Probabilmente molti di voi avranno sentito parlare del radon solo durante una lezione di chimica, o di fisica. La maggior parte forse non immagina che questo gas nobile radioattivo, derivato dell’uranio, può essere molto pericoloso per la nostra salute. Ma avete idea di quanto radon è presente, ad esempio, nelle nostre case e nelle nostre scuole? Un gruppo di ragazzi dell’istituto “Greppi” di Monticello Brianza, in provincia di Lecco ha deciso di farsi questa domanda e di costruire così una vera e propria mappa del radon nella loro zona. A spiegarci la genesi del progetto è il professor Valter Giuliani, suo ideatore: «Dopo i fatti di Fukushima abbiamo deciso con gli studenti di monitorare la radioattività nell’aria nel laboratorio di fisica della scuola, in attesa di rilevare il passaggio della nube radioattività sull’Italia. In realtà ci siamo accorti subito che i livelli erano oscillanti e che quindi erano indipendenti dal passaggio di quella nube. Abbiamo deciso di approfondire la cosa e abbiamo quindi messo in piedi questo progetto». Agli studenti partecipanti è stato fornito un kit da portare in casa con il quale fare varie rilevazioni in un arco di tempo: successivamente, gli stessi ragazzi hanno riportato i dati su una mappa. «Abbiamo deciso di monitorare le case, perché sono luoghi in cui gli studenti passano più tempo e quindi dove è maggiore il rischio di esposizione prolungata». Il radon è un gas che colpisce l’apparato respiratorio e può provocare, nei casi più gravi, tumori. Grazie alle rilevazioni fatte dai ragazzi, si è scoperto che le zone a rischio maggiore sono quelle lungo il fiume Adda: «Il radon deriva dall’uranio, che è contenuto in quantità in rocce di tipo granitico molto presenti vicino al fiume, quindi le zone limitrofe sono più esposte al gas». Ma una volta scoperti questi dati cosa si può fare? «La notizia positiva è che si possono mettere in campo misure risolutive, come estrarre il radon da sotto il pavimento prima che entri nell’abitazione. Certo, non tutti questi interventi sono economici, ma la soluzione è comunque risolutiva».
Con il loro lavoro, confluito nel sito www.radonmap.it, i ragazzi contribuiscono in maniera determinante a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema spesso ignorato. Commenta Marco, uno degli studenti partecipanti: «Sono stato davvero contento del lavoro svolto; è un problema che tutti hanno e che nessuno conosce: è invece un nostro dovere portare a conoscenza le persone di questi temi». I ragazzi sono stati divisi in gruppi e ciascuno si è occupato di una fase diversa, imparando anche cose nuove, come Anna: «Io mi sono occupata di ricontrollare i dati forniti dalle persone; ho controllato che fossero completi e li ho riportati sulla piattaforma. Mi è piaciuto molto e ho imparato a gestire dei dati, cosa che non avevo mai fatto prima».
Un’iniziativa davvero importante, sia a livello didattico per i ragazzi, che diventano anche più consapevoli del territorio in cui vivono, sia per la comunità.