Sono le 8 e 30 e come di consueto aspetto che le porte del supermercato aprano prima di andare a scuola. La frutta è decisamente la cosa che mi manca di piú della Romagna, e non posso fare a meno dei cachi e delle melagrane, anche se provenienti da Spagna e Turchia. Il market mostra una vasta quantità di frutta e verdura, ma fra tutte le mele della Spagna, le banane del Costa Rica, le verdure e i frutti tropicali, fino alle nostre prugne italiane, quasi non riesco a vedere le piccole mele, peraltro poco saporite e bianche, cresciute nel sud della Finlandia. La famiglia che mi ospita possiede una foresta di 54 ettari, amministrata dai fratelli e dalle sorelle materne. Mentre rincasiamo dopo una lunga giornata, incontriamo lungo la strada alcune case disabitate: la mia host mum (la donna che mi ospita) mi racconta che appartenevano ad alcuni contadini che sono stati costretti a smettere di lavorare. La Finlandia, a causa dei suoi inverni rigidi e lunghi, possiede un settore agricolo che incide sul Pil solo per il 4%. Le coltivazioni si limitano a cereali, grano e patate, e si deve compensare quindi con l’allevamento, in particolar modo di ovini e bovini. Ma un evento in particolare ha messo in crisi questo Paese. L’embargo attuato dalla Russia un anno e mezzo fa su tutti i prodotti agricoli, ma soprattutto sui prodotti caseari, punta di diamante delle esportazioni finlandesi, è stato il colpo di grazia per un settore ridotto al lumicino anche dal famoso welfare finlandese. Molti contadini, infatti, stremati da tasse e costi di produzione elevati, hanno abbandonato il mestiere e sono finiti per strada, mentre altri hanno provato a rilanciare il marchio Made in Finland.
La crisi del settore agricolo non è che la punta dell’iceberg che si trova sotto i laghi incantati della Finlandia. Ho domandato al mio host dad, che ha lavorato tutta la vita con macchine impiegate nelle foreste, quando finalmente arriverà alla pensione. Sessantaquattro anni per legge, anche se con alcune decurtazioni si anticipa ai sessantadue. Ma il futuro delle pensioni è incerto, e lo deduco dai discorsi preoccupati a tavola. Negli ultimi anni il Paese ha subìto una battuta di arresto che non si verificava dagli anni Novanta, con aumento della disoccupazione anche nei settori di punta, quali l’industria del legno e della carta, una diminuzione della produttività e un aumento dell’età demografica. I finlandesi lavorano meno ore di qualsiasi altro cittadino dell’Unione Europea: il governo di destra, guidato da Juha Sipilä, ha provato all’inizio di settembre a tagliare ferie e straordinari ai dipendenti pubblici, ma dopo gli scioperi di poste, servizi ferroviari e uffici, il Primo Ministro è tornato sui suoi passi.
Prima della mia partenza, spesso mi facevano i complimenti per aver scelto un Paese così avanzato. Le frasi del tipo: “Quelli sono tutti ricchi”, oppure: “Là non ce l’hanno la crisi” erano all’ordine del giorno. In realtà durante il mio soggiorno ho potuto constatare come la Finlandia abbia poco di diverso dalle nazioni del sud Europa che più hanno sofferto negli ultimi anni. I sintomi sono esattamente uguali a quelli italiani o, sotto certi aspetti, addirittura a quelli greci e spagnoli: debito pubblico che sale, tagli ai servizi base, mondo del lavoro instabile e difficoltà di gestione da parte dell’esecutivo. Non mi sono affatto stupito quando hanno ribattezzato la Finlandia “Grecia del Nord”.
Ma il Paese non è del tutto in caduta libera, e me ne accorgo dal mio host dad. Un giorno, dopo una lunga discussione su argomenti analoghi, mi ha detto: “Quando vi è un problema noi finlandesi abbiamo una marcia in più”.
La Finlandia è uno Stato in grosse difficoltà e il futuro del Paese è scuro, ma la forza e il sentimento di unità nazionale di quei 5 milioni di cittadini, uniti alla dedizione al lavoro e alla profonda onestà, potranno rilanciarla.
Lascio Pyhäsalmi passando vicino al camping con spiaggia sul lago, chiuso e decadente, mentre la torre di estrazione della miniera si staglia sul cielo rosso. Con un filo di tristezza mi separo da un Paese che mi ha dato tanto.