Giovani. Il futuro che non c'è
Non è un paese per giovani
Cosa ci riserverà il futuro? La risposta di Marika lascia davvero senza parole
Marika Carulli | 29 giugno 2011
I pensieri ormai sono sconnessi. Ormai tutto va al contrario. È proprio come se la pecora mangiasse il lupo. È su un paese del genere che noi giovani dobbiamo costruirci un futuro. Futuro.
Che solo la parola mi fa venire, come penso a molti altri, un incolmabile vuoto allo stomaco. Il futuro, qui da noi, ha le sembianze dell’ignoto allo stato puro. Delle grandi mani ci prendono, ci sbattono fuori dalla scuola o dall’università, e dopo? Siamo soli. E dobbiamo trovarci un lavoro. Sì, un lavoro in un paese dove il giorno prima firmi il contratto a tempo indeterminato e il giorno dopo stai a casa per una settimana perché c’è la cassa integrazione. Io, finita la scuola, terminati i cinque anni, devo trovarmi un lavoro, sempre in un paese dove ti assumono per un giorno, ti sottopagano e poi ti mandano a casa senza tanti saluti e con pochi, pochissimi salamelecchi. Visto come stanno andando le cose, io ho paura per me e per i miei coetanei.
Anzi, a dirla tutta, a volte ho più paura dei miei coetanei che del futuro. Perché mi chiedo, che futuro verrà fuori, con persone di questo tipo? Nessuno che sappia ragionare con la propria testa, gente che più immatura non si può. Ragazzi che dicono “Vaffanculo Gelmini!”, ma non sanno nemmeno che leggi abbia fatto. Adolescenti fusi, che nella testa hanno solo musica della serie “tunz-tunz” e non certo i problemi di questa società malata in cui stanno vivendo e crescendo. I loro problemi sono comprarsi le scarpe nuove e o l’ultimo giubbotto di Moncler, non sicuramente battersi, anche solo nel loro piccolo, per la scuola o per qualche altra nobile causa. Se i giovani sono il futuro, vedo che si prospetta un futuro di merda. Ma la cosa peggiore è che la società vuole questo, vuole sfornare giovani sempre più malleabili, sempre più friabili e deboli, così da farli diventare non ciò che vogliono essere, ma ciò che loro vogliono che siano.
La società in futuro, ha bisogno di persone che non sanno ragionare con la loro testa, che come una bandiera seguono il vento. Ha bisogno di teste di cavolo da mandare al governo. Sono preoccupata per il mio futuro e per quello dei miei figli, se ne avrò.
Magari diventerà ministro dell’istruzione il mio compagno di banco che fuma l’erba e decreterà che le scuole da cinque anni si riducano a due e i miei figli, a loro volta cresciuti come questa società vuole, non sapranno mettere insieme due parole di italiano. Sono preoccupata perché in questo paese vai avanti solo se lecchi il culo o se sei raccomandata. Sono preoccupata perché qui, in Italia, non vieni valutato per la tua bravura a cantare, per la tua fantasia quando fai le foto e disegni o per la tua ammirevole padronanza della lingua italiana negli scritti che produci, ma vieni valutato in base alle conoscenze che hai tu o che ha tuo padre.
Mi viene la pelle d’oca quando ripenso a certi servizi trasmessi sul Tg satirico “Striscia la notizia” dove ciarlatani si spacciano per medici e dicono di guarire i tumori. Questa società. Questa società basata solo sulle menzogne, è qui che devo, che dobbiamo vivere e costruire?
Terremotati che vivono da decenni nei container, strutture ospedaliere con scarsissima igiene ed altre abbandonate, immondizia per le strade, buchi nell’asfalto, inquinamenti di tutti i tipi, petroliere che scaricano in mare, malasanità, genitori che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori, i tagli alla scuola, le leggi che spuntano fuori come i fiori a primavera.
Ho semplicemente paura. Paura perché il futuro si prospetta tutt’altro che roseo. Si prospetta uno schifo. Non c’è un solo aspetto della vita che vada bene. Uno solo. Roberto Vecchioni cantava “Sogna ragazzo, sogna” – e viste le cose come stanno andando, penso che sia l’unica cosa che mi e ci resta. La vita, purtroppo, non possiamo cambiarla se siamo così pochi ed abbiamo così poca voce in capitolo. Sfortunatamente chi prende le decisioni, qui, in Italia, sono i grandi, coloro che hanno potere nelle mani. Quelle persone prendono disposizioni sulle nostre vite e ignorano completamente le lamentele, se ne sbattono di come stiamo e come staremo in futuro noi giovani diventati adulti.
Io, da parte mia, ho adottato un certo tipo di filosofia di vita. Vado avanti giorno per giorno, perché di sicurezze qui in Italia, dove la corruzione, il favoritismo, l’ignoranza travestita da alta e sublime intelligenza, la fanno da padroni, non ce n’è nessuna. Non c’è nessuna sicurezza.
Ognuno è abbandonato al proprio destino, non ci resta altro da fare che attaccare il cervello alla corrente, e farlo funzionare. Magari, a differenza delle persone che ci circondano oggi, potremo costruire per i nostri successori un futuro, perlomeno decente.
Che solo la parola mi fa venire, come penso a molti altri, un incolmabile vuoto allo stomaco. Il futuro, qui da noi, ha le sembianze dell’ignoto allo stato puro. Delle grandi mani ci prendono, ci sbattono fuori dalla scuola o dall’università, e dopo? Siamo soli. E dobbiamo trovarci un lavoro. Sì, un lavoro in un paese dove il giorno prima firmi il contratto a tempo indeterminato e il giorno dopo stai a casa per una settimana perché c’è la cassa integrazione. Io, finita la scuola, terminati i cinque anni, devo trovarmi un lavoro, sempre in un paese dove ti assumono per un giorno, ti sottopagano e poi ti mandano a casa senza tanti saluti e con pochi, pochissimi salamelecchi. Visto come stanno andando le cose, io ho paura per me e per i miei coetanei.
Anzi, a dirla tutta, a volte ho più paura dei miei coetanei che del futuro. Perché mi chiedo, che futuro verrà fuori, con persone di questo tipo? Nessuno che sappia ragionare con la propria testa, gente che più immatura non si può. Ragazzi che dicono “Vaffanculo Gelmini!”, ma non sanno nemmeno che leggi abbia fatto. Adolescenti fusi, che nella testa hanno solo musica della serie “tunz-tunz” e non certo i problemi di questa società malata in cui stanno vivendo e crescendo. I loro problemi sono comprarsi le scarpe nuove e o l’ultimo giubbotto di Moncler, non sicuramente battersi, anche solo nel loro piccolo, per la scuola o per qualche altra nobile causa. Se i giovani sono il futuro, vedo che si prospetta un futuro di merda. Ma la cosa peggiore è che la società vuole questo, vuole sfornare giovani sempre più malleabili, sempre più friabili e deboli, così da farli diventare non ciò che vogliono essere, ma ciò che loro vogliono che siano.
La società in futuro, ha bisogno di persone che non sanno ragionare con la loro testa, che come una bandiera seguono il vento. Ha bisogno di teste di cavolo da mandare al governo. Sono preoccupata per il mio futuro e per quello dei miei figli, se ne avrò.
Magari diventerà ministro dell’istruzione il mio compagno di banco che fuma l’erba e decreterà che le scuole da cinque anni si riducano a due e i miei figli, a loro volta cresciuti come questa società vuole, non sapranno mettere insieme due parole di italiano. Sono preoccupata perché in questo paese vai avanti solo se lecchi il culo o se sei raccomandata. Sono preoccupata perché qui, in Italia, non vieni valutato per la tua bravura a cantare, per la tua fantasia quando fai le foto e disegni o per la tua ammirevole padronanza della lingua italiana negli scritti che produci, ma vieni valutato in base alle conoscenze che hai tu o che ha tuo padre.
Mi viene la pelle d’oca quando ripenso a certi servizi trasmessi sul Tg satirico “Striscia la notizia” dove ciarlatani si spacciano per medici e dicono di guarire i tumori. Questa società. Questa società basata solo sulle menzogne, è qui che devo, che dobbiamo vivere e costruire?
Terremotati che vivono da decenni nei container, strutture ospedaliere con scarsissima igiene ed altre abbandonate, immondizia per le strade, buchi nell’asfalto, inquinamenti di tutti i tipi, petroliere che scaricano in mare, malasanità, genitori che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori, i tagli alla scuola, le leggi che spuntano fuori come i fiori a primavera.
Ho semplicemente paura. Paura perché il futuro si prospetta tutt’altro che roseo. Si prospetta uno schifo. Non c’è un solo aspetto della vita che vada bene. Uno solo. Roberto Vecchioni cantava “Sogna ragazzo, sogna” – e viste le cose come stanno andando, penso che sia l’unica cosa che mi e ci resta. La vita, purtroppo, non possiamo cambiarla se siamo così pochi ed abbiamo così poca voce in capitolo. Sfortunatamente chi prende le decisioni, qui, in Italia, sono i grandi, coloro che hanno potere nelle mani. Quelle persone prendono disposizioni sulle nostre vite e ignorano completamente le lamentele, se ne sbattono di come stiamo e come staremo in futuro noi giovani diventati adulti.
Io, da parte mia, ho adottato un certo tipo di filosofia di vita. Vado avanti giorno per giorno, perché di sicurezze qui in Italia, dove la corruzione, il favoritismo, l’ignoranza travestita da alta e sublime intelligenza, la fanno da padroni, non ce n’è nessuna. Non c’è nessuna sicurezza.
Ognuno è abbandonato al proprio destino, non ci resta altro da fare che attaccare il cervello alla corrente, e farlo funzionare. Magari, a differenza delle persone che ci circondano oggi, potremo costruire per i nostri successori un futuro, perlomeno decente.