La legge di riforma dell’editoria passa il primo turno alla Camera arricchita da un importante emendamento a firma della deputata pd Mara Carocci: se vogliono ottenere i contributi del fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, i giornali dovranno fare attenzione a ciò che pubblicano. «Con l’emendamento proposto e poi approvato - spiega Carocci - abbiamo ottenuto che i giornali dovranno avere modalità chiare con cui trattare le pubblicità da inserire, non pubblicando più tutte quelle lesive della dignità del corpo femminile, altrimenti non potranno accedere ai contributi».
Un provvedimento che finalmente accende i riflettori in maniera decisa sul tema della comunicazione di genere sui nostri media: oltre la tv, infatti, i nostri quotidiani e riviste sono spesso pieni di annunci pubblicitari che poco rispettano e a volte offendono l’immagine della donna, il più delle volte nell’indifferenza generale. «Oggi esiste un Codice di autoregolamentazione pubblicitaria, ma come dice la parola stessa è di autoregolamentazione e non sempre garantisce imparzialità. L’intento in questo caso è quello di responsabilizzare gli editori e inserire una vera e propria penalizzazione. Trattandosi di una legge delega, ci siamo limitati ad esprimere il principio, sarà poi il governo a definire il sistema di controllo». E c’è già chi si dice contrario a questo emendamento, paventando il pericolo dell’opinabilità: chi potrà dire se i contenuti sono davvero offensivi o no? Ai detrattori Carocci risponde decisa: «Quando si comincia a fare questo tipo di questioni secondo me si cerca il cavillo per aggirare il problema reale. Oggi c’è una proliferazione di pubblicità esplicitamente offensive, è come se ci fosse una cultura diffusa dell’assuefazione». E lo sappiamo bene noi di Zai.net, che da anni dedichiamo una rubrica al tema. Finalmente anche gli editori più grandi dovranno fare più attenzione.