Progetto giovani. Il piano regionale in aiuto degli under 35
Lavoro, la Liguria va controcorrente
In aumento i corsi professionali. E Rossetti punta all'apprendistato obbligatorio
Fabio Canessa, 18 anni | 2 dicembre 2011
«Bisogna aumentare l’informazione. La sensazione è che non solo i giovani, ma neppure le imprese sappiano come funziona l’inserimento nel mondo del lavoro». Lo ha detto Sergio Rossetti, assessore alla formazione, istruzione e bilancio della Regione Liguria, in un incontro con i ragazzi delle scuole superiori tenutosi il 18 novembre alla Fiera del Mare di Genova, in occasione del Salone Orientamenti. Per una volta non è stata la solita cantilena in politichese. A dare pennellate di colore in pieno stile goliardico napoletano ci ha pensato la “Iena” Giulio Golia, che ha stemperato gli animi e abilmente coinvolto il pubblico nei meandri del linguaggio istituzionale. L’occasione era la presentazione del Progetto Giovani della Regione Liguria, finanziato con il Fondo Sociale Europeo.
Se d’informazione c’è bisogno, come dice Rossetti, sono pronte le risposte della politica. Così l’assessore regionale al lavoro e ai trasporti Enrico Vesco: «È in arrivo una delibera per creare a favore dei giovani migliori condizioni di accesso ai Centri per l’Impiego. Sempre con i Centri per l’Impiego e con tutte le parti sociali daremo vita a un piano d’intervento straordinario» - piano che sarà finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Si tratta di un fondo finanziario sostenuto dall’Unione Europea, volto a favorire il percorso affermativo e lavorativo delle cosiddette “fasce deboli”. Tra le categorie in difficoltà – guarda caso – figurano proprio gli under 35, soprattutto le donne. Nel cantiere della Regione Liguria sono in programma ulteriori interventi legislativi: «Dobbiamo promulgare una legge che renda obbligatorio l’apprendistato, con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle imprese», spiega Rossetti. L’assessore invita i lavoratori del futuro a specializzarsi. A tal scopo la Liguria ha cercato di andare controcorrente: nessun taglio, casomai si abbonda: «Quest’anno in regione sono partiti 35 corsi professionali in più e sono stati aperti 4 nuovi istituti tecnici».
Come evitare che questi restino provvedimenti vani? Durante un convegno all’interno di Orientamenti, la manifestazione fieristica dedicata proprio alle opportunità formative e lavorative, il mondo imprenditoriale ha rimarcato come le aziende abbiano bisogno di lavoratori formati nei vari istituti tecnici, prerogativa che oggi viene paradossalmente a mancare. «Nelle famiglie – lamenta Rossetti – sopravvive l’idea che gli istituti tecnici e professionali siano scuole “di serie B”, e invece sono quelle che danno il miglior futuro lavorativo». Dunque, bando a licei e università? Non proprio, ovviamente: «Chi se la sente e ha le attitudini per farlo può continuare gli studi, ma ricordate che essere a capo di una piccola impresa artigiana ha la stessa dignità di altre professioni più quotate». L’assessore aveva già affrontato la tematica nel corso della kermesse fieristica, ricordando come i laureati in medicina siano costretti a subire 10 anni di volontariato mentre, viceversa, i posti disponibili nel settore infermieristico superino quelli per gli specializzati.
Anche Luca Costi, presidente di Confartigianato Liguria, si dice preoccupato della disinformazione giovanile: «Non so se i ragazzi sappiano quali sono le professioni artigianali presenti sul territorio. In Liguria esistono 47.000 imprese artigiane che danno lavoro a 150.000 addetti. È necessaria una maggiore collaborazione tra scuole e mondo del lavoro, è importante conoscere i meccanismi d’impresa per poterne costituire di nuove». Dati alla mano, la situazione non è rosea: «Il 47% delle imprese artigiane muore nel primo anno di vita». Come volevasi dimostrare. «Ma non solo», incalza nuovamente Rossetti, «Il 30% dei giovani occupati ha trovato lavoro su passaparola, il 28% grazie ai Centri per l’Impiego e solo l’8,5% tramite i tirocini». Carta canta: il rapporto con le istituzioni è forse la componente che oggi risulta più carente nel percorso che porta i giovani a relazionarsi col mondo del lavoro.
L’universo politico annuisce in massa: “i giovani vanno messi al centro”. Nemmeno Vesco si discosta dalla scontata professione di fede nei confronti della nuova generazione. E lascia qualche dato: «In Liguria i giovani – intesi come fascia d’età che va dai 15 ai 34 anni – rappresentano il 22% della popolazione totale e il 30% di quella attiva». Che la Liguria fosse un po’ “anzianotta” lo si sapeva. E per queste rare forze fresche, l’assessore al lavoro tutto sembra fuorché ottimista, soprattutto in relazione al passato: «La mia generazione aveva più opportunità lavorative: oggi sono venute meno. Trent’anni fa era semplicemente impensabile proporre contratti atipici, come quelli che vengono somministrati oggi. I giovani di questo tempo sono costretti ad accettare condizioni che noi non avremmo mai accettato. Una volta si concepiva la centralità del lavoro come fonte di reddito per assicurarsi un futuro dignitoso». E lancia un invito alle nuove generazioni: «Pretendete risposte dalle istituzioni». Gli fa eco Rossetti, che saluta il pubblico con un risoluto appello: «Abbiate sempre tenacia e voglia di fare, perché nel mondo del lavoro è necessario adattarsi».
Se d’informazione c’è bisogno, come dice Rossetti, sono pronte le risposte della politica. Così l’assessore regionale al lavoro e ai trasporti Enrico Vesco: «È in arrivo una delibera per creare a favore dei giovani migliori condizioni di accesso ai Centri per l’Impiego. Sempre con i Centri per l’Impiego e con tutte le parti sociali daremo vita a un piano d’intervento straordinario» - piano che sarà finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Si tratta di un fondo finanziario sostenuto dall’Unione Europea, volto a favorire il percorso affermativo e lavorativo delle cosiddette “fasce deboli”. Tra le categorie in difficoltà – guarda caso – figurano proprio gli under 35, soprattutto le donne. Nel cantiere della Regione Liguria sono in programma ulteriori interventi legislativi: «Dobbiamo promulgare una legge che renda obbligatorio l’apprendistato, con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle imprese», spiega Rossetti. L’assessore invita i lavoratori del futuro a specializzarsi. A tal scopo la Liguria ha cercato di andare controcorrente: nessun taglio, casomai si abbonda: «Quest’anno in regione sono partiti 35 corsi professionali in più e sono stati aperti 4 nuovi istituti tecnici».
Come evitare che questi restino provvedimenti vani? Durante un convegno all’interno di Orientamenti, la manifestazione fieristica dedicata proprio alle opportunità formative e lavorative, il mondo imprenditoriale ha rimarcato come le aziende abbiano bisogno di lavoratori formati nei vari istituti tecnici, prerogativa che oggi viene paradossalmente a mancare. «Nelle famiglie – lamenta Rossetti – sopravvive l’idea che gli istituti tecnici e professionali siano scuole “di serie B”, e invece sono quelle che danno il miglior futuro lavorativo». Dunque, bando a licei e università? Non proprio, ovviamente: «Chi se la sente e ha le attitudini per farlo può continuare gli studi, ma ricordate che essere a capo di una piccola impresa artigiana ha la stessa dignità di altre professioni più quotate». L’assessore aveva già affrontato la tematica nel corso della kermesse fieristica, ricordando come i laureati in medicina siano costretti a subire 10 anni di volontariato mentre, viceversa, i posti disponibili nel settore infermieristico superino quelli per gli specializzati.
Anche Luca Costi, presidente di Confartigianato Liguria, si dice preoccupato della disinformazione giovanile: «Non so se i ragazzi sappiano quali sono le professioni artigianali presenti sul territorio. In Liguria esistono 47.000 imprese artigiane che danno lavoro a 150.000 addetti. È necessaria una maggiore collaborazione tra scuole e mondo del lavoro, è importante conoscere i meccanismi d’impresa per poterne costituire di nuove». Dati alla mano, la situazione non è rosea: «Il 47% delle imprese artigiane muore nel primo anno di vita». Come volevasi dimostrare. «Ma non solo», incalza nuovamente Rossetti, «Il 30% dei giovani occupati ha trovato lavoro su passaparola, il 28% grazie ai Centri per l’Impiego e solo l’8,5% tramite i tirocini». Carta canta: il rapporto con le istituzioni è forse la componente che oggi risulta più carente nel percorso che porta i giovani a relazionarsi col mondo del lavoro.
L’universo politico annuisce in massa: “i giovani vanno messi al centro”. Nemmeno Vesco si discosta dalla scontata professione di fede nei confronti della nuova generazione. E lascia qualche dato: «In Liguria i giovani – intesi come fascia d’età che va dai 15 ai 34 anni – rappresentano il 22% della popolazione totale e il 30% di quella attiva». Che la Liguria fosse un po’ “anzianotta” lo si sapeva. E per queste rare forze fresche, l’assessore al lavoro tutto sembra fuorché ottimista, soprattutto in relazione al passato: «La mia generazione aveva più opportunità lavorative: oggi sono venute meno. Trent’anni fa era semplicemente impensabile proporre contratti atipici, come quelli che vengono somministrati oggi. I giovani di questo tempo sono costretti ad accettare condizioni che noi non avremmo mai accettato. Una volta si concepiva la centralità del lavoro come fonte di reddito per assicurarsi un futuro dignitoso». E lancia un invito alle nuove generazioni: «Pretendete risposte dalle istituzioni». Gli fa eco Rossetti, che saluta il pubblico con un risoluto appello: «Abbiate sempre tenacia e voglia di fare, perché nel mondo del lavoro è necessario adattarsi».