Sembra di essere in un celebre romanzo di Dumas, con gli antichi protagonisti di mille battaglie che si ritrovano vent'anni dopo e, sia pur rinnovati a dovere, si fronteggiano per una sfida ancora più grande.
Era l'8 luglio 1998 quando, allo Stade de France, i padroni di casa e i croati diedero vita a una battaglia memorabile, caratterizzata dal gol di Šuker in avvio di ripresa e dalla doppietta di Thuram che ribaltò il risultato e regalò alla Francia l'accesso ad una finale che, quattro giorni dopo, si sarebbe conclusa con il memorabile 3 a 0 al Brasile di un Ronaldo irriconoscibile e l'apoteosi di Zidane, autore di una doppietta che lo proiettò verso la conquista del Pallone d'oro.
Vent'anni dopo è un'altra Francia e, soprattutto, un'altra Croazia, con Deschamps, allora capitano dei Bleus, che oggi potrebbe entrare nella storia al pari di Zagallo e Beckenbauer, conquistando la Coppa del Mondo sia da giocatore che da allenatore.
È una Francia solida e multietnica proprio come quella del '98, con Mbappé al posto di Zidane e Umtiti al posto di Thuram. Per il resto, gioco e impostazione sono i medesimi, con una straordinaria disciplina tattica, un centrocampo impeccabile e disposto a diga, una difesa non insuperabile ma comunque di buon livello, un portiere da sballo e un attacco da sogno, in cui, oltre al giovane asso del PSG, brillano i vari Dembélé, Griezmann e Giroud.
La Croazia di Dalić, invece, si affida al collettivo, al gruppo, alla forza fisica di Mandžukić, al genio di Modrić e Perisić, alla poesia tra i pali di Subasić, al cervello di Rakitić e al fatto di non avere niente da perdere, dunque di potersela giocare a viso aperto e senza timori reverenziali.
I francesi non hanno brillato: né nel girone eliminatorio né nella fase a eliminazione diretta. I croati, all'opposto, hanno vinto il girone a punteggio pieno, concedendosi anche il lusso di superare 3 a 0 l'Argentina di Messi, e poi sono andati avanti con la forza del cuore e dei nervi, eliminando Danimarca e Russia ai rigori e gli inglesi in semifinale in rimonta, con Perisić e Mandžukić sugli scudi e una tenuta di squadra veramente invidiabile.
Non sappiamo chi prevarrà domani, ma una cosa è certa: per la Francia non sarà una passeggiata; anzi, diciamo che sicuramente avrebbe preferito affrontare l'Inghilterra perché la Croazia è un animale inedito e pericoloso, capace di tutto e disposto a compiere qualunque sacrificio pur di realizzare un sogno più grande della loro stessa immaginazione.
Il Brasile d'Europa, com'era soprannominata un tempo la Jugoslavia, ha sempre scontato il fatto di non essere sufficientemente determinato a vincere e di avere caratteri particolarmente irascibili e incapaci di reggere emotivamente fino alla fine in una competizione ad alti livelli. La compagine di Dalić, da questo di vista, sembra invece fare eccezione, visto che al talento smisurato dei singoli abbina una concretezza e un'efficacia complessiva superiore persino a quella del '98, non concedendo quasi nulla allo spettacolo ma riuscendo, con innata tenacia, a superare ostacoli apparentemente insormontabili.
Non sappiamo, ribadiamo, come andrà a finire domani e non è un luogo comune asserire che tutto sia possibile. In cuor nostro, non ci dispiacerebbe uno sberleffo del destino, un Modrić con la coppa in mano, un Mandžukić sfrenato nella gioia e nell'esultanza, Zagabria impazzita di felicità e una sorta di risarcimento morale per la sconfitta ai rigori del '90 contro l'Argentina che, di fatto, accelerò la dissoluzione della Jugoslavia o, quanto meno, non consentì a nessuno di arginarla o di renderla meno cruenta, come racconta Gigi Riva ne L'ultimo rigore di Faruk, dedicato all'allora capitano slavo Faruk Hadžibegić.
La Francia avrà tempo per rifarsi e, con uno Mbappé in questo stato di forma, non potrà che andare sempre meglio. Per i croati, al contrario, potrebbe essere l'unica e forse l'ultima occasione per entrare nell'Olimpo del calcio e di sicuro, essendone coscienti, faranno di tutto per toccare il cielo con un dito.
Prima di loro, oggi pomeriggio, lo splendido Belgio e la sfortunata Inghilterra si contenderanno la medaglia di bronzo, in una sfida tanto crudele quanto affascinante. I loro sogni di gloria, in particolare quelli dei belgi, potrebbero essere solo rimandati, avendo comunque mostrato caratteristiche e ambizioni di tutto rispetto.
In conclusione, volendo tracciare un bilancio di questo Mondiale che volge all'epilogo, possiamo dire che, al netto dell'assenza degli Azzurri, è stato uno dei più significativi, per nulla banale, per nulla scontato, per nulla noioso e ricco, all'opposto, di un magia e di un'imprevedibilità che non si vedevano da tempo. Complimenti a tutti i suoi protagonisti e alla Russia che l'ha organizzato: ci avete regalato un mese di meraviglia che porteremo sempre nel cuore.