La “Buona Scuola” è diventata legge. Per un anno sono volati stracci tra sindacati, studenti e governo, che nonostante le consultazioni per tutta Italia e sul web alla ricerca di suggerimenti per una scuola migliore, non è riuscito a evitare l’immancabile ondata di proteste. Alla fine Renzi ha però tirato dritto, e lo scorso 16 luglio, con 277 favorevoli, 173 contrari e 4 astenuti, è entrato in vigore l’unico articolo da cui è composta la riforma dell’istruzione, su cui lo stesso Presidente del Consiglio aveva posto la questione di fiducia.
Una riforma studiata a tavolino per essere ‘blindata’ grazie alla presenza di un unico articolo, contenente però 212 commi, che è diventata così immune all’ostracismo dell’opposizione parlamentare che aveva già presentato vari emendamenti al ddl targato Renzi-Giannini. Ma in cosa consiste la riforma e quali sono i punti critici che hanno sollevato i polveroni delle piazze e delle scuole? Eccoli in 7 punti.
Assunzioni e concorsi
È stato il primo punto annunciato dal ministro Giannini quando ha presentato la riforma: un piano straordinario di assunzioni per 102.734 precari, suddiviso in 4 fasi. Questo mese sono entrati i professori che avrebbero già dovuto ricoprire i posti lasciati liberi da chi è andato in pensione, ora saranno assunti gli altri nel corso dell’anno. A partire dall’anno scolastico 2016/2017 le assunzioni saranno fatte dal preside nominalmente, e si diventerà insegnanti solo attraverso concorsi istituiti su base regionale.
Autonomia
Punto fondamentale della riforma, che vuole conferire alle scuole quell’autonomia che da almeno vent’anni viene promossa sulla carta, ma mai nella pratica. La “Buona Scuola” è diventata legge. Per un anno sono volati stracci tra sindacati, studenti e governo, che nonostante le consultazioni per tutta Italia e sul web alla ricerca di suggerimenti per una scuola migliore, non è riuscito a evitare l’immancabile ondata di proteste. Alla fine Renzi ha però tirato dritto, e lo scorso 16 luglio, con 277 favorevoli, 173 contrari e 4 astenuti, è entrato in vigore l’unico articolo da cui è composta la riforma dell’istruzione, su cui lo stesso Presidente del Consiglio aveva posto la questione di fiducia.Una riforma studiata a tavolino per essere ‘blindata’ grazie alla presenza di un unico articolo, contenente però 212 commi, che è diventata così immune all’ostracismo dell’opposizione parlamentare che aveva già presentato vari emendamenti al ddl targato Renzi-Giannini. Ma in cosa consiste la riforma e quali sono i punti critici che hanno sollevato i polveroni delle piazze e delle scuole? Eccoli in 7 punti. A livello economico sono previste, oltre alle erogazioni statali, anche donazioni da parte di privati, che non potranno però superare i 100.000 euro. Il 10% delle erogazioni totali sarà comunque destinato agli istituti con meno risorse economiche, per evitare disparità fra scuole ricche e povere. A livello formativo, il POF sarà organizzato da un apposito comitato nelle singole scuole, in modo che la formazione sia sempre più adattata ai desideri e alle tendenze degli alunni. Su questo punto è stata aggiunta la possibilità per gli studenti delle scuole superiori di personalizzare il proprio curriculum scolastico, attraverso materie aggiuntive a scelta – sul modello universitario – da studiare negli ultimi anni del proprio percorso.
Scuola e lavoro
Per educare al meglio al mondo del lavoro gli studenti, sono previste dalla riforma 400 ore di percorso lavorativo per gli istituti professionali e tecnici, 200 nei licei, da svolgersi negli ultimi tre anni.
Potere ai presidi
È un altro dei punti controversi della riforma. Previsto infatti il conferimento di poteri senza precedenti ai dirigenti scolastici su insegnanti e staff personale. Il preside potrà scegliere i docenti dagli albi territoriali per affidare loro incarichi da 3 anni (rinnovabili), ma non solo: premierà gli insegnanti migliori attraverso bonus in denaro in busta paga (per i quali è stato previsto un fondo statale da 200 milioni).
Vista la particolare criticità di questo aspetto della riforma, il Governo ha previsto un Comitato che affiancherà il preside e deciderà i criteri in base ai quali saranno distribuiti i premi. Il comitato sarà formato da due genitori (un genitore e uno studente alle superiori), 3 insegnanti e un componente esterno nominato dall’Ufficio scolastico regionale. Tassativamente proibita l’assunzione da parte del preside di parenti e affini.
Carta del Prof
I docenti avranno a disposizione 500 euro annuali spendibili fra mostre, musei, corsi di formazione e altro per una preparazione migliore e sempre aggiornata (si spera). Gli eventi e l’orientamento della spesa della Carta saranno però definiti dalla scuola, in modo che siano coerenti e adeguati al Pof triennale.
Edilizia e sicurezza
Secondo i dati del Miur pubblicati lo scorso agosto, solo il 39% delle scuole ha il certificato di agibilità e abitabilità. Proprio verso il gravoso problema della fatiscenza delle strutture scolastiche si è mossa la riforma, che prevede lo stanziamento di 3 miliardi di euro destinati a ristrutturazioni e interventi negli edifici a rischio.
Paritarie e fisco
Detrazione fiscale di 400 euro annui al massimo per ogni figlio che si manda alla scuola privata. Ogni anno si spendono 472 milioni per le scuole private. Con questo sgravio fiscale il costo del privato alla collettività aumenterà di circa 100 milioni.