Tre parole: "Nazionale, perché i bambini del nostro Paese devono avere tutti le stesse possibilità, inclusiva, perché si parte dai più fragili, e affettuosa, perché è lì che si impara ad avere l'idea che si vive insieme con affetto". Queste sono le parole del Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi alla domanda: "Come vede la scuola del futuro?".
Affetto
Dal verbo latino afficere, toccare, commuovere lo spirito. La scuola ci insegna a tradurre parole come questa, ma ci aiuta davvero a capirne il significato? Il Ministro dell’Istruzione Bianchi descrive la scuola del futuro come affettuosa, un luogo in cui si impara a vivere, a convivere, a condividere; un posto dove ricevere emozioni oltre che informazioni, dove imparare a crescere, sì, ma insieme. Allo stato attuale questo sembra più un concetto astratto, ma come fare in modo che si concretizzi? L’idea espressa dal Ministro non è veramente così lontana dalla realtà, oltre i limiti di un modello stereotipato della scuola, ecco alcune proposte perché si avveri il sogno di un’educazione affettuosa.
La scuola che include
Negli ultimi due anni, la situazione pandemica ha messo a dura prova il sistema scolastico italiano, che ha dovuto reinventarsi e fare i conti con la perdita sempre maggiore di studenti di tutte le età. Infatti, come riporta l'Ansa, se nel 2019 gli studenti che lasciavano lo studio erano il 7%, nel 2021 si è raggiunta la vetta del 9,5%, con picchi importanti nel meridione, dove l'abbandono scolastico ha superato il 22%. Affetto vuol dire anche inclusività, imparare a sostenersi, a non lasciare indietro chi è in difficoltà, a non voltare le spalle a coloro che hanno risentito maggiormente della chiusura della scuola. Del resto la scuola è sempre un luogo educante, in cui si impara a conoscere, ma anche ad essere e a relazionarsi. La scuola educa cittadini e la solidarietà, l’attenzione ai bisogni dell’altro non è solo un sentimento, ma un principio della Costituzione che la definisce un “inderogabile dovere”.
La scuola che diverte
Alla domanda: “Vi fermereste un’ora in più a scuola?” sarebbero poche le persone che risponderebbero di sì. La maggior parte di noi vede la scuola come un luogo volto al fine ultimo di apprendere concetti, nozioni e date, che a lungo andare portano lo studente alla perdita della passione per la conoscenza. Per non cadere nella monotonia di un apprendimento statico bisognerebbe rinnovare i vecchi metodi di insegnamento, che non si sono evoluti con il passare del tempo. Oltre che un luogo dove istruirsi, la scuola dovrebbe diventare anche un punto di ritrovo, un posto in cui viene data la possibilità allo studente di svolgere corsi e attività che altrimenti sarebbe costretto a seguire altrove. L’opinione sempre più diffusa di una scuola rigida e oppressiva è dovuta alla presenza di un ambiente in cui la comunità si ritrova solo per studiare; al contrario, un ambiente affettivo è anche quello che include nel processo educativo le emozioni, le passioni e il divertimento.
La scuola che ascolta
Dialogo: la parola chiave di una scuola che ascolta. La comunicazione è ciò che rende vivo il legame tra studenti e insegnanti, ma spesso la rigidità dei programmi, la necessità di valutazioni e la frenesia della vita scolastica, non lasciano spazio e tempo sufficiente perché ci sia uno scambio di pensieri e valori comuni. “Non c’è tempo”, questa è la frase che riecheggia in tutte le classi, ma l’ascolto è una capacità a cui bisogna essere educati e che è necessario sviluppare e coltivare nella scuola. Se questo concetto viene meno, se non si educa all’ascolto, si rischia di cadere in un dialogo a senso unico, che non lascia la possibilità agli studenti di esprimersi all’interno dell’ambiente scolastico.
La scuola è la palestra della mente, ma anche dell’anima. È lì che ci insegnano ad allenare la prima, ma è la seconda che dobbiamo educare per fare in modo che la scuola del futuro possa essere realmente definita affettuosa.