All'inizio mi ha colpito il grande silenzio; non so se dovuto più all'assenza del rumore delle classi vocianti, o a quello dello scambio di battute, di esperienze e commenti con i colleghi la mattina in aula insegnanti. Quello che mi è pesato di più nei primi giorni di chiusura della scuola, oltre allo shock dovuto alla situazione, era di non avere notizie di persone che vedevo quasi tutti i giorni.
Poi, dopo una settimana di segnali di fumo lasciati sul registro elettronico, è arrivato il magico momento della riconnessione! Sì perché io, come tanti colleghi, lasciavo compiti e indicazioni sul registro, ma mi chiedevo se dall'altra parte qualcuno leggesse, scrivesse, si domandasse a sua volta. Il rappresentante dei genitori di una delle mie classi un giorno di quella prima settimana di chiusura delle scuole mi ha chiamato per dirmi che un compito che avevo assegnato non era visibile agli studenti; meno male, ho pensato, quello che faccio di qua viene percepito anche di là.
Poi, grazie alla capacità e alla voglia di tanti colleghi, è venuto il momento delle piattaforme: prova questa, prova l'altra, alla fine con i colleghi più tecnicamente capaci è stata trovata quella che al momento ci sembra meglio si adatti a fare lezione. Così ho finalmente rivisto - e con grande sollievo - prima i colleghi e poi gli studenti; devo dire che mi ha molto emozionato.
Ammetto che non ho mai molto creduto nella didattica a distanza (o sarebbe più corretto chiamarla "didattica della vicinanza"?). Mi sto ricredendo, come forse anche altri, e penso di essere stata un po' superficiale nel dismettere a priori le potenzialità della tecnologia abbinate all'insegnamento. Dopo qualche giorno di lezione fatto in questo modo, desideravo sapere che cosa ne pensassero loro, gli studenti, della scuola a distanza; così ho chiesto ai ragazzi di due delle seconde in cui insegno di scrivere un paragrafo in inglese (la materia che insegno) in cui mi dessero la loro opinione, possibilmente sostenendola con qualche esempio. Come prevedevo, il risultato è stato molto interessante; molti dei circa quaranta studenti interpellati hanno espresso un giudizio per lo più favorevole sulla didattica a distanza.
I vantaggi indicati sono di diverso genere; molti studenti sono contenti di non rimanere troppo indietro col programma e di potere impiegare il proprio tempo in modo proficuo, oltre che a mantenere i contatti con compagni e insegnanti. Diversi studenti sottolineano positivamente alcune caratteristiche tipiche della didattica a distanza: per esempio, il fatto che le lezioni siano meno "pesanti" (immagino intendano che hanno meno contenuti) e che rimanga quindi altro tempo da impiegare in attività di studio differenti. Un commento che ho trovato molto interessante (soprattutto perché a dirlo è uno studente) è relativo al fatto che la didattica a distanza sviluppa l'autonomia degli studenti. Altre caratteristiche positive sono considerate la possibilità di condividere facilmente schemi, mappe e foto e di ricevere dei feedback personalizzati da parte degli insegnanti. Ho trovato simpatici anche alcuni commenti sul fatto di poter studiare in casa propria in abiti comodi senza doversi spostare sui mezzi pubblici, la possibilità di avere tutti i materiali con sé senza rischiare di dimenticare libri o quaderni necessari alla lezione e infine la possibilità di vedere le case degli altri.
La didattica a distanza non è però tutta rose e fiori; gli svantaggi sono individuati soprattutto in problemi tecnici: connessioni instabili, problemi di qualità dell'audio, piattaforme sovraccariche. Si lamenta poi la mancanza di contatti umani, l'affaticamento della vista e la difficoltà di seguire le lezioni quando intervengono più persone allo stesso tempo. Riguardo alla facilità di distrarsi ci sono pareri discordanti; per alcuni il fatto di studiare a casa propria aiuterebbe la concentrazione mentre per altri la renderebbe più difficile, anche per l'assenza del controllo da parte dell'insegnante (sic!).
In conclusione, penso che sia utile chiedersi che cosa potremo trattenere in futuro di questa esperienza. In primo luogo, mi pare che abbia stimolato sia gli studenti sia gli insegnanti a esplorare nuove piattaforme educative; penso poi che abbia spinto tutti a una maggiore consapevolezza nell'uso delle tecnologie e alla funzione di supporto che esse possono avere in momenti difficili. Questa consapevolezza potrebbe stimolarci nello sviluppare ulteriormente la possibilità di raggiungere persone che anche in tempi normali hanno difficoltà ad accedere alla scuola.