Hanno più o meno la stessa età, tutti sono nativi digitali. Ma con la rete hanno un rapporto davvero diverso. Parliamo dei minori italiani e stranieri, che accedono all’immenso mondo digitale per le esigenze più diverse. Da una parte noi, che pur essendo nati nell’era di internet e conoscendolo meglio delle generazioni precedenti, spesso ne rimaniamo vittime. Dall’altra i nostri coetanei, che fuggono da Paesi in guerra e che vedono nella rete soprattutto opportunità.
“ATTENZIONE: PROTEZIONE INSUFFICIENTE”
Una recente ricerca condotta da Telefono Azzurro – “Tempo del web. Adolescenti e genitori online” – ha confrontato le abitudini che genitori e figli possiedono all’interno del mondo della rete. Alcuni dati sono alquanto preoccupanti: il 17% dei ragazzi intervistati (di età compresa fra i 12 e i 18 anni) dichiara di non riuscire a staccarsi da smartphone e social; uno su quattro è perennemente online e quasi uno su due si connette più volte al giorno. Il primo contatto con i social network avviene prima dei 13 anni nel 48% dei casi e il primo smartphone arriva all’età media di 11 anni per il 71% dei ragazzi intervistati. Insieme alla precocità del primo contatto con la rete ci sono anche dati preoccupanti legati al rapporto degli adolescenti con la sessualità: quattro ragazzi su cinque dichiarano di frequentare con costanza siti pornografici e il 28% di loro teme di diventarne dipendente, mentre uno su dieci conosce qualcuno che ha fatto sexting (ovvero inviare messaggi sessualmente espliciti o immagini inerenti al sesso).
Per non parlare del cyberbullismo, il bullismo virtuale che passa attraverso parole, immagini e video diffusi tramite internet, ma non meno grave della violenza fisica. Dai dati raccolti si è scoperto che il 12% degli adolescenti inclusi nello studio è stato oggetto di cyberbullismo e il 32% crede di poterne diventare una vittima. La rete quindi può apparire come una vera e propria trappola per i meno esperti.
La possibilità di accedere in qualsiasi momento e senza alcun tipo di restrizione a qualunque informazione è sicuramente una comodità che fino a qualche anno fa sembrava essere inimmaginabile e, di conseguenza, si presenta come una risorsa da sfruttare fino in fondo. Purtroppo però il tempo ci ha svelato l’arma a doppio taglio che si cela dietro la spregiudicata accessibilità della rete. Secondo i dati della Polizia Postale presentati in occasione della sesta edizione del progetto “Per un web sicuro”, realizzato in collaborazione con il Moige, su 228 casi trattati, il 35% è costituito da ingiurie, minacce e molestie. «La prevenzione dei reati è uno dei compiti istituzionali della Polizia di Stato, e la formazione è indubbiamente uno dei modi migliori di fare prevenzione – ha dichiarato Roberto Di Legami, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – “Per un web sicuro” è un’iniziativa finalizzata a far vivere la Rete come una grande opportunità e non un pericolo per i nostri figli». Così come è un’opportunità per i nostri coetanei che arrivano in Italia, magari fuggendo da un Paese in guerra.
GIOVANI MIGRANTI DIGITALI
Internet può svolgere un ruolo completamente differente se calato all’interno della vita dei giovani minorenni approdati sulle nostre coste a causa degli inarrestabili flussi migratori. Grazie ad un’indagine condotta da Save the Children, che ha coinvolto 156 minori di età compresa tra i 15 e i 17 anni e di nazionalità diverse (Egitto, Gambia, Guinea Conakry, Nigeria, Mali e Senegal), possiamo comprendere meglio il rapporto tra il web e i ragazzi e le ragazze che giungono nel nostro Paese, spesso soli e spinti dalla volontà di realizzare un sogno. Generalmente la possibilità di accedere al web prima della partenza dipende fortemente dal Paese d’origine. La percentuale più alta di “connessi alla rete” si registra in Egitto, mentre nelle regioni sub-sahariane le possibilità di rimanere “online” sono quasi nulle. Nella maggior parte dei casi, quindi, sono stati principalmente i racconti di parenti e amici arrivati prima a influenzare la decisione di partire. Per chi ha potuto collegarsi al web prima di intraprendere il viaggio, la navigazione su internet ha contribuito, a volte in maniera determinante, a rafforzare la scelta. I social network offrono foto meravigliose del nostro Paese, come degli altri d’altronde, e ciò crea nell’immaginario dei ragazzi un sogno per cui lottare e partire.
Il viaggio di questi giovani migranti può essere suddiviso in tre fasi ben distinte: il periodo che precede la partenza, il viaggio vero e proprio e infine la vita nel Paese di arrivo. Purtroppo durante la seconda fase i contatti con la famiglia e il Paese di origine sono quasi sempre assai limitati, se non addirittura assenti. Di conseguenza l’accesso a internet è da escludersi nella quasi totalità dei casi. Solitamente i telefoni cellulari vengono quindi utilizzati solo per comunicare con gli “organizzatori” del viaggio o, talvolta, anche come “scatola dei ricordi” dalla quale spulciare qualche vecchia foto in grado di donare la forza per andare avanti.
Una volta giunti a destinazione, la rete torna ad essere utilizzata come mezzo di comunicazione utile per tenersi in contatto con parenti e amici. Spesso subentra anche una nuova utilità del web: l’informazione e l’istruzione. L’immenso mondo virtuale che siamo abituati a vedere principalmente come luogo di svago offre una quantità incalcolabile di opportunità, tra cui quelle di corsi online gratuiti per l’apprendimento delle lingue e di qualsiasi altra materia.
Anche in questo caso, però, non è tutto oro ciò che luccica: la navigazione porta sempre con sé rischi dovuti all’approccio di sconosciuti, all’esposizione a critiche e insulti di qualsiasi genere e alla facilità con cui si può cadere in truffe commerciali e non. Facendo leva su questi pericoli sarebbe opportuno garantire a chiunque ne abbia bisogno la possibilità di imparare a destreggiarsi all’interno della rete, evitando i lati più oscuri di un mondo in continuo movimento.