In Italia c’è bisogno di maestri artigiani che trasmettano i loro mestieri, di giovani meccatronici che rispondano alle nuove necessità delle aziende, di tecnici superiori per l’economia del futuro. I ragazzi spesso entrano difficilmente in contatto con il mondo produttivo o si perdono in un percorso di studi che non corrisponde al loro desiderio di “fare” e di mettersi alla prova.
Una risposta prova a darla uno degli strumenti attuativi del Jobs Act, il cosiddetto “sistema duale”, attraverso il quale si intende favorire l’occupabilità dei giovani portandoli nelle imprese (duale significa impiegare il proprio tempo in parte a scuola in parte in azienda) e la possibilità di conseguire un titolo di studio anche tramite un contratto di apprendistato. Tra gli obiettivi, quello di ridurre la dispersione scolastica e ampliare l’offerta formativa.
A cosa porterà nel breve periodo? La sperimentazione del sistema duale consentirà a circa 60mila giovani nel prossimo biennio di conseguire i titoli di studio con percorsi formativi che prevedono, con modalità diverse, una effettiva alternanza scuola-lavoro. Per una parte dei giovani studenti l’apprendimento in impresa avverrà tramite un contratto di apprendistato di primo livello, mentre per l’altra attraverso l’introduzione dell’alternanza “rafforzata” di 400 ore annue a partire dal secondo anno del percorso di Istruzione e formazione professionale. Si potranno così conseguire gli stessi titoli di studio dei percorsi ordinari a tempo pieno: qualifica e diploma professionali, diploma di istruzione secondaria superiore, titoli di laurea triennale o magistrale, master e dottorato, anche grazie ad un significativo aumento delle ore di formazione in azienda. La sperimentazione del sistema duale parte da 300 centri di formazione professionale in tutta Italia e sono stati stanziati ulteriori 87 milioni di euro - sia per il 2015 che per il 2016 - in aggiunta ai 189 milioni già previsti per la Istruzione e formazione professionale, ripartiti tra le Regioni e le Province Autonome.
YES, WE WORK
Quando si parla di imparare un mestiere lavorando si pensa subito alla Germania, dove il sistema duale è sviluppato da anni e ha fama di grande efficienza, ma molti guardano con curiosità anche al modo anglosassone dove grazie all’inglese, anche se non perfetto, è più facile muoversi.
Angela Edwards, esperta di formazione in Italia per il Seminario Europa di Ciofs-Fp (Coordinamento Italiano Opere Femminili Salesiane-Formazione Professionale), ci racconta come è la realtà in Gran Bretagna.
«Interessante è il grande uso dell’apprendistato, fortemente supportato dalle politiche britanniche in questi ultimi anni: in pratica si impara lavorando, facendo esperienza diretta. È prevista anche una formazione in aula a complemento che privilegia l’inglese, la matematica, la comunicazione e le relazioni, ma la maggior parte del tempo è al lavoro: circa 4 giorni in azienda e 2 in aula con modalità diverse a seconda della professione che si è scelta. I ragazzi hanno un piccolo stipendio, le aziende un aiuto economico e i centri di formazione sono finanziati per attivare corsi molto specifici per fornire nozioni di cultura generale e informazioni pertinenti al lavoro che si sta imparando. Una scelta motivata anche dal fatto che l’università è molto cara e le posizioni lavorative di chi ha un percorso accademico non sempre corrispondono a una remunerazione che consente di rifondere il debito acquisito con i prestiti d’onore. Questo ha fatto sì che molti ragazzi si siano orientati verso l’apprendistato e i mestieri e che la scelta sia soddisfacente per quelli che vogliono essere presto autonomi e con un po’ di soldi in tasca. Non sempre, però, la reputazione sociale va di pari passo: in questo c’è molta strada da fare anche in Inghilterra e c’è da valutare l’impatto che queste misure hanno sul lavoro a lungo termine e sulla politica salariale. Di sicuro è un modo per rendere attivi e impegnarsi in qualcosa di concreto e stimolante sin da teenagers».
YES, I COOK: LA STORIA DI ELTON
Un ragazzo come tanti che a 15 anni si ritrova con qualche insuccesso scolastico e un vita familiare già un po’ complicata. Albanese, segue la mamma con la sorellina più piccola prima in Grecia e poi in Italia a Torino, mentre il papà resta a casa. Prova ad inserirsi nel mondo scolastico ma non riesce. È un ragazzone che non sa bene l’italiano e quindi ha relazioni con i coetanei non facili. Ad un certo punto, per una serie di coincidenze, entra in un progetto “Provaci ancora Sam” con cui si avvicina al centro di formazione professionale Ciofs_Fp. Elton tutti i venerdì fa laboratorio alimentare, scopre così che ha una buona manualità e curiosità per il cibo. L’anno successivo s’iscrive ad un corso agro-alimentare nel centro Agnelli di Torino, ha qualche difficoltà e fatica a stare in un sistema organizzato, ma alla fine finalmente supera il primo anno e durante il tirocinio estivo si trova bene. Il secondo anno va molto meglio, anche nello stage viene apprezzato per le sue qualità. Finito il corso parte con la sua qualifica per l’Inghilterra, dove nel frattempo si è trasferita la mamma e finalmente inizia a lavorare con grande impegno: ora il mattino è aiuto-cuoco in una mensa e la sera fa il pizzaiolo ed è contento. Ha trovato la sua strada e nonostante la lontananza ogni tanto chiama quei formatori che gli han cambiato la vita per raccontare di sé e della sua famiglia.