Se tra metaverso, realtà virtuale e hypertech il futuro minaccia di assomigliare troppo a Cyberpunk 2077, allora è necessario imparare a dominare le nuove tecnologie, addomesticando strumenti come l’intelligenza artificiale e l’informazione online senza trasformarli in mostri della disinformazione e del declino professionale. La soluzione, a dire il vero, esiste da tempo e non è fantascienza: da quasi trent’anni il network composto da Fondazione Media Literacy, Laboradio e Mandragola Editrice si occupa di organizzare laboratori di alfabetizzazione mediatica nelle scuole di tutta Italia.
Che cos’è l’alfabetizzazione mediatica
Così come l’alfabetizzazione, ossia l’apprendimento delle competenze necessarie a leggere e scrivere, è condizione imprescindibile per la comunicazione quotidiana di ciascuno, l’alfabetizzazione mediatica è altrettanto fondamentale nel contesto comunicativo odierno. Conoscere le nuove tecnologie con cui si crea e su cui viaggia l’informazione, riconoscere le notizie attendibili e quelle false, sapere analizzare i messaggi dei media in tutte le loro forme: se sembrano competenze quasi irraggiungibili per le generazioni più anziane, per i nativi digitali sono il fondamento di ogni interazione con il mondo, soprattutto quello online. Ma la media literacy è uno strumento indispensabile per tutti, a prescindere dall’età, perché ogni cittadino di oggi deve poter fare un uso consapevole e responsabile dei media e dei loro contenuti, in modo da potersi informare su quanto accade nel mondo e difendersi dalle notizie strumentalizzate dal marketing o, peggio, dalla malapropaganda.
Media literacy nella pratica: i laboratori nelle scuole
È evidente dunque che l’educazione mediatica debba diventare parte integrante delle competenze insegnate a scuola, al pari delle moltiplicazioni e dell’analisi grammaticale. Infatti la media literacy è la bussola che guida tutte le attività proposte dalla Fondazione, dalla realizzazione delle postazioni radiofoniche alla registrazione di podcast e programmi radio, ma anche alla trasformazione della classe in una vera e propria redazione in cui produrre articoli, interviste e reportage per Zai.net, la prima rivista per gli studenti, dagli studenti in Italia. Sotto la guida dei giornalisti tutor, da ventotto anni gli studenti delle scuole sparse per lo Stivale imparano a selezionare le notizie affidabili, apprendendo le basi del fact-checking per produrre gli articoli a scuola, ma anche per fruire dei contenuti delle testate una volta tornati a casa. Niente più paura delle fake news quindi, ma nemmeno dell’intelligenza artificiale: infatti sono attivi da giugno corsi per insegnati e studenti per imparare a padroneggiare la tanto temuta AI, rendendola un’amica fidata a sostegno della didattica anziché un robot ruba-lavoro.
I fondi PNRR a sostegno dell’alfabetizzazione mediatica
La media literacy non è una faccenda rilevante solo per gli “addetti ai lavori”, come giornalisti o creatori di contenuti, ma la sua importanza per tutti, soprattutto per i più giovani, è riconosciuta anche a livello istituzionale: i laboratori della Fondazione, infatti, possono essere attivati dalle scuole attraverso i fondi PNRR e sono riconosciuti come attività parte dei PCTO (ex alternanza scuola-lavoro). Non ci sono scuse, allora: è il momento di prevenire un futuro distopico.