Il 4 marzo 2020, con un decreto del Primo Ministro Giuseppe Conte, si stabiliva l’inizio della didattica a distanza. I primi giorni sono stati vissuti in una sorta di limbo, soprattutto per gli studenti universitari: esami in presenza in alcune facoltà, mentre ovunque si sono immediatamente bloccate le lezioni. Studenti, professori e amministrazioni confidavano probabilmente in una chiusura limitata, ma si sono trovati a fare i conti con una realtà ben diversa, dovendo adattare e rimodulare abitudini fino ad allora intoccabili.
E così anche il mondo universitario ha iniziato a fare i conti con la didattica online, con i vari problemi di linea, le differenti piattaforme da imparare ad usare a seconda del professore, gli scherzi in chat e gli incidenti tra microfoni e videocamere accese nei momenti sbagliati.
Le opinioni degli studenti sono state sin dall’inizio estremamente variegate: c’è chi boccia questa modalità per la difficoltà di concentrazione, la mancanza di rapporto diretto con i colleghi e con i docenti, la necessità delle aule studio e delle biblioteche; ma c’è anche chi ha parzialmente tratto beneficio da questa situazione d’emergenza: i pendolari, i lavoratori e tutte le categorie che avevano difficoltà a raggiungere ogni giorno la sede universitaria per partecipare alle lezioni dal vivo, hanno avuto la possibilità di seguirle restando tranquillamente a casa, ovviamente se forniti di computer e di una connessione internet stabile.
Alcuni professori hanno optato per lezioni non in diretta, registrandosi a casa e caricando successivamente i file audio su una piattaforma dedicata e lasciandoli a disposizione degli studenti per l’intero quadrimestre. Questo ha dato l’opportunità agli studenti, spesso in difficoltà per i numerosi intrecci e sovrapposizioni di orari, di gestire al meglio il loro tempo senza dover rinunciare a seguire alcuni corsi.
L’università ha imparato tanto in questi tre mesi: insegnamenti e spunti di riflessione che dovranno essere portati avanti e sviluppati quando si tornerà alla normalità. Non è da sottovalutare, per esempio, che in certi casi la percentuale di frequenza alle lezioni è aumentata e in molti auspicano che si continui a mantenere una “doppia modalità”.
Ma, dopo il periodo di lezioni, si è dovuto pensare anche agli esami e alle sedute di laurea. Di queste ultime si è discusso a lungo, valutando diverse opzioni: procedere in presenza, con un numero limitato di familiari sarebbe piaciuto ai più restii a rinunciare all’ultimo giorno della propria carriera universitaria e ai relativi festeggiamenti. Per i numerosi laureandi, l’accettazione della discussione della tesi in modalità telematica è stata, però, inevitabile. Così è stato anche per gli altri universitari che hanno iniziato la sessione estiva. La preoccupazione maggiore ora sembra essere assicurare una regolare e corretta esecuzione degli esami, limitando la possibilità di scorrettezze da parte dello studente, senza pensare più di tanto alla sua mutata condizione psicologica, alla possibilità che la connessione internet abbia dei problemi o, in certi casi, all’impossibilità di avere un luogo o degli strumenti con cui eseguire l’esame secondo la giusta procedura. Insomma, le lezioni a distanza sono promosse, per le verifiche dobbiamo ancora aspettare il giudizio finale.