La scuola alternativa
La scuola alternativa
Seguire le lezioni da casa e fare gli esercizi in classe o magari non farli proprio più. Tra idee innovative e attacchi alla tradizione, tutte le tendenze della nuova didattica
Gaia Ravazzi | 11 marzo 2016

 

I numeri dei rapporti OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sono sicuramente sconcertanti: gli italiani sono in fondo alla classifica europea per quanto riguarda lettura e matematica, con un tasso di analfabetismo altissimo, ben il 47%.

Se sull’importanza dell’educazione non obietta nessuno, sul metodo è tutta un’altra storia. Gli approcci più disparati che si sono susseguiti nelle scuole d’Europa diventando dei veri e propri trend del momento destano non poche perplessità. Se da una parte troviamo i fautori della scuola tradizionale, sostenitori della lezione frontale e i compiti per casa, dall’altro c’è una serie di correnti innovative che vogliono mettere in discussione la didattica per favorire gli studenti e la loro serenità. 

LA FRANCIA E LA SCUOLA CAPOVOLTA

L’esperimento francese sicuramente degno di nota è quello della “flipping school”, la scuola capovolta, che prevede che gli alunni svolgano i propri compiti in classe e che seguano le spiegazioni da casa. Questa pratica ha riscosso talmente successo in Francia che dal 19 al 25 gennaio si è svolta, con la benedizione del ministero dell’Educazione Nazionale, persino la semaine de la classe inversée,  in cui tutte le scuole hanno applicato questo metodo a porte aperte per farlo conoscere ad insegnanti e genitori interessati. La scuola “rovesciata” è una scuola tecnologica, accessibile e interattiva che permette all’insegnante di entrare in contatto con la vita di tutti i giorni dello studente attraverso video e spiegazioni multimediali.

IL NORD EUROPA E GLI SPAZI APERTI

Il metodo Dada è un tipo di didattica che vede gli spazi come protagonisti della vita di tutti i giorni degli studenti. L’approccio, nato in Svezia, prevede che siano i ragazzi a vagare di aula in aula, mentre i professori li aspettano al cambio dell’ora. Secondo gli studi, infatti, il movimento sarebbe un ulteriore fattore da considerare per apprendere al meglio. Ad esempio, nel liceo di Ørestad a Copenhagen, una scuola dall’architettura trasparente dove la didattica non si fa sui libri ma attraverso iPad, sono importantissimi anche gli spazi comuni, pensati per lavorare da soli o in gruppo. Questa idea innovativa è stata accolta anche da alcune scuole italiane come i licei scientifici statali “J. F. Kennedy” e “A. Labriola” di Roma o la scuola media siciliana “Antonio Amore” di Pozzallo.

L’ITALIA E BASTA I COMPITI

Nelle ultime settimane la petizione “Basta compiti” promossa dal dirigente scolastico ligure Maurizio Parodi ha raggiunto oltre le 10.000 firme, scuotendo le coscienze di genitori e insegnanti di tutta Italia. L’obiettivo è quello di eliminare i compiti a casa nella cosiddetta scuola dell’obbligo, perché visti unicamente come fonte di stress per i giovani studenti. L’impegno pomeridiano settimanale dei nostri quindicenni, infatti, è altissimo rispetto alla media OCSE, con 8,7 ore a fronte delle 4,7 di media. «Una didattica di tipo frontale - afferma Parodi - una didattica di tipo trasmissivo, non ha più ragion d’essere ed è pedagogicamente improponibile e insostenibile. Il docente dovrebbe avere un ruolo di regia educativa e il suo compito dovrebbe essere quello di insegnare ad imparare».

Spesso, effettivamente, sono proprio i compiti a minare o sviluppo delle attività extra curriculari come suonare uno strumento o fare sport poiché sottraggono ai ragazzi tempo da dedicarvi. Il sogno di Parodi emerge dalle sue parole: «Io vorrei che l’attività extra scolastica scaturisse proprio come lo sviluppo degli interessi che si maturano in un ambiente stimolante, come potrebbe essere quello scolastico se intenso e emotivamente promozionale». 

Mariangela Caprara, che fa parte dell’albo docenti a compiti zero, istituito sul blog dello stesso Parodi, ha applicato quest’iniziativa nelle proprie classi di greco e latino, seppur non alla lettera. «Insieme agli altri licei, il liceo classico - afferma la professoressa - ha tra gli obiettivi quello di rendere gli alunni capaci di gestire lo studio individuale: quindi l’opzione “compiti zero” non si può applicare alla lettera, sebbene io trovi ormai superata e sterile quella che chiamo “didattica vessatoria”». Forse è ancora difficile immaginare un percorso scolastico senza esercizi, pagine da studiare, versioni da tradurre durante i lunghi pomeriggi invernali; quello che è certo, però, è che vogliamo immaginare una scuola che non sia rigida nei suoi schemi e che, finalmente, impari ad adattarsi ai cambiamenti epocali che in pochi anni hanno cambiato le nostre vite. L’Europa è già avanti: cosa aspettiamo?