Superando la soglia della maggioranza assoluta per la nomination presidenziale, composta da 2383 delegati, Hillary Clinton è ufficialmente la prima donna candidata alla Casa Bianca dalla nascita della democrazia americana.
La Clinton è riuscita finalmente ad infrangere quella barriera, invisibile ma opprimente, che ostacola le donne ai vertici della carriera professionale e che conferma l’ingiustificabile disparità sociale tra uomini e donne, ancora fortemente radicata.
«Abbiamo fatto la storia e la vittoria di stasera appartiene a intere generazioni», ha affermato Hillary quando lo scorso otto giugno a Brooklyn ha annunciato la propria nomination.
Ora si attende la sfida finale, ma la battaglia non sarà affatto semplice: oltre a dover superare i propri avversari, l’ex First Lady dovrà far fronte a diversi ostacoli, in primo luogo la tradizione. E infatti non accade di frequente che lo stesso partito vinca tre volte di seguito l’elezione presidenziale. Inoltre, attraverso la Clinton Foundation o i super-Pac, incrementa i suoi fondi elettorali proprio con i finanziamenti di Wall Street, e perfino di governi stranieri tutt’altro che democratici (ad esempio l’Arabia Saudita).
Riuscirà, con l’endorsement di Obama alle presidenziali del prossimo otto novembre a conquistare il tanto aspirato Studio Ovale?