Il riscatto comincia dai giovani
Napoli: una Città per cambiare
L?incendio doloso che ha distrutto il simbolo della rinascita di Napoli, la Città della Scienza, non ha tolto ai ragazzi la voglia di reagire
Giulia Molari | 15 aprile 2013
«Quando ero ancora un bimbetto delle elementari con i miei occhiali tondi da ?scienziato pazzo?, o almeno così li definivo, chiedevo a papà il perché di tutto, ma proprio non riuscivo a credergli quando mi spiegava che la piuma e la palla, in quel tubo, atterravano nello stesso punto. Per me era impossibile... Gli scienziati si sbagliavano ed avevo ragione io».
A parlare è Giuliano Russo, giovane giornalista freelance (autore di Tg Smile, cercatelo su YouTube, ndr), che ha seguito da vicino le proteste di strada messe in atto da quella che egli stesso nel suo reportage ha descritto come la «parte migliore di Napoli e dintorni», quella parte che da un giorno all'altro si è vista sottrarre un bene comune dall'impareggiabile valore sociale: la Città della Scienza, «simbolo dell'infanzia» di tanti, «di cui si sentiva parlare poco», ma che «rappresentava un faro della cultura a tutti i livelli, per grandi e piccini».
Le immagini crude e violente di quella notte del 4 marzo, giorno in cui il terribile incendio è divampato nel decimo municipio del comune di Napoli, hanno fatto il giro del mondo e commosso migliaia di persone. Era il quartiere che ospitava il museo della scienza sorto nell'area ex Italsider negli anni ?90, su iniziativa di Vittorio Silvestrini, per volontà di Antonio Bassolino, sul modello de La Villette di Parigi. Il gioiello del capoluogo partenopeo che ogni anno accoglieva più di 350mila visitatori, oltre ad un museo scientifico interattivo e un planetario che permettevano soprattutto ai più piccoli di muovere i primi passi nel vasto universo delle scienze e del progresso, ospitava anche un incubatore di imprese e un centro di formazione. Il rogo di natura dolosa ha distrutto quasi la totalità della struttura; si parla ad oggi di 10-12mila metri quadrati andati perduti, ad eccezione del Teatro delle Nuvole, un corpo separato che ospitava delle rappresentazioni. In pochi minuti - hanno raccontato i vigili del fuoco e il custode del centro - una fosca colonna di fumo nero ha abbracciato l?intero edificio, divorando i padiglioni dall'interno e lasciando in piedi soltanto alcuni muri, sui quali ancora oggi si leggono alcune delle scritte lasciate dai piccoli visitatori del posto. I danni strutturali ed economici sono inestimabili, ma ancora di più lo sono le profonde ferite inferte all'anima della città. Il pm Michele Del Prete della Direzione distrettuale anti mafia, all?interno della complessa indagine circa la bonifica e la vendita dei suoli da parte della criminalità locale, non esclude in questa vicenda il coinvolgimento diretto della camorra.
Ormai lontani dalle dinamiche propagandistiche elettorali i cittadini campani si sono riscoperti soli nel confronto quotidiano con la malavita organizzata ben radicata nel territorio, che di nuovo ha inferto una stoccata alle istituzioni, dimostratesi fragili, impotenti e incapaci di salvaguardare non soltanto un edificio pubblico, ma quanto di più importante questo rappresentava: la cultura. È la cultura, infatti, ad essere stata colpita insieme alla Città della Scienza e con lei i principali fruitori di essa: i giovani, e chi colpisce i giovani, i loro luoghi di confronto, di crescita e di formazione, uccide il futuro. Nasce quindi spontanea la domanda: in una situazione così complessa dove persino la politica trova delle difficoltà nel dare delle risposte concrete al bisogno di sicurezza dei cittadini, a chi spetta difendere il futuro? Ai piedi del Vesuvio, la risposta è risuonata forte e chiara.
Centinaia di realtà territoriali, associazioni, studenti, ma anche famiglie, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della cultura, dello spettacolo e della letteratura, si sono radunate di fronte alle ceneri dell?ei fu museo della scienza mettendo in piazza un flash mob partecipato che con i suoi colori e la sua vivacità, come ci racconta la creative copywriter Irene Fazio, ha voluto contrapporsi «alla tristezza e allo scempio appena consumato. È stata la manifestazione della società civile, della parte non marcia della città, quella che ancora partecipa e crede in iniziative del genere come strumento per sensibilizzare e promuovere la Napoli che vogliamo». L?aria che si respira in quel di Bagnoli è quella della partecipazione, della voglia da parte dei cittadini napoletani di essere protagonisti di questo percorso di rinascita e ricostruzione. «Per questo la sera dell?incendio - continua Irene - è stato creato un gruppo su Facebook, ?Ricostruiamo città della scienza?, che ad oggi conta 35mila iscritti circa. È stato un tam tam tra post in diretta sull?incendio, manifestazioni di solidarietà, commenti». Dopo il brusco impatto iniziale rispetto all'inquietante entità del disastro si è fatta spazio tra gli abitanti del quartiere la voglia di guardare al futuro; nel frattempo anche l?Unione europea si è detta pronta a valutare il cofinanziamento per la ricostruzione dell?edificio, che per partire necessita, conclude Irene, «di una bella reazione forte da parte delle istituzioni e degli enti coinvolti. Bisogna dare un esempio di coraggio, per lanciare un messaggio forte alla società civile ma soprattutto alla camorra. Come la fenice, la Città della scienza deve risorgere presto dalle sue ceneri!».
A parlare è Giuliano Russo, giovane giornalista freelance (autore di Tg Smile, cercatelo su YouTube, ndr), che ha seguito da vicino le proteste di strada messe in atto da quella che egli stesso nel suo reportage ha descritto come la «parte migliore di Napoli e dintorni», quella parte che da un giorno all'altro si è vista sottrarre un bene comune dall'impareggiabile valore sociale: la Città della Scienza, «simbolo dell'infanzia» di tanti, «di cui si sentiva parlare poco», ma che «rappresentava un faro della cultura a tutti i livelli, per grandi e piccini».
Le immagini crude e violente di quella notte del 4 marzo, giorno in cui il terribile incendio è divampato nel decimo municipio del comune di Napoli, hanno fatto il giro del mondo e commosso migliaia di persone. Era il quartiere che ospitava il museo della scienza sorto nell'area ex Italsider negli anni ?90, su iniziativa di Vittorio Silvestrini, per volontà di Antonio Bassolino, sul modello de La Villette di Parigi. Il gioiello del capoluogo partenopeo che ogni anno accoglieva più di 350mila visitatori, oltre ad un museo scientifico interattivo e un planetario che permettevano soprattutto ai più piccoli di muovere i primi passi nel vasto universo delle scienze e del progresso, ospitava anche un incubatore di imprese e un centro di formazione. Il rogo di natura dolosa ha distrutto quasi la totalità della struttura; si parla ad oggi di 10-12mila metri quadrati andati perduti, ad eccezione del Teatro delle Nuvole, un corpo separato che ospitava delle rappresentazioni. In pochi minuti - hanno raccontato i vigili del fuoco e il custode del centro - una fosca colonna di fumo nero ha abbracciato l?intero edificio, divorando i padiglioni dall'interno e lasciando in piedi soltanto alcuni muri, sui quali ancora oggi si leggono alcune delle scritte lasciate dai piccoli visitatori del posto. I danni strutturali ed economici sono inestimabili, ma ancora di più lo sono le profonde ferite inferte all'anima della città. Il pm Michele Del Prete della Direzione distrettuale anti mafia, all?interno della complessa indagine circa la bonifica e la vendita dei suoli da parte della criminalità locale, non esclude in questa vicenda il coinvolgimento diretto della camorra.
Ormai lontani dalle dinamiche propagandistiche elettorali i cittadini campani si sono riscoperti soli nel confronto quotidiano con la malavita organizzata ben radicata nel territorio, che di nuovo ha inferto una stoccata alle istituzioni, dimostratesi fragili, impotenti e incapaci di salvaguardare non soltanto un edificio pubblico, ma quanto di più importante questo rappresentava: la cultura. È la cultura, infatti, ad essere stata colpita insieme alla Città della Scienza e con lei i principali fruitori di essa: i giovani, e chi colpisce i giovani, i loro luoghi di confronto, di crescita e di formazione, uccide il futuro. Nasce quindi spontanea la domanda: in una situazione così complessa dove persino la politica trova delle difficoltà nel dare delle risposte concrete al bisogno di sicurezza dei cittadini, a chi spetta difendere il futuro? Ai piedi del Vesuvio, la risposta è risuonata forte e chiara.
Centinaia di realtà territoriali, associazioni, studenti, ma anche famiglie, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della cultura, dello spettacolo e della letteratura, si sono radunate di fronte alle ceneri dell?ei fu museo della scienza mettendo in piazza un flash mob partecipato che con i suoi colori e la sua vivacità, come ci racconta la creative copywriter Irene Fazio, ha voluto contrapporsi «alla tristezza e allo scempio appena consumato. È stata la manifestazione della società civile, della parte non marcia della città, quella che ancora partecipa e crede in iniziative del genere come strumento per sensibilizzare e promuovere la Napoli che vogliamo». L?aria che si respira in quel di Bagnoli è quella della partecipazione, della voglia da parte dei cittadini napoletani di essere protagonisti di questo percorso di rinascita e ricostruzione. «Per questo la sera dell?incendio - continua Irene - è stato creato un gruppo su Facebook, ?Ricostruiamo città della scienza?, che ad oggi conta 35mila iscritti circa. È stato un tam tam tra post in diretta sull?incendio, manifestazioni di solidarietà, commenti». Dopo il brusco impatto iniziale rispetto all'inquietante entità del disastro si è fatta spazio tra gli abitanti del quartiere la voglia di guardare al futuro; nel frattempo anche l?Unione europea si è detta pronta a valutare il cofinanziamento per la ricostruzione dell?edificio, che per partire necessita, conclude Irene, «di una bella reazione forte da parte delle istituzioni e degli enti coinvolti. Bisogna dare un esempio di coraggio, per lanciare un messaggio forte alla società civile ma soprattutto alla camorra. Come la fenice, la Città della scienza deve risorgere presto dalle sue ceneri!».