C’era una volta un piccolo libretto pieno di fogli chiamato diario, meglio conosciuto come la cassaforte di quei segreti “che non si potevano raccontare a nessuno”. Eccome se era privato, questo diario! Neanche il lucchetto bastava a tranquillizzare i piccoli scrittori. Non a caso la parte divertente era proprio nascondere la chiave nei posti più impensabili della casa, ben lontana dall’irrefrenabile curiosità di mamma e papà. Era così gettonato che non si vedeva l’ora di iniziare la scuola proprio per acquistare quello scolastico! Persino il drammatico momento dell’assegnazione dei compiti poteva avere un suo lato positivo: era la giusta occasione per sfoggiare il proprio originalissimo diario, anche con una certa aria di spavalderia.
Qualcosa però non quadra: “C’era una volta” abbiamo detto, ma adesso invece? Non tutti sappiamo esattamente cosa sia! Ma anche a saperlo, non ne capiamo di certo l’utilità. E come darci torto, mio caro diario, dopo la nascita della tua più acerrima nemica: la tastiera digitale dei cellulari! Per scrivere i compiti, o anche per annotare i nostri pensieri, impieghiamo lo stesso tempo che le nostre sorelle maggiori ci mettevano solamente per aprire il loro diario.
Nella mia classe, ad esempio, a fine lezione, la maggior parte dei ragazzi neanche prende nota sul diario (diario che è la scuola ad offrire agli studenti come dono di inizio anno), ben consapevole che nel pomeriggio le informazioni riguardo i compiti gireranno nella chat della classe creata su Whatsapp. Più in generale, con l’invenzione dei social network il bisogno di scrivere su un foglio di carta le proprie considerazioni è sceso sotto lo zero. Basti pensare a Facebook che ci chiede continuamente “A cosa stai pensando?”: ormai tutti gli sfoghi sentimentali avvengono lì. E fra tag, link e chat, quei famosi segreti “che non si potevano raccontare a nessuno” forse non esistono neanche più. Che ci puoi fare, caro diario, i momenti di gloria sono così: vanno e vengono. Nel dubbio, aspetta. Magari come il pizzo o i pantaloni larghi, un giorno tornerai di moda anche tu.