LETTERA APERTA AL GOVERNO
Con la cultura non si mangia, senza non si ragiona
Con “La buona scuola”, il Premier Matteo Renzi ha lanciato una consultazione pubblica per raccogliere i pareri di studenti, insegnanti e genitori. Ecco l’opinione di una studentessa liceale
Camilla Gaggero | 6 novembre 2014
“Carmina non dant panem” dicevano due millenni fa i latini e si traduce ai giorni nostri con l’ormai celebre frase del ministro Tremonti “Con la cultura non si mangia”. La scuola dovrebbe essere il luogo in cui nasce la speranza del futuro, invece viene spesso considerata una spesa inutile. Tanto i giovani sono già a conoscenza del loro futuro: studiano non per lavorare, ma per unirsi alla schiera dei disoccupati. La disoccupazione giovanile ha oltrepassato l’allarmante soglia del 40%: circa due ragazzi su cinque, quindi, non lavorano e gli altri probabilmente sono sottopagati perché nuovi assunti, magari come netturbini, nonostante la laurea.
Nella società capitalista il valore di una persona è calcolato in base al profitto e al successo, per cui se guadagni poco o nulla non sei nessuno: non importa se sai tradurre Cicerone o recitare un verso dell’Inferno dantesco. Tutto ciò che non frutta denaro nell’immediato può, anzi, deve essere eliminato: a cosa serve stare chini sui libri per ore se poi basta un secondo, un semplice clic, per ottenere le stesse informazioni? In virtù di un ragionamento simile dovrebbero essere eliminate dalle scuole tutte le materie umanistiche, tanto sono “inutili”. Purtroppo molti la pensano veramente così, per cui da anni si porta avanti il tentativo di abolire il latino nei licei scientifici: cosa se ne fa uno scienziato di una lingua morta?
Ma chi attacca il latino lo fa solo perché non lo conosce appieno. Non si tratta di celebrare le imprese di Cesare, in tal caso sarebbe sufficiente il libro di storia romana: è molto di più. Come spiega infatti Luigi Cavalli Sforza, scienziato e non umanista, chi rinuncia a tradurre rinuncia a pensare, poiché il meccanismo di deduzione-induzione che si mette in moto di fronte a un testo antico è lo stesso applicato nella scienza.
Insieme al latino sono state criticate altre materie umanistiche come storia, arte, filosofia e letteratura, in quanto la scuola ideale che oggi va di moda è quella delle tre I: Internet, Impresa e Inglese.
Non si dovrebbe neanche difendere lo studio dell’arte, che è diretta espressione della civiltà di un popolo, ma, in un Paese in cui si lascia crollare miseramente un sito archeologico come Pompei, purtroppo è necessario anche questo. Lo stesso discorso vale per la letteratura che, come l’arte, aiuta a comprendere l’evoluzione del pensiero e della mentalità di un popolo.
Chi non si ricorda una data o un nome può ricorrere all’uso di Internet ma, se non ha mai studiato, troverà parole vuote: la conoscenza è inutilizzabile se non si hanno i giusti strumenti, ossia il ragionamento e la capacità critica che derivano dalla cultura umanistica. Forse gli studi classici non portano a un profitto nell’immediato, ma senza di essi è impossibile ragionare.
Nella società capitalista il valore di una persona è calcolato in base al profitto e al successo, per cui se guadagni poco o nulla non sei nessuno: non importa se sai tradurre Cicerone o recitare un verso dell’Inferno dantesco. Tutto ciò che non frutta denaro nell’immediato può, anzi, deve essere eliminato: a cosa serve stare chini sui libri per ore se poi basta un secondo, un semplice clic, per ottenere le stesse informazioni? In virtù di un ragionamento simile dovrebbero essere eliminate dalle scuole tutte le materie umanistiche, tanto sono “inutili”. Purtroppo molti la pensano veramente così, per cui da anni si porta avanti il tentativo di abolire il latino nei licei scientifici: cosa se ne fa uno scienziato di una lingua morta?
Ma chi attacca il latino lo fa solo perché non lo conosce appieno. Non si tratta di celebrare le imprese di Cesare, in tal caso sarebbe sufficiente il libro di storia romana: è molto di più. Come spiega infatti Luigi Cavalli Sforza, scienziato e non umanista, chi rinuncia a tradurre rinuncia a pensare, poiché il meccanismo di deduzione-induzione che si mette in moto di fronte a un testo antico è lo stesso applicato nella scienza.
Insieme al latino sono state criticate altre materie umanistiche come storia, arte, filosofia e letteratura, in quanto la scuola ideale che oggi va di moda è quella delle tre I: Internet, Impresa e Inglese.
Non si dovrebbe neanche difendere lo studio dell’arte, che è diretta espressione della civiltà di un popolo, ma, in un Paese in cui si lascia crollare miseramente un sito archeologico come Pompei, purtroppo è necessario anche questo. Lo stesso discorso vale per la letteratura che, come l’arte, aiuta a comprendere l’evoluzione del pensiero e della mentalità di un popolo.
Chi non si ricorda una data o un nome può ricorrere all’uso di Internet ma, se non ha mai studiato, troverà parole vuote: la conoscenza è inutilizzabile se non si hanno i giusti strumenti, ossia il ragionamento e la capacità critica che derivano dalla cultura umanistica. Forse gli studi classici non portano a un profitto nell’immediato, ma senza di essi è impossibile ragionare.