In Italia ci sono 8 milioni di studenti a casa da circa due mesi. E se qualcuno pensa a una sorta di ‘benedizione’, non sa che la verità è ben diversa. La didattica a distanza è un parziale fallimento, chi dice il contrario non accetta la verità dei fatti.
La situazione creatasi non ha dato il tempo alle istituzione di prepararsi adeguatamente per sostenere la didattica a distanza e ora non si hanno gli strumenti adatti per continuare. Nonostante le buone intenzioni e gli sforzi del Ministero, non si è riusciti a creare un sistema di didattica efficiente e nazionale. Ogni professore segue un metodo diverso, usa piattaforme diverse e valuta diversamente; per non parlare dell’analfabetismo digitale di un’intera generazione di insegnanti che blocca il dialogo con i propri alunni.
Tra le questioni più dibattute della didattica a distanza c’è la gestione dell'imminente esame di maturità. L’esame come l’abbiamo sempre conosciuto è il risultato della riforma Berlinguer del 1997, con tre prove scritte e un colloquio orale sulle discipline dell’ultimo anno con l’introduzione dei crediti scolastici. Nel 2017, sotto la ministra Fedeli, l’esame cambia, contando di due sole prove scritte e un colloquio orale che prevede un importante riferimento alle attività di alternanza scuola-lavoro. Se già a inizio anno avevamo dei dubbi sulla sua forma - dopo l'annuncio di un cambiamento per la parte orale - ora il caos la fa da padrone.
Un unico orale in presenza e una valutazione di massimo 40 punti da aggiungere ai 60 di partenza. Gli studenti sono in continua agitazione, i professori spiegano assiduamente, anche più di quanto non avrebbero fatto a scuola, esasperati e angosciati dalla possibilità di trovarsi impreparati. Noi alunni siamo subissati di lavoro come se fossimo insensibili di fronte a questa crisi, ci viene chiesto di rimanere in silenzio e abbassare la testa sui libri, non abbiamo il tempo per soffrire con i nostri cari perché è più importante un voto che prendere coscienza della crisi sociale che stiamo affrontando.
Ora la scelta di annullare la prova di Stato non sembra così incosciente, in Gran Bretagna e in Olanda non si terrà l’esame tradizionale ma, i voti finali verranno assegnati basandosi sui giudizi ottenuti nei primi mesi dell’anno scolastico. In Spagna la ‘selectividad’ si sarebbe dovuta tenere i primi di giugno, potrebbe invece slittare a luglio o, addirittura, a settembre. Tra le numerose discussione il mondo dei giovani si divide in due fazioni: chi l’esame lo vorrebbe sostenere a scuola in presenza e in favore della proposta della Ministra Azzolina e chi ritiene che per quest’anno l’esame non si dovrebbe sostenere.