A Napoli, nei Quartieri Spagnoli, all’alba di questo nuovo periodo di chiusura, la scuola elementare Dalla Parte dei Bambini si è adoperata per evitare di rischiare nuovamente l’allontanamento tra scuola e alunni portando le lezioni fuori dalle mura scolastiche. Tutto sotto la guida della Preside Rachele Furfaro e grazie all’intraprendenza dei docenti come il maestro Antonio Stornaiuolo, conosciuto da tutti come il maestro della Dab (didattica dal balcone). “Quando le scuole sono state chiuse sentivo la necessità di mantenere un rapporto con i bambini e mostrar loro che anche nei giorni di paura e di panico fosse possibile trovare una strategia per non perdere il contatto – ci ha raccontato -. Per me è stata una gioia ed un grande divertimento, così come per i miei alunni che, dopo un primo momento di spaesamento, hanno reagito positivamente e con il solito interesse. La didattica frontale? Spesso porta l’insegnante ad avere una forte autorità sugli alunni e ha come conseguenza l’imposizione diretta del proprio pensiero. Nella nostra realtà non ci sono cattedre o file di banchi, si fa lezione in cerchio e si è sempre aperti al dialogo e alle idee dei bambini. La scuola in questo modo non diventa un obbligo noioso, senza nessuno stimolo, ma fa sentire tutti parte di una grande comunità”. Dello stesso parere la Preside Furfaro, che ha risposto alle nostre domande:
In cosa consiste il progetto Foqus, di cui Lei è presidente, e cosa intendete per rigenerazione urbana?
Foqus - acronimo di Fondazione Quartieri Spagnoli - nasce per la sola volontà di una scuola, senza appoggio di Assessorato o altro, dopo essere stata contattata dalle suore in possesso del monastero, ormai vuoto, con la speranza che potessimo dargli nuova vita. Ciò che ci interessava era la possibilità di traslare i percorsi educativi in un ambito più ampio, quello cittadino. In questo spazio vuoto abbiamo creato ben ventuno diverse attività (aperte al pubblico) lavorando sulle linee guida di auto-imprenditorialità e ibridazione dei corpi sociali.
A ottobre la notizia delle lezioni dai balconi era su tutti i giornali, eppure la sua scuola incentiva queste pratiche da sempre.
Penso che chiunque voglia assumersi il compito di formare bambini e ragazzi non può non creare spazi di contaminazione sociale. La scuola è il principale laboratorio di inclusione, dove ridisegnare i concetti di comunità, insegnando la cooperazione e costruendo le condizioni per educare al confronto reciproco. Lo facciamo sia accogliendo ragazzi da ogni ambiente sociale e con grandi differenze fra loro, che imparano a relazionarsi tra pari e non solo, sia attuando strategie alternative di insegnamento.
La pandemia di Covid ha causato un aumento della dispersione scolastica?
Si è sicuramente acuito il divario tra coloro che hanno potuto accedere all’educazione a distanza e coloro che invece non hanno avuto questa opportunità. Quest’ultima non dipende solo dalla carenza di strumenti tecnologici, molto più spesso dalla mancanza di spazi di concentrazione e di attenzione, per lo più in contesti familiari non sempre tranquilli. Ed è proprio per intervenire su questo aspetto che nel momento in cui è stata chiusa fisicamente la scuola, è nata la scuola dai balconi.