E così il Real va ai quarti, magno Zizou! La compagine madrilena, che all'andata aveva vinto per 3 a 1 al Bernabéu grazie a due perle del solito Cristiano Ronaldo, ieri sera, al Parco dei Principi, si è imposta per 2 a 1 in trasferta sugli opulenti alfieri del PSG, uno squadrone imbottito di soldi e di campioni, costruito dagli sceicchi del Qatar per mere esigenze di marketing, con le maglie di Neymar che, al suo arrivo nella Ville lumière, venivano acquistate da indigeni e turisti in seguito a file che nemmeno davanti al Louvre, e messo discretamente in campo da un tecnico spagnolo, Unay Emery, che vincerà a mani basse un campionato mai in discussione e privo del benché minimo stimolo ma che, per il secondo anno consecutivo, esce malamente dalla Champions, beffato l'anno scorso dalla "remuntada" del Barcellona di Luis Enrique e quest'anno dal solido talento dei fuoriclasse allenati da Zidane.
Più che una beffa, un destino per un allenatore dalle indubbie capacità che, tuttavia, si trova a lavorare in un ambiente difficile, pieno di primedonne poco inclini al confronto e alla collaborazione, innamorate di se stessa assai più che della squadra e desiderose di mettersi in mostra a scapito delle esigenze della collettività.
Zidane si è imposto grazie alla classe divina di CR7, uno che quando segna non fa più notizia da tempo, e alla grinta di Casemiro, centrocampista moderno e in grado di svolgere come pochi le due fasi di gioco.
A nulla è valsa la caparbietà di Cavani, autore del gol del momentaneo pareggio, prima del crollo, della conseguente eliminazione e dello spettro dell'ennesima stagione sostanzialmente fallimentare.
Il Real, distante anni luce dal Barça nella Liga, punta tutto sulla coppa dalle grandi orecchie e non c'è dubbio che si candidi a vincere, per la quarta volta in cinque anni, una competizione che considera ormai il proprio giardino di casa.
Discorso diverso ad Anfield Road, dove un Liverpool reduce dal 5 a 0 dell'andata a Oporto si limita a gestire lo 0 a 0 e approda ai quarti senza affanno. La saggezza teutonica di Klopp ha, ancora una volta, la meglio sul gioco spumeggiante, sul calcio inteso come puro divertimento e sugli eccessi di campioni che, talvolta, in passato, si disunivano, subendo clamorose rimonte e ancor più amare sconfitte. Stavolta no, in quanto il tedesco Klopp, ex Borussia Dortmund, ha conferito uno spirito pragmatico ai propri ragazzi, convincendoli di poter competere al massimo livello e di poter dare il meglio di sé in ogni circostanza, ottenendo in cambio una stagione che non sarà esaltante ma è comunque molto positiva.
Stasera tocca a Juve e Manchester City, con i guardioliani pressoché certi del passaggio del turno, dopo il 4 a 0 inflitto all'andata al modesto Basilea, e il gruppo di Allegri che, orfano del guerriero Mandžukić, si affida al duo argentino Higuaín-Dybala per compiere il capolavoro a Wembley, vincere con almeno un gol di scarto e proseguire nella corsa verso il sogno di Kiev. Sarà tutt'altro che semplice.
Un'ultima considerazione la merita lo sventurato difensore della Fiorentina Davide Astori, omaggiato con un minuto di silenzio su tutti i campi d'Italia e d'Europa. Il mondo del calcio assiste attonito al commiato da uno dei suoi figli migliori. Scriveva il commediografo greco Menandro che "muore giovane colui che è caro al cielo". Sarà forse vero, ma non chiedeteci di accettarlo.