Quando ho iniziato a promuovere il mio primo libro, W gli haters, ho sempre cercato di stupire i lettori svelandogli un metodo innovativo che ridimensionasse gli effetti dell’odio online. Come cerco di raccontare nel libro, autoironia e leggerezza spengono sul nascere gli scopi di un profilo che sceglie di ferirti o provocarti tramite insulti o attacchi personali. Le condanne pubbliche, le dita puntate o le querele anti haters - quasi sempre accantonate in un secondo momento - durano il tempo di un retweet. Non tutti hanno la voglia o il tempo di contattare un legale per la celebre “lettera” e cadono spesso nella tentazione di scendere sullo stesso piano dell’odiatore, di fatto accontendandolo. Alcuni giorni fa sono stato al liceo Blaise Pascal di Pomezia dove ho ritrovato i ragazzi che da diverse settimane frequentano i nostri corsi radiofonici nella sede di Via Nazionale 5. Con loro ho parlato di giornalismo e comunicazione, arrivando molto rapidamente al mondo dei social network. Inevitabile notare da subito le differenze generazionali: noi trentenni navighiamo ancora su Instagram; se giornalisti scriviamo su Twitter; se boomer su Facebook. Loro, i diciassettenni di oggi, scrollano Tik Tok e stremmano su Twich. Il linguaggio è più rapido e meno presuntuoso, breve e quasi mai incline alla riflessione, definitivo e restio al dibattito. Non è necessariamente un male: nel loro immaginario i social network smettono di essere salotti borghesi dove dimostrare il proprio intelletto e diventano quello che sono davvero: una piazza virtuale dove giocare senza sentirsi Socrate o Einstein. Altro che geopolitica e scienza: i maggiorenni del domani navigano YouTube per scoprire nuovi canali di studio e frequentano gli altri social per il puro gusto dell’intrattenimento. Un atteggiamento che mi ha dato speranza per il futuro rassicurandomi su un fenomeno, quello dell’odio online, troppo spesso aggravato da una narrativa eccessiva e tesa a impietosire i lettori. A darci uno scossone sono proprio coloro che nell’era dei social sono non solo cresciuti ma pure nati. Retoricamente: facciamoci guidare da loro, potremmo intavolare una piccola, sana rivoluzione.
“W gli haters” incontra gli studenti del Blaise Pascal di Pomezia
Ho parlato del mio libro ai nostri futuri reporter, scoprendo valide risposte all’odio online e tanta voglia di spegnerlo con uno straordinario estintore: l’indifferenza
Riccardo Cotumaccio | 6 maggio 2023