In occasione dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale e di Palermo Capitale Italiana della Cultura, a quasi un mese dall’apertura di “Manifesta”, CulTurMedia Legacooop, CoopCulture e la cooperazione siciliana promuovono l’iniziativa #CoopforCulture. Per capire meglio quello di cui si parlerà durante l'evento del 12 luglio abbiamo fatto qualche domanda in merito al Presidente di CulTurMedia, Roberto Calari.
Il 12 luglio appuntamento importante a Palermo: di cosa parliamo quando parliamo di #CoopforCulture?
A Palermo la cooperazione, in particolare quella che opera nel settore dell’industria culturale e creativa, presenta un modello, un modo di lavorare sul territorio, che si basa sul valore strategico che la cultura ha per lo sviluppo economico e sociale dei territori. Per il lavoro e anche per l’inclusione sociale, per costruire una città e una comunità multiculturale e per dare un diverso protagonismo alle associazioni e ai cittadini, per creare nuovi modelli di partecipazione nello sviluppo culturale.
In questo senso i diversi momenti in cui si articolerà questo incontro sono sicuramente espressione di questo lavoro, per il quale ci confrontiamo ovviamente con rappresentanti istituzionali e che coinvolgono diverse realtà cooperative che operano in diversi ambiti della cultura, presentando anche dei percorsi che vadano a valorizzare questa volontà di fare rete. La volontà di lavorare insieme è molto forte, sia come cooperative, sia all’interno del territorio palermitano in una logica di inclusione e di legalità, altro grande tema che vediamo come fondamentale. Questo è un po’ lo spirito e il motivo per cui un settore di Legacoop, che è nato da poco (ma che ha messo insieme finalmente tante realtà che lavorano nel settore della cultura della comunicazione e del turismo) ha cercato di costruire questa occasione di confronto.
Quale pensa che sia il ruolo delle cooperative in un momento delicato come quello che stiamo attraversando?
Credo che un po’ in tutti i settori ci sia una grande necessità di cooperazione, di lavorare su modelli non necessariamente competitivi, ma di inclusione, che valorizzino le competenze e il lavoro comune e che in tanti settori si sappia avere una prospettiva comune dello sviluppo dei territori. Il protagonismo dei cittadini e le comunità locali vanno rimessi al centro: può avvenire (e già avviene!) in tante realtà di cooperazione che sono nate in questi mesi e stanno nascendo in questo periodo. La cultura e il turismo sono inseriti all’interno di processi partecipati dai cittadini per realtà che insieme riescono a dare vita a quelle iniziative, a rispondere a quei bisogni che da solo il singolo non riesce assolutamente ad affrontare. Il tema di fondo in questo ambito, ovviamente, è il lavoro, anche nella cultura.
Il sottotitolo dell’evento è “da Palermo un modello di sviluppo cooperativo multiculturale per il patrimonio e l’Europa”: di che modello si tratta?
Di un modello che riconosce come ricchezza le diversità, gli apporti che ognuno può dare a uno sviluppo sostenibile del territorio, che riguarda gli indicatori di sostenibilità, i 17 obiettivi delle Nazioni Unite come una declinazione che può avvenire anche in ambito culturale, in città che sono ricche di tradizioni, identità e storia, che hanno saputo integrare evidentemente delle diversità. Palermo, anche nel progetto di candidatura a città italiana della cultura ha sottolineato giustamente questi elementi come ha sottolineato quello della legalità, quello del multiculturalismo e dell’inclusione. Un modello che partendo dal valore delle persone, dalla condivisione, dal valore delle diversità, riesce a pensare al futuro come collettività, costruendo lavoro legale. Pensiamo che nel modello cooperativo questo sia una delle principali scommesse: creare lavoro professionale, creare lavoro riconosciuto, anche in ambiti come quello della valorizzazione dei beni culturali e del turismo. Questo modello è quello che noi, con le nostre esperienze e con le buone pratiche, cerchiamo di migliorare anche nel confronto con il pubblico; questo modello è basato sul riconoscimento del valore delle persone che insieme riescono a dare il meglio di sé nel rapporto con i territori e con il loro sviluppo.
Si parlerà di weekend cooperativi: come si possono descrivere questi fine settimana "alternativi"?
Si tratta di una serie di percorsi che nascono con questa logica di rete, di condivisione tra diverse cooperative di vari settori che affrontano diverse emergenze positive (bellezze o dal punto di vista culturale/paesaggistico o dal punto di vista del valore simbolico e della storia di Palermo) che vengono offerte in una chiave di grande qualità e di attenzione ai percorsi di legalità a chi vorrà visitare la città nell’anno in cui Palermo è capitale italiana della cultura. Queste offerte sono state costruite insieme da cooperative che operano in diverse aree per scoprire aspetti significativi di Palermo e anche dei modelli di gestione partecipata: pensiamo all’operazione di riapertura del Museo Salinas, fatto molto importante per il modello che si esprime al suo interno, gestito da CoopCulture, che sarà anche protagonista di un modello di presentazione del rapporto di sostenibilità per rendere conto di quali impatti ha sul territorio il lavoro che le imprese cooperative possono fare.
Questi tour, che abbiamo chiamato "tour della cooperazione per Palermo capitale della cultura" partono dalla volontà di individuare diversi aspetti della vita di Palermo sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista dell’incontro sul territorio.
Uno degli itinerari si chiamerà “Sulle nostre gambe, week end tra Palermo e Capaci” e ovviamente toccherà molti dei periodi più tristi e difficili della vita di Palermo. Li affronterà nei termini di come Palermo abbia saputo reagire e ricostruire le basi di una città che si candida oggi come capitale della legalità e non come simbolo dell'esatto contrario, nel segno delle generazioni che sono nate da quelle difficoltà, hanno saputo reagire e creare fenomeni di aggregazione sociale sul tema della legalità.
Oppure “Palermo Porto Aperto: la città multietnica ieri e oggi”, in sostanza una visita che valorizza i percorsi di una Palermo nelle sue evoluzioni storiche, nella sua capacità di includere diverse esperienze sin dal MedioEvo, che hanno trovato in questa splendida città la modalità di convivere e ritrovare delle nuove identità in continua evoluzione.
Ci sono poi altri percorsi che affronteranno più specificatamente temi legati all’esperienza del museo, così com’è stato ricostruito, e anche alla capacità di mettersi in gioco delle realtà associative che, attorno al museo stanno ricreando delle dinamiche partecipative di valorizzazione.
Le proposte sono diverse: si va da quelle più strettamente legate al contesto arabo-normanno di Palermo, fino a quelle in cui si è arrivati a pensare di valorizzare i prodotti che nascono dalle terre confiscate alle mafie, espressione di quelle realtà che ci lavorano.
Stiamo lavorando affinché tutto questo sia un segno per i tanti giovani che lavorano in questi progetti, per tutti quei giovani che lavorano in queste realtà: anche con la cultura si possono costruire opportunità di crescita e di lavoro come stanno dimostrando alcune operazioni che sono in corso, progetti di valorizzazione sia a Palermo che in altre parti della Sicilia (come nella Valle dei Templi di Agrigento) dove si vede che a fronte di investimenti condivisi fra pubblico e privato, possono crearsi nuove opportunità di lavoro professionale nella cultura.
Questo credo che sia una scommessa, così come si tratta di una scommessa l’investimento sullo sviluppo sostenibile e inclusivo dei territori.
Per noi è il motivo per cui è nata CulTurMedia come settore di LegaCoop: mettere insieme tante diversità con dei valori comuni e con una grande attenzione ai territori nel loro sviluppo sostenibile.