire anche la capacità di assumere la prospettiva altrui. Lo conferma anche l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che suggerisce come uno dei punti chiave la necessità di “migliorare la comunicazione e la collaborazione tra gli studenti per favorire l’apprendimento e il benessere” e indica come priorità fondamentale delle scuole, il benessere degli studenti, da perseguire attraverso il mantenimento di relazioni sociali efficaci tra studenti e con gli insegnanti. Partire quindi dal singolo per arrivare alla comunità. Partire dal compagno di banco per arrivare alla classe. È innegabile, quindi, che la presenza di un compagno di banco possa dare benefici importanti tra cui: la condivisione (il compagno di banco ti ricorda che non sei mai solo e che tutto ciò che hai non è solo tuo, ma anche dell’altro), la lealtà (essere leali con il compagno di banco, in fondo, significa essere leali con sé stessi) e la responsabilità ( guardandosi le spalle a vicenda, ognuno veglia sulla sicurezza dell’altro perché è un modo per sentirci noi stessi al sicuro).
Il compagno di banco, quindi, non è solo uno studente con cui condividiamo la dimensione spazio-temporale della scuola. No, il compagno di banco è lo specchio di noi stessi, è colui che ci permette di comprendere come procede la nostra crescita personale perché ce la mostra “di riflesso” e ci permette di correggerne la rotta, se necessario.