Elezioni 2013.
La mia prima volta al voto
Elezioni 2013.
Maria Chiara Parisi | 25 febbraio 2013
Ore 15.37, Roma, 24 Febbraio 2013. Un giorno importante per il mio paese e la mia regione. Tutti i cittadini, infatti, sono chiamati alle urne per votare chi andrà a governare alla Camera, al Senato e, nel mio caso, anche alla Regione Lazio. Un?emozione nuova, nonostante tanti abbiano optato per non andare a votare come forma di protesta e di totale sfiducia nella nostra democrazia. Questa idea non mi ha nemmeno sfiorato in quanto il voto è un dovere e un diritto per cui tanti, ma soprattutto tante donne hanno combattuto.
Appese alle pareti un?infinità di nomi di candidati e simboli di partiti più o meno noti e, per mia personale opinione, anche più o meno legali.
Entro nel seggio con un po? di timidezza: sono tutti molto più grandi di me e subito spero che quella scuola pubblica veda entrare tanti altri diciottenni e giovani come me. Voto, ma non soddisfatta pienamente, dato che avrei preferito indicare un nome anche per la Camera dei Deputati, convinta che questa legge elettorale non possa esprimere a pieno la mia scelta. Allora mi sale un dubbio: perché non la modificano? Forse i politici stessi temono le volontà vere dei cittadini? Nonostante ciò, sono felice di aver votato, ho partecipato nel mio piccolo, anzi piccolissimo, alla vita politica del mio Paese. L?Italia ha bisogno del voto dei suoi cittadini, ha bisogno di rialzarsi, di uscire della crisi che la mette in ginocchio e camminare sulle proprie gambe. I politici solamente non possono cambiare questa nazione: alcuni per i propri interessi ed altri perché forse hanno paura. Per lo stesso motivo i giovani sono spesso allontanati da questo ambito, però può una classe politica di anziani regolare un futuro che non è loro, ma dei ragazzi? Purtroppo è uno dei tanti difetti del nostro Paese, che potenzialmente potrebbe essere ai vertici dell?Europa, ma è inutile per ora illudersi che sia così, perché sarebbe utopistico. Allora con il voto, ma soprattutto dando fiato alla voce della popolazione, si può provare ad andare verso il cambiamento. Poco importa se l?orientamento sia di destra o di sinistra, bisogna impegnarsi per l?Italia, per la scuola, la sanità, il lavoro e dunque i giovani. Punti che nella campagna elettorale sono stati poco evidenziati. Siamo noi il futuro del Paese, non abbiamo timore di prenderci questa enorme responsabilità. Votiamo. Così quando ci diranno che siamo una manica di scansafatiche, di ?choosy? e di disinteressati, potremo smentirli. Costruiamoci un domani che non possano distruggerci. Studiamo e nutriamoci di cultura, perché è quest?ultima che ha fatto tremare le più grandi dittature. ?Cogito ergo sum? diceva Cartesio e ?Sapere aude? era l?invito di Kant ai suoi studenti. Facciamo capire che a noi non bastano la demagogia, le false promesse elettorali e il compimento dei loro interessi. Studiamo bene il fascismo, così quando qualcuno nel Giorno della Memoria dirà che Mussolini in fondo ha fatto del bene, sapremo rispondere. Studiamo, pensiamo, osiamo, perché prima o poi con il nostro fondamentale aiuto questo Paese si riprenderà e noi giovani saremo finalmente protagonisti.
Appese alle pareti un?infinità di nomi di candidati e simboli di partiti più o meno noti e, per mia personale opinione, anche più o meno legali.
Entro nel seggio con un po? di timidezza: sono tutti molto più grandi di me e subito spero che quella scuola pubblica veda entrare tanti altri diciottenni e giovani come me. Voto, ma non soddisfatta pienamente, dato che avrei preferito indicare un nome anche per la Camera dei Deputati, convinta che questa legge elettorale non possa esprimere a pieno la mia scelta. Allora mi sale un dubbio: perché non la modificano? Forse i politici stessi temono le volontà vere dei cittadini? Nonostante ciò, sono felice di aver votato, ho partecipato nel mio piccolo, anzi piccolissimo, alla vita politica del mio Paese. L?Italia ha bisogno del voto dei suoi cittadini, ha bisogno di rialzarsi, di uscire della crisi che la mette in ginocchio e camminare sulle proprie gambe. I politici solamente non possono cambiare questa nazione: alcuni per i propri interessi ed altri perché forse hanno paura. Per lo stesso motivo i giovani sono spesso allontanati da questo ambito, però può una classe politica di anziani regolare un futuro che non è loro, ma dei ragazzi? Purtroppo è uno dei tanti difetti del nostro Paese, che potenzialmente potrebbe essere ai vertici dell?Europa, ma è inutile per ora illudersi che sia così, perché sarebbe utopistico. Allora con il voto, ma soprattutto dando fiato alla voce della popolazione, si può provare ad andare verso il cambiamento. Poco importa se l?orientamento sia di destra o di sinistra, bisogna impegnarsi per l?Italia, per la scuola, la sanità, il lavoro e dunque i giovani. Punti che nella campagna elettorale sono stati poco evidenziati. Siamo noi il futuro del Paese, non abbiamo timore di prenderci questa enorme responsabilità. Votiamo. Così quando ci diranno che siamo una manica di scansafatiche, di ?choosy? e di disinteressati, potremo smentirli. Costruiamoci un domani che non possano distruggerci. Studiamo e nutriamoci di cultura, perché è quest?ultima che ha fatto tremare le più grandi dittature. ?Cogito ergo sum? diceva Cartesio e ?Sapere aude? era l?invito di Kant ai suoi studenti. Facciamo capire che a noi non bastano la demagogia, le false promesse elettorali e il compimento dei loro interessi. Studiamo bene il fascismo, così quando qualcuno nel Giorno della Memoria dirà che Mussolini in fondo ha fatto del bene, sapremo rispondere. Studiamo, pensiamo, osiamo, perché prima o poi con il nostro fondamentale aiuto questo Paese si riprenderà e noi giovani saremo finalmente protagonisti.