Il 16 marzo il Liceo “Vittoria Colonna”, con il progetto “L’Urbe ricorda: luoghi e storie delle vittime del terrorismo” proposto dal MIUR-Direzione Generale per lo Studente nell’ambito delle iniziative didattico-formative sul tema del terrorismo e della memoria, ha partecipato - con il coordinamento della comunicazione di Serena Cecconi - alla commemorazione della strage di via Fani, nella quale 40 anni fu rapito l’On. Aldo Moro e furono trucidati gli uomini della sua scorta.
Ilaria Moroni, direttrice dell'Archivio Flamigni, racconta ai nostri microfoni la sua esperienza nel progetto «L'Urbe ricorda».
Lei dirige l'Archivio Flamigni. Ci racconta la sua storia?
"È un istituto culturale, nato dall'archivio privato del senatore Sergio Flamigni, membro delle Commissioni Parlamentari d'inchiesta sul caso Moro, sulla Loggia P2 e Antimafia. L'archivio parte dalla resistenza, essendo lui un ex partigiano. Nel tempo sono stati aggregati altri fondi (Emilia Lotti, Giuseppe Zupo e Piera Amendola), poi il fondo originale di Aldo Moro, che integra l'archivio centrale dello Stato. È quello più originale, con foto inedite dalla costituente ai giorni nostri. L'archivio si arricchisce sempre più con varia documentazione, in più conserva la documentazione di molti familiari delle vittime del terrorismo in Italia".
Cos'è il progetto «L'Urbe ricorda»?
"Nasce dal liceo Vittoria Colonna, in seguito a un bando MIUR. Nel giorno della memoria per le vittime del terrorismo viene stabilito un protocollo d'intesa tra il MIUR e le vittime, per approfondire i temi degli anni del terrorismo. Ci siamo accorti quanto nelle scuole si parlasse poco di questi fatti. Faceva specie che proprio Roma, teatro di tanti atti di violenza, non avesse ancora sviluppato dei percorsi continuativi di approfondimento con le scuole. L'Archivio Flamigni, con la Regione Lazio, ha scelto di pubblicare quattro anni fa "Le storie e i volti", un volume dedicato a raccontare, con testi e immagini, le vittime del terrorismo e della violenza politica del Lazio. La violenza nelle scuole va sempre combattuta. Gli studenti hanno scelto di inaugurare un percorso nella Capitale dedicato alla memoria, visitando i luoghi delle stragi".
Qual è l'approccio degli studenti?
"All'inizio, essendo un po' disinformati, erano titubanti. Si è interrotto quel processo di trasmissione storica di padre in figlio, quindi stiamo tentando di ricucire noi un passaggio orale dimenticato. I ragazzi si sono appassionati tantissimo e sono andati al di là della semplice intervista. Hanno interpellato familiari, nonni e genitori, ma non solo. Dei luoghi visitati hanno sentito i vicini cercando sempre di andare oltre la normale testimonianza. Sono rimasti molto colpiti dal ricordo delle istituzioni. Ciò che resta di bello è la loro voglia di farsi coinvolgere ed essere propositivi".