Un'intensa critica del nuovo film di Marco Bellocchio
Bella Addormentata è l'Italia
La vicenda di Eluana Englaro fa da sfondo alla pellicola presentata al Festival del Cinema di Venezia. Le impressioni di un nostro inviato
Andreas Iacarella | 17 ottobre 2012
Il vaporetto striscia piano, sembra a pelo d'acqua. Negli occhi di tutti scorgo il bambino che vorrebbe allungare le dita, ad afferrare la spuma del mare. Lido di Venezia. Penultima fila, di meglio non si è trovato. Ma ora siamo qui, tu e io. Le immagini cominciano a correre veloci, ci lasciamo la mano. Lo capisco da subito, basta un paio di volti. E allora finalmente posso rilassarmi. Sto vedendo cinema, di quello vero! Fuori gli integralisti cattolici, troppa dottrina e poco cuore, si dirigono mesti sulla via del ritorno. Sulle spalle le nuove insegne dei crociati in mocassini. Fuori. E' tutto fuori, per almeno un paio d'ore...è rassicurante.
Bellocchio è innegabilmente uno dei più grandi creatori di immagini filmiche del nostro cinema. Un virtuoso perfezionista e coraggioso. Ma con quest'opera si parla d'altro. E' significativo che il suo film più "delicato" lo abbia voluto regalare a tutti, indistintamente. Questa è la svolta, già preannunciata negli ultimi anni, di un percorso di evoluzione artistica a volte accusato, a torto o a ragione, di eccessivo intellettualismo. Bella addormentata non è più questo, è una pellicola sincera, senza orpelli, semplice e, proprio per questo, bella in maniera disarmante.
Come potevi vincere, caro Marco? Semplicità, genuinità non sono termini conosciuti dall'estetica contemporanea.
Bella addormentata non è un film ideologico. Le idee, non gli ideali, del regista sono chiare, sono espresse, ma sempre con tono discreto, sotto voce, con grande rispetto e umanità. Stupisce allora l'incursione dei "legionari" della Militia Christi all'incontro con Bellocchio a Palazzo Incontro. E' sempre sbagliato quando non si cerca il confronto, ma ci si limita a evangelizzare. E' una questione di libertà, una libertà umana, di cui il film di Bellocchio è uno splendido vessillo.
Sono convinto che ormai, a diversi giorni dall'uscita del film, sia inutile sottolineare ancora una volta che Bella addormentata non riporta la storia della Englaro. Io credo però che non si possa nemmeno dire che racconti una storia italiana, uno spaccato della nostra società. E' un elemento presente, senza dubbio, che è ben rappresentato dai senatori "romani". In testa indimenticabile lo "psichiatra" Herlitzka che segue la diretta parlamentare avvolto nella tunica, tra nuvole di fumi e tenui fiammelle.
Bellocchio però, come tutti i grandi artisti, non si lascia addomesticare dalla schiavitù della storia, dalla cronaca. "E' l'Italia la bella addormentata del film" - sono parole sue - ma l'amore per la vita che viene rappresentato è un linguaggio universale.
Eluana irrompe nelle inquadrature attraverso le voci note dei tg, delle radio, ci trascina in uno spazio sottile, tra vita e morte, dove i vari personaggi ricercano a fatica il loro sentiero.
In un sole abbagliante la Divina Madre (Isabelle Huppert) ascende al paradiso, al ritmo monotono dei respiri meccanici della figlia. L'attaccamento alla vita si è consumato, inseguendo un simulacro, e nel castello delle fiabe la Huppert fugge dalla sua immagine, sorriso stirato e occhi febbrili. Cede alla "morte", seduta sul divano, prigioniera per sua stessa volontà di una torre inespugnabile.
La giovane Maria (Alba Rohrwacher) dissolve il velo monacale nel quale si stava calando, travolta dalle passioni, dalla vita che irrompe. Figlia del parlamentare Pdl Beffardi (Toni Servillo) cambia visione grazie all'amore e riabbraccia il padre, insieme alla vita.
La vera bella addormentata è però Rossa (Maya Sansa), la tossica, la disperazione. Così ferita dall'esistenza, dalla sua esistenza, da desiderare di vederla volare via, giù dalla finestra. Al suo mortale abbattimento si oppone lo schiaffo, sonoro, bello, del medico Pallido (Pier Giorgio Bellocchio) che rivendica con i suoi sguardi tenaci, con le sue parole dure come sassate il proprio diritto a fare tutto quello che gli è possibile per risvegliarla, non solo in quanto medico ma prima di tutto in quanto uomo. Così mentre il caporeparto cinico e visionario prega per la vita di Eluana, Pallido afferra la Sansa per i piedi, riportandola alla vita, "principe azzurro inconsapevole".
Sono appena due ore, poi si torna alla luce, di fuori. I novelli critici gridano a pieni polmoni le loro sentenze nei corpi esili dei cellulari. Ci riprendiamo la mano, ti stringo un po'. Le immagini di Bellocchio non se ne vogliono andare, mi restano lì, appese alle ciglia, a portata di mano. Ti stringo ancora e rileggo a mente le parole di Majakovskij al poeta suicida, Sergej Esenin.
In questa vita / non è difficile / morire. / Vivere / è di gran lunga più difficile.
Bellocchio è innegabilmente uno dei più grandi creatori di immagini filmiche del nostro cinema. Un virtuoso perfezionista e coraggioso. Ma con quest'opera si parla d'altro. E' significativo che il suo film più "delicato" lo abbia voluto regalare a tutti, indistintamente. Questa è la svolta, già preannunciata negli ultimi anni, di un percorso di evoluzione artistica a volte accusato, a torto o a ragione, di eccessivo intellettualismo. Bella addormentata non è più questo, è una pellicola sincera, senza orpelli, semplice e, proprio per questo, bella in maniera disarmante.
Come potevi vincere, caro Marco? Semplicità, genuinità non sono termini conosciuti dall'estetica contemporanea.
Bella addormentata non è un film ideologico. Le idee, non gli ideali, del regista sono chiare, sono espresse, ma sempre con tono discreto, sotto voce, con grande rispetto e umanità. Stupisce allora l'incursione dei "legionari" della Militia Christi all'incontro con Bellocchio a Palazzo Incontro. E' sempre sbagliato quando non si cerca il confronto, ma ci si limita a evangelizzare. E' una questione di libertà, una libertà umana, di cui il film di Bellocchio è uno splendido vessillo.
Sono convinto che ormai, a diversi giorni dall'uscita del film, sia inutile sottolineare ancora una volta che Bella addormentata non riporta la storia della Englaro. Io credo però che non si possa nemmeno dire che racconti una storia italiana, uno spaccato della nostra società. E' un elemento presente, senza dubbio, che è ben rappresentato dai senatori "romani". In testa indimenticabile lo "psichiatra" Herlitzka che segue la diretta parlamentare avvolto nella tunica, tra nuvole di fumi e tenui fiammelle.
Bellocchio però, come tutti i grandi artisti, non si lascia addomesticare dalla schiavitù della storia, dalla cronaca. "E' l'Italia la bella addormentata del film" - sono parole sue - ma l'amore per la vita che viene rappresentato è un linguaggio universale.
Eluana irrompe nelle inquadrature attraverso le voci note dei tg, delle radio, ci trascina in uno spazio sottile, tra vita e morte, dove i vari personaggi ricercano a fatica il loro sentiero.
In un sole abbagliante la Divina Madre (Isabelle Huppert) ascende al paradiso, al ritmo monotono dei respiri meccanici della figlia. L'attaccamento alla vita si è consumato, inseguendo un simulacro, e nel castello delle fiabe la Huppert fugge dalla sua immagine, sorriso stirato e occhi febbrili. Cede alla "morte", seduta sul divano, prigioniera per sua stessa volontà di una torre inespugnabile.
La giovane Maria (Alba Rohrwacher) dissolve il velo monacale nel quale si stava calando, travolta dalle passioni, dalla vita che irrompe. Figlia del parlamentare Pdl Beffardi (Toni Servillo) cambia visione grazie all'amore e riabbraccia il padre, insieme alla vita.
La vera bella addormentata è però Rossa (Maya Sansa), la tossica, la disperazione. Così ferita dall'esistenza, dalla sua esistenza, da desiderare di vederla volare via, giù dalla finestra. Al suo mortale abbattimento si oppone lo schiaffo, sonoro, bello, del medico Pallido (Pier Giorgio Bellocchio) che rivendica con i suoi sguardi tenaci, con le sue parole dure come sassate il proprio diritto a fare tutto quello che gli è possibile per risvegliarla, non solo in quanto medico ma prima di tutto in quanto uomo. Così mentre il caporeparto cinico e visionario prega per la vita di Eluana, Pallido afferra la Sansa per i piedi, riportandola alla vita, "principe azzurro inconsapevole".
Sono appena due ore, poi si torna alla luce, di fuori. I novelli critici gridano a pieni polmoni le loro sentenze nei corpi esili dei cellulari. Ci riprendiamo la mano, ti stringo un po'. Le immagini di Bellocchio non se ne vogliono andare, mi restano lì, appese alle ciglia, a portata di mano. Ti stringo ancora e rileggo a mente le parole di Majakovskij al poeta suicida, Sergej Esenin.
In questa vita / non è difficile / morire. / Vivere / è di gran lunga più difficile.