Notizie di guerra: come (non) si raccontano i conflitti online
C.C. | 11 aprile 2025

Nell’epoca dei social media, anche la guerra si racconta in tempo reale. Tra video drammatici, immagini scioccanti e dichiarazioni contrastanti, informarsi su un conflitto diventa sempre più complicato.

Ma come possiamo capire cosa è vero e cosa no, quando la propaganda corre alla stessa velocità delle notizie?

 

La guerra nel palmo della mano

Un tempo erano i telegiornali a raccontare i conflitti, oggi bastano pochi secondi su TikTok, Instagram o Telegram per vedere scene di guerra direttamente sullo schermo dello smartphone. La narrazione è immediata, frammentata, sempre più spesso emotiva.
Questo nuovo modo di comunicare avvicina le persone ai fatti, ma allo stesso tempo può generare confusione, paura e – soprattutto – disinformazione.

 

La manipolazione delle immagini e delle emozioni

Molti contenuti che circolano online durante i conflitti non sono verificati. Alcuni video virali sono stati girati anni prima o in altri Paesi, ma vengono riproposti come se fossero attuali. Altre volte le immagini sono state manipolate per rafforzare una certa narrazione, oppure provengono da fonti ufficiali che, in tempo di guerra, non sono sempre imparziali.
Le emozioni che questi contenuti suscitano possono renderci meno lucidi e più vulnerabili alla propaganda.

 

La disinformazione è una vera e propria arma

I conflitti moderni si combattono anche (e soprattutto) a colpi di informazione (e disinformazione). Ogni parte coinvolta cerca di controllare la narrazione, influenzare l’opinione pubblica, screditare il nemico. I social media diventano allora il campo di battaglia della cosiddetta guerra informativa, in cui notizie false, mezze verità e omissioni sono strumenti per orientare la percezione delle masse.

Saper analizzare con spirito critico ciò che leggiamo e vediamo è oggi più che mai fondamentale.

 

Gli strumenti per informarsi in modo responsabile

Come possiamo distinguere un’informazione credibile da una manipolata? Innanzitutto, è importante verificare le fonti: affidarsi a testate giornalistiche serie, consultare più versioni della stessa notizia, usare strumenti come la ricerca inversa per controllare l’origine di un’immagine o di un video. È utile anche conoscere il contesto storico e geopolitico dei fatti, per non cadere in semplificazioni superficiali. E soprattutto, evitare di condividere contenuti che non siamo certi siano veri: ogni condivisione può contribuire a diffondere disinformazione.

 

L’impegno di Zai.net per un’informazione etica

In Zai.net crediamo fermamente che raccontare la realtà – anche quella più dura – sia una responsabilità enorme. Nei laboratori giornalistici e radiofonici che realizziamo da più di venti anni in tutta Italia (e anche in Europa), insegniamo ai ragazzi non solo a riconoscere le fake news, ma anche a raccontare i fatti con rispetto, sensibilità e attenzione per le fonti. L’obiettivo è formare giovani che non si limitino a “guardare” la guerra online, ma che sappiano leggerla, capirla e, quando serve, metterla in discussione.

 

Essere cittadini consapevoli, anche in tempo di guerra

La pace si costruisce anche attraverso un’informazione corretta. In un mondo dove ogni notizia può diventare virale in pochi secondi, educare alla verifica, alla comprensione e all’empatia è un atto politico e sociale fondamentale. Con i suoi progetti, nella redazione di Zai.net ci impegniamo ogni giorno a creare una generazione più informata, più sensibile e più consapevole del proprio ruolo nel mondo.


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