Tra i dieci professori migliori al mondo c’è anche lui, Carlo Mazzone, docente italiano di informatica dell’istituto tecnico industriale “G.B. Bosco Lucarelli” di Benevento. Il 3 dicembre proverà ad aggiudicarsi il Global Teacher Prize 2020, premio che gli potrebbe valere non solo la fama di miglior insegnante al mondo, ma anche un milione di dollari cash da utilizzare in progetti presso la propria scuola. A complimentarsi con lui anche la Ministra Azzolina, che ne ha sottolineato l’impegno in un territorio di per sé difficile, ad alta disoccupazione e a rischio di abbandono scolastico.
Cosa ha provato quando ha saputo della sua candidatura ai Global Teacher Prize?
Io sono stato candidato da JA Italia, una delle associazioni più importanti in assoluto per quanto riguarda l’imprenditorialità nella scuola, con cui collaboro da sette anni. È stato un grandissimo onore e la loro candidatura mi ha fatto un enorme piacere… arrivare poi a questo risultato lo è stato ancora di più.
Come hanno reagito i suoi alunni quando sono venuti a conoscenza della sua candidatura?
Ovviamente sono molto orgogliosi del loro professore, ma prima di tutto sono io a essere orgoglioso di loro. Sono dei ragazzi fantastici, basta poco per accenderli, basta solo un po’ di passione.
Qual è la sua esperienza da insegnante durante il lockdown?
Abbiamo vissuto dei periodi da marzo in poi estremamente complessi, in cui la didattica a distanza è risultata essere l’unica arma a disposizione, anche se le presenza in aula del docente si è riconfermata indispensabile; in quel momento, la DaD ha rappresentato l’unico modo per rimanere in contatto con i ragazzi. Ci auguriamo che le competenze acquisite possano servire in futuro per arricchire la didattica tradizionale. Purtroppo qui in Campania si è passati nuovamente alla chiusura delle scuole e quindi tutto ciò che ci era servito prima è stato immediatamente utilizzato: il giorno dopo la chiusura improvvisa tutti erano già pronti. Il problema in queste situazioni è quello di aiutare i contesti più deboli perché non è semplice in una famiglia in cui si hanno più figli che frequentano a distanza riuscire ad avere gli ambienti e i dispositivi adeguati. Bisogna stare attenti e non lasciare indietro nessuno.
Dal momento che lei insegna presso un istituto tecnico, a seguito dell’ultimo Dpcm, come vi adopererete con la parte laboratoriale?
Noi siamo una realtà estremamente laboratoriale in quanto istituto tecnico e questo aspetto è stato il più critico perché, mentre è più semplice rispettare le distanze richieste in aula, è più complesso rispettarle all’interno di un laboratorio. Ci stavamo organizzando con delle turnazioni, ma a seguito della chiusura regionale delle scuole, le attività saranno momentaneamente soppresse. Stiamo procedendo con la didattica a distanza o integrata; è un periodo complesso e speriamo di uscirne presto con l’aiuto di tutti.