È ormai noto che nei rendimenti scolastici e a tutti i livelli, dalle elementari all’università, le ragazze siano “migliori”: fanno più esperienze e tirocini, sono più attente e scrupolose. Quando però si affacciano sul mercato del lavoro le cose cambiano: i dati ci dicono che si crea subito un gap inquietante. Le donne prendono uno stipendio in media circa del 20 per cento in meno degli uomini.
Abbiamo così deciso di prendere il tema “per le corna” usando come spunto la vicenda di Artemisia Gentileschi. In molti conoscono la pittrice per la vicenda dello stupro, soprattutto perché è stata la prima donna che si sappia abbia vinto un processo per stupro, ma forse non molti sanno che è stata anche una donna che si è affermata in una professione praticamente interdetta, a Roma e nel 1500, alle donne. E non solo si è affermata come pittrice, è anche diventata un’imprenditrice: una mercante d’arte che ha mantenuto la sua famiglia da donna libera, un esempio storico quasi senza precedenti.
Volevamo raccontare che ci sono donne che hanno combattuto per affermare i loro diritti, hanno insomma fatto da apripista. Per farlo, abbiamo scelto una didattica moderna, dell’agire oltre che del riflettere; usato strumenti espressivi diversi: per questo le studentesse e gli studenti disegneranno fumetti nei licei artistici e realizzeranno interviste e video nei licei scientifici e linguistici.
Nella convinzione che tutto questo lavoro sia un lavoro di prevenzione. Un lavoro importante perché la prevenzione della violenza passa anche per l’assunzione di ruoli di prestigio e potere della donna riconosciuto da tutti. Solo così si riesce a contrastare “l’oggettivizzazione” della donna, ovvero l’idea che la donna sia un oggetto di cui l’uomo può fare ciò che vuole.