Dopo tre mesi passati in compagnia della didattica a distanza e altri tre di interruzione delle lezioni per il periodo festivo, nel mese di settembre più di 5 milioni di studenti sono ritornati nelle loro aule tra polemiche ed emozioni contrastanti. Le bagarre politiche e le voci dei genitori sono rimbalzate ovunque in questi giorni; ma come l’hanno vissuta i ragazzi?
Dopo la sofferta estate di fine pandemia, gli studenti hanno trovato meno ore di lezione, entrate e uscite scaglionate e compagni divisi tra lezioni a casa e in presenza. C’è poi chi deve indossare la mascherina solo quando si alza dal banco o chi deve rinunciare ai canonici 5 minuti di pausa per fare due passi e scambiare qualche parola con gli amici. “Ho trovato la mia scuola molto disorganizzata, non sapevo in quale classe dovessi andare e la ricreazione bisogna passarla seduti al proprio posto. Col senno di poi sarebbe stato meglio continuare con la DaD ancora per un po’”, ci confessa Lavinia 16 anni, per cui la didattica a distanza è tutt’altro che da abbandonare, specie se il Governo dopo 6 mesi di stop non ha ancora assicurato il normale svolgimento della didattica in presenza. Certo è che se la situazione dovesse precipitare, gli studenti delle scuole dovranno ripiegare sulla didattica a distanza, chiusi in casa. “Le entrate e le uscite sono scaglionate solo sulla carta. Non è facile rispettare le linee guida, non so quanto possano resistere aperte le scuole” conferma Matteo, 17 anni.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a Vo’ Euganeo, ha cercato di stemperare il clima che si è acceso dopo la riapertura delle scuole, promettendo di risolvere le problematiche scolastiche. D’altronde, quando si verifica una crisi sanitaria e una economica, i danni non si limitano a sommarsi ma si moltiplicano. Si stimano 100mila docenti mancanti rispetto agli anni scorsi e anche per i banchi scolastici ci sono problemi analoghi: per ora solo il 10% è disponibile rispetto a quelli ritenuti necessari per l’emergenza Covid. Ma a subire le conseguenze più pesanti sono gli studenti con disabilità. Una carenza senza precedenti del personale ATA e di tutti gli insegnanti di sostegno di cui il Governo dovrà trovare al più presto una soluzione adeguata. L’atteso ritorno a scuola ha poi fatto emergere svariati problemi, tra tutti anche quello delle famose classi “pollaio” che sono state separate per rispettare le disposizioni sanitarie del distanziamento interpersonale: “Siamo dieci in classe e rimango più attenta alla lezione, ma ogni mattina devo fare 2 ore di autobus andata e ritorno per tre ore di scuola” ragiona Elisa. Tra alunni pro e contro, è lecito pensare che la soluzione delle classi ibride proposte dal Governo per questo nuovo anno scolastico, non potrà mai sostituire la vecchia normalità. Per Maria Pia, 17 anni, la scuola che era abituata a conoscere passa proprio da quel contatto con i compagni e quella socialità che non si vedrà più con la nuova modalità di didattica blended: “Rivedere i compagni di classe dopo le classiche vacanze estive è un momento di condivisione. Ora devo seguire un percorso fino in classe e restare nel banco isolata dagli altri studenti. Bisogna adattarsi... non possiamo fare altro”. Nell’attesa che lo scenario cambi, gli studenti si interrogano su questo nuovo modo di fare scuola affinché venga garantito il proprio diritto all’istruzione.