Opinioni. Perché scendere a compromessi non scandalizza più
Spintarella? No, ma se serve...
La tendenza degli studenti a fidarsi delle raccomandazioni e delle agevolazioni piuttosto che di sè stessi
Marika Carulli, Claudia Martino, Chiara Gianusso | 14 ottobre 2011
Oggi la dignità ha assunto l’ultimo posto nella scala dei valori. Un po’ come il dolce a fine pranzo. Se c’è bene, sennò pazienza. Certe volte viene da chiedersi se qualcuno sano di mente si farebbe prendere a calci in cambio di un favore. Penso che nessuno lo farebbe. Eppure, cedere il proprio corpo per agevolazioni equivale a prendere a calci il proprio io. Ma c’è chi lo fa. Secondo un’indagine di Universinet.it, una percentuale in crescita di studenti sarebbe disposta a tutto, ma proprio tutto, pur di superare il test di ammissione delle facoltà. Una disfatta per i libri, che sono il fulcro dell’Università, senza i quali essa non potrebbe neanche esistere. È la sempre più diffusa tra i ragazzi tendenza a non fidarsi più di se stessi, ma degli altri. Rivela il sondaggio: il 12% pensa che sia più importante studiare per superare il test (fiducia in se stessi), per l’86% è meglio una raccomandazione (fiducia negli altri). Una visione probabilmente data da ciò che vediamo ogni giorno in tv e nella vita quotidiana. La televisione ci mostra un sistema in cui “tette e culi” fanno strada, mentre i cervelli fuggono e le strutture delle scuole sono a dir poco sconfortanti. Abbiamo riproposto le stesse domande ad alcuni studenti di Como e di Milano: la metà degli interpellati si è schierata contro le raccomandazioni, un sesto le approva, la restante parte comunque le giustifica in caso di necessità: colpisce la risposta di una studentessa al quarto anno di liceo Classico: “Alla fine, se lo fanno in tanti, perché io no?”. Un altro studente, bocciato al test di ammissione a Medicina, è convinto dell’utilità della scorciatoia a patto che l’interessato “sia realmente capace e la meriti”. Tra coloro che non possono o non vogliono usufruire della “spintarella”, molti perdono fiducia nello studio e nella meritocrazia, e sarebbero disposti a cedere nel caso sentissero l’ammissione compromessa dalla presenza di troppi raccomandati.. Insomma, sono tentati da una possibilità che li salvi da un’ingiustizia sempre più diffusa. D’altra parte, perché passare tanto tempo su appunti e libri, se posso benissimo infilarmi nel letto del professore? È un sistema in cui i “furbi” sembrano avere la meglio... Ma sono davvero così furbi?