In tempo di lezioni ed esami online, dove il contatto umano è ridotto al minimo e dove alunni e professori possono vedersi solamente attraverso un dispositivo, nasce un’app, che controlla la soglia di attenzione degli alunni durante la lezione e i test. Come funziona? Ce lo spiega Stefano Bargagni, fondatore di Morphcast®, l’azienda che ha sviluppato la tecnologia alla base di 110 Cum Laude.
Da cosa nasce l’esigenza di creare un’applicazione come 110 cum laude?
Abbiamo iniziato a lavorare all’intelligenza artificiale che rileva le emozioni e i movimenti del viso della persona davanti alla telecamera già nel 2014, con lo scopo di rendere interattivi i video grazie all’espressione del volto. Questa tecnologia è stata commercializzata con delle campagne online e nel 2019 è diventata sempre più interessante per tutte quelle società che creano dei contributi di e-learning, in particolare i corsi di formazione per aziende. Alla fine dell’anno sono stati creati anche dei corsi interattivi per le scuole ma senza insegnanti in diretta. Con l’arrivo del Covid-19 abbiamo creato anche un’app per le scuole per seguire i corsi e gli esami online. Questa applicazione cambia a seconda dell’utilizzo e delle esigenze degli insegnanti e ha anche un basso costo per le scuole.
So che ci sono due diverse funzionalità dell’app...
Si, exam e lesson. Per la prima ci sono delle funzionalità in più rispetto a lesson, poiché creano un “allarme” se vi è un possibile sospetto di un comportamento anomalo. È un aiuto per il professore per vedere se gli studenti hanno un comportamento consono. Dove vi sono i pallini verdi, vuol dire che il comportamento è corretto: lo studente guarda il monitor, ha la faccia dritta e non ci sono voci nell’ambiente. Su coloro che sono meno bravi, diamo la possibilità al professore di aprire la camera per capire che cosa sta succedendo. La modalità lesson è una funzionalità meno dispendiosa e non ha tutti gli allarmi dell’exam, però ha l’indicazione del grado di attenzione di ognuno. Anche in questo caso il professore può intervenire per riprendere lo studente.
In merito all’app, avete avuto dei riscontri positivi da parte dei docenti?
Abbiamo molte trattative attive, sia in Italia che all’estero. Il prodotto è nato da poco e lo consegniamo a partire dal mese prossimo e quindi nessuno studente lo ha ancora provato.
Quando avete progettato l’app, come vi siete posti in merito alla questione della privacy e della libertà degli studenti?
Lo studente deve dare il consenso per attivare la telecamera ed è libero di non darlo, a meno che non ci sia una costrizione da parte del professore. Il problema della privacy lo baipassiamo perché viene fatto tutto sul web, sulla pagina del browser. Tutti i dati privati rimangono in Rete, ma non finiscono né sul disco del pc né sul server. Vengono estratti solo dati non sensibili, come il movimento della testa.
Se lei fosse uno studente, quali sarebbero le reazioni?
È difficile dirlo perché non sono più studente da troppi anni però il consiglio che forniamo è quello di mantenere un comportamento corretto e attento alla lezione o all’esame; tutto ciò va a vantaggio dello studente! Tutti abbiamo cercato o siamo riusciti a copiare, ma lo si faceva quando il professore non era attento. Disgrazia vuole che gli studenti siano davanti a una telecamera che non può distrarsi mai, ma ciò è un deterrente.