Aristotele sosteneva che l’uomo fosse un “animale sociale”, quindi con un innato bisogno di compagnia. Internet, in questo senso, ha risposto egregiamente a questa necessità. La coesione virtuale, però, ha cambiato anche la comunicazione presupposta in un rapporto fra persone, ovvero il linguaggio.
Nascoste dietro un computer o un cellulare, le nostre relazioni perdono di naturalezza e di significato, lasciando che ciò che viene scritto possa lasciare adito a interpretazioni diverse. Lo dimostra una ricerca pubblicata dall’università del Minnesota, che ha studiato la discrepanza che varie emoticon assumono tra i vari dispositivi e la conseguente diversità di interpretazioni. In pratica uno stesso messaggio, con le stesse emoticon, può essere interpretato differentemente da più utenti. Un esempio?
L’emoticon che ha diviso maggiormente il gruppo preso in esame per la ricerca è quella con il volto che sogghigna, con i denti serrati e gli occhi felici. Inserita in una scala da -5 (percezione negativa) a +5(positiva), chi la usa sui sistemi Apple ha dato in media il valore -1, mentre per Samsung, Lg, Microsoft il valore registrato è stato tra +3 e +5.
Ma le incomprensioni non sono l’unico punto a sfavore di una relazione divisa da uno schermo. I rapporti non si limitano solo alle parole, ma sono composti da un insieme di sensazioni che definiscono la persona con cui ci si sta relazionando. Nelle chat questo si perde irrimediabilmente. Pensiamo ad esempio ai social network: quante volte ci sembra che non ci siano difetti nelle persone con cui parliamo, che non emerga il reale carattere di una persona, che non riusciamo a cogliere delle sensazioni genuine? E allora aprite Whatsapp, proponete una fresca birra e uscite: vedrete che sarà molto più stimolante e reale di una semplice chat.