La situazione all'Aquila raccontata dal nostro corrispondente
L'emergenza nell'emergenza
Il capolouogo abbruzzese rivive una situazione critica
Riccardo Risdonne | 8 febbraio 2012
La scuola è chiusa da quasi una settimana, le strade sono bloccate, ci sono pochi spazzaneve: questa la situazione della nostra città, L’Aquila, investita come mezza Italia dall’ondata di maltempo.
Qui però la neve fa più male: siamo letteralmente isolati, molti di noi che vivono in paesi vicini non possono muoversi. Per non parlare del centro: ci sono case che dopo tre anni dal sisma non sono ancora state messe in sicurezza e che per il peso della neve sono a rischio crollo. Per questo motivo le poche strade che avevano riaperto sono state richiuse, impedendo del tutto l’accesso al centro storico. Noi ragazzi non sappiamo più dove andare, siamo isolati e costretti a stare in casa, dove spesso non funziona internet.
Un’emergenza qui all’Aquila diventa ancora più emergenza: è normale se pensate che entrando in zona rossa a tre anni di distanza ci sono ancora le macerie e non si riesce a camminare. È ancora più emergenza perché se non viene fatto un adeguato piano neve tutti sono costretti a spalare la neve per compiere le azioni più semplici. È ancora più emergenza perché senza scuola e senza luoghi di aggregazione siamo letteralmente isolati.
Un appello: riaprite le strade, riaprite le scuole, l’unico luogo dove possiamo stare insieme.
Qui però la neve fa più male: siamo letteralmente isolati, molti di noi che vivono in paesi vicini non possono muoversi. Per non parlare del centro: ci sono case che dopo tre anni dal sisma non sono ancora state messe in sicurezza e che per il peso della neve sono a rischio crollo. Per questo motivo le poche strade che avevano riaperto sono state richiuse, impedendo del tutto l’accesso al centro storico. Noi ragazzi non sappiamo più dove andare, siamo isolati e costretti a stare in casa, dove spesso non funziona internet.
Un’emergenza qui all’Aquila diventa ancora più emergenza: è normale se pensate che entrando in zona rossa a tre anni di distanza ci sono ancora le macerie e non si riesce a camminare. È ancora più emergenza perché se non viene fatto un adeguato piano neve tutti sono costretti a spalare la neve per compiere le azioni più semplici. È ancora più emergenza perché senza scuola e senza luoghi di aggregazione siamo letteralmente isolati.
Un appello: riaprite le strade, riaprite le scuole, l’unico luogo dove possiamo stare insieme.