Quanti ragazzi sono disposti ad uscire dal Bel Paese per cercare lavoro?
Con Intercultura, scoprite il significato della parola vita.
Un'indagine sulla mobilità studentesca
Beatrice Feudale | 4 ottobre 2012
Abbiamo trovato risposta a queste e altre domande alla presentazione del IV Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’internazionalizzazione delle scuola e la mobilità studentesca tenutasi il 27 settembre 2012 presso l’Auditorium di Assolombarda a Milano.
Alla presentazione ha preso parte anche qualche classe delle scuole superiori milanesi e mandato in diretta sul sito de La Repubblica.it .
L’anno scorso erano stati interpellati riguardo allo stesso argomento, presidi e insegnanti, dando una piena sufficienza all’internazionalizzazione della scuola e alla mobilità studentesca.
Quest’anno il rapporto è stato stilato sulla base di un sondaggio fatto tra 800 studenti e 400 genitori, badate bene, genitori e studenti intervistati non appartenevano allo stesso gruppo familiare, in modo tale che fossero rappresentativi dell’intera popolazione.
La ricerca è stata ideata e promossa dalla Fondazione Intercultura con il sostegno di Fondazione Telecom Italia.
Il programma prevedeva diversi interventi, tra cui quelli di Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda e Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura.
A scandire i tempi ci pensa Davide Pu, ragazzo di ventitré anni che con Intercultura è andato a Pechino, per poi frequentare l’università del Wisconsin e pensate, andare a lavorare a London2012 nel comitato organizzativo!
Il rapporto è presentato da Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, società che si è occupata del sondaggio, qui i dati salienti.
Per i giovani d’oggi, la scuola non è in grado di rispondere alla loro richiesta di apertura verso il mondo. Il 53% di loro, afferma che la propria scuola ha si organizzato esperienze estere, ma a prenderne parte è stato solo il 40% dello studentato.
Per attività all’estero si intende: stage di studio (28%), collaborazioni con altre scuola (26%) e gli scambi di classe (25%). Ma come mai gli studenti ad aver partecipato sono così pochi? Per il coinvolgimento di numero limitato di classi (50%), per la mancanza motivazione del ragazzo (15%), per l’alto costo dei progetti (5%) e pensate per la scarsa disponibilità degli insegnanti (25%)!
Secondo gli intervistati, solo metà dei loro professori li incoraggia a vivere tali esperienze, soprattutto quelli di lingua, vi è però un 10% di loro che addirittura li dissuade.
Cosa propongono quindi gli studenti? Sicuramente più opportunità di trascorrere un periodo all’estero (48%) e ancor più sicuro è l’idea che ci debba essere sostegno da parte dei docenti (33%).
Quanto sono disposti a mettersi in gioco gli adolescenti del 2012?
Questo studio intende anche esaminare il diverso approccio verso un mondo senza confini dei giovani d’oggi. Gli intervistati sono stati quindi suddivisi in sei tipologie o “cluster”, in gergo, di adolescenti in formazione e i loro comportamenti sono stati analizzati e confrontati. Le etichette date a questi cluster sono Determinati, Globetrotter, Basici, Individualisti, Conservatori e Demotivati.
In percentuale sono di più i conservatori e i tradizionalisti (Conservatori e Demotivati ) rispetto ai più intraprendenti (Determinati, Globetrotter ): 27% vs 25%. Nel mezzo ovviamente, gli indecisi.
Al termine della presentazione dello studio, si è tenuto un dialogo tra Marco Balich, CEO di Filmmaster Group e quattro studenti tornati da un anno all’estero.
Leonardo, tornato dalla Turchia, Gabriele, tornato da Atlanta, Alessandra, tornata dall’India e Irina, tornata dall’Hounduras hanno condiviso con i ragazzi presenti le loro emozioni, le loro esperienze, il loro vissuto cercando di trasmettere tutto ciò che hanno provato durante il loro intenso anno nelle rispettive destinazioni. Senza dubbio missione compiuta, al termine del dialogo c’è stato un piccolo sondaggio per capire quanti presenti sarebbe partiti con Intercultura. Quasi tutta la sala ha risposto che si, sarebbe partita.
Prende parte all’evento anche PIF, con un video in cui racconta la sua esperienza interculturale avvenuta durante le registrazione de Il Testimone.
Alla presentazione ha preso parte anche qualche classe delle scuole superiori milanesi e mandato in diretta sul sito de La Repubblica.it .
L’anno scorso erano stati interpellati riguardo allo stesso argomento, presidi e insegnanti, dando una piena sufficienza all’internazionalizzazione della scuola e alla mobilità studentesca.
Quest’anno il rapporto è stato stilato sulla base di un sondaggio fatto tra 800 studenti e 400 genitori, badate bene, genitori e studenti intervistati non appartenevano allo stesso gruppo familiare, in modo tale che fossero rappresentativi dell’intera popolazione.
La ricerca è stata ideata e promossa dalla Fondazione Intercultura con il sostegno di Fondazione Telecom Italia.
Il programma prevedeva diversi interventi, tra cui quelli di Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda e Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura.
A scandire i tempi ci pensa Davide Pu, ragazzo di ventitré anni che con Intercultura è andato a Pechino, per poi frequentare l’università del Wisconsin e pensate, andare a lavorare a London2012 nel comitato organizzativo!
Il rapporto è presentato da Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, società che si è occupata del sondaggio, qui i dati salienti.
Per i giovani d’oggi, la scuola non è in grado di rispondere alla loro richiesta di apertura verso il mondo. Il 53% di loro, afferma che la propria scuola ha si organizzato esperienze estere, ma a prenderne parte è stato solo il 40% dello studentato.
Per attività all’estero si intende: stage di studio (28%), collaborazioni con altre scuola (26%) e gli scambi di classe (25%). Ma come mai gli studenti ad aver partecipato sono così pochi? Per il coinvolgimento di numero limitato di classi (50%), per la mancanza motivazione del ragazzo (15%), per l’alto costo dei progetti (5%) e pensate per la scarsa disponibilità degli insegnanti (25%)!
Secondo gli intervistati, solo metà dei loro professori li incoraggia a vivere tali esperienze, soprattutto quelli di lingua, vi è però un 10% di loro che addirittura li dissuade.
Cosa propongono quindi gli studenti? Sicuramente più opportunità di trascorrere un periodo all’estero (48%) e ancor più sicuro è l’idea che ci debba essere sostegno da parte dei docenti (33%).
Quanto sono disposti a mettersi in gioco gli adolescenti del 2012?
Questo studio intende anche esaminare il diverso approccio verso un mondo senza confini dei giovani d’oggi. Gli intervistati sono stati quindi suddivisi in sei tipologie o “cluster”, in gergo, di adolescenti in formazione e i loro comportamenti sono stati analizzati e confrontati. Le etichette date a questi cluster sono Determinati, Globetrotter, Basici, Individualisti, Conservatori e Demotivati.
In percentuale sono di più i conservatori e i tradizionalisti (Conservatori e Demotivati ) rispetto ai più intraprendenti (Determinati, Globetrotter ): 27% vs 25%. Nel mezzo ovviamente, gli indecisi.
Al termine della presentazione dello studio, si è tenuto un dialogo tra Marco Balich, CEO di Filmmaster Group e quattro studenti tornati da un anno all’estero.
Leonardo, tornato dalla Turchia, Gabriele, tornato da Atlanta, Alessandra, tornata dall’India e Irina, tornata dall’Hounduras hanno condiviso con i ragazzi presenti le loro emozioni, le loro esperienze, il loro vissuto cercando di trasmettere tutto ciò che hanno provato durante il loro intenso anno nelle rispettive destinazioni. Senza dubbio missione compiuta, al termine del dialogo c’è stato un piccolo sondaggio per capire quanti presenti sarebbe partiti con Intercultura. Quasi tutta la sala ha risposto che si, sarebbe partita.
Prende parte all’evento anche PIF, con un video in cui racconta la sua esperienza interculturale avvenuta durante le registrazione de Il Testimone.