Non ce ne voglia Neymar, futuro Dio del calcio in coabitazione con il francese Mbappé, ma vediamo il suo Brasile, che pure ha superato senza eccessivi patemi d'animo un volenteroso Messico, leggermente dietro rispetto alle vere corazzate di questo Mondiale. Francia, Belgio e Inghilterra, infatti, ci sembrano avere qualcosa in più.
I transalpini, come detto, hanno Mbappé, ossia uno che si è permesso di segnare una doppietta ai Mondiali a neanche vent'anni: l'ultimo a riuscirci, sessant'anni fa, era stato un diciassettenne di nome Pelé, un personaggio destinato a contare qualcosa nella storia del calcio globale. E poi hanno una difesa di tutto rispetto, con Umtiti e Pavard sugli scudi, un centrocampo che può avvalersi della classe dei vari Matuidi, Pogba e Kanté e un commissario tecnico, Deschamps, che è colui che vent'anni fa alzò da capitano la Coppa del mondo a Saint-Denis. Mbappé sarebbe venuto al mondo cinque mesi dopo, Griezmann, l'altro faro dell'attacco transalpino, aveva appena sette anni.
Ce la possono fare les bleus? Sognare non costa nulla, e il sogno potrebbe ammantarsi di grande concretezza, qualora la Nazionale francese dovesse avere la meglio venerdì contro l'Uruguay, probabilmente orfano di Cavani, e dovesse poi imporsi in semifinale contro una fra Brasile e Belgio. Dicevamo il Belgio, ossia i diavoli rossi, che quest'anno sembrano essere davvero in stato di grazia, capaci di seppellire sotto una pioggia di gol le avversarie di un girone oggettivamente facile e di rimontare e vincere all'ultimo respiro contro un ottimo Giappone agli ottavi. Certo, i verdeoro hanno più storia, più fascino e fuoriclasse in grado di fare la differenza da un momento all'altro, ma la sensazione è che a questo giro i rossi possano davvero compiere l'impresa e proiettarsi verso vette mai raggiunte in passato. Perché la storia e la tradizione sono fondamentali, chi lo nega non sa di cosa parla, ma poi conta anche il presente, e il presente ci dice che finora i belgi hanno convinto, i brasiliani no. Oltretutto, qualcuno dovrebbe spiegare a O' Ney che, se davvero vuole diventare un fuoriclasse, non puo fare scena ogni due per tre, simulando di aver subito falli da ko quando, al massimo, ha ricevuto una schicchera o un pestone.
Dall'altra parte del tabellone c'è l'Inghilterra, ieri vittoriosa ai rigori contro la Colombia, corazzata dal talento smisurato del suo bucaniere Kane e da un impianto di gioco di tutto rispetto: si vede la mano di Southgate e si vede anche quelle dei vari Guardiola e Mourinho, i quali hanno conferito al calcio inglese quella solidità che gli mancava dai tempi di Alf Ramsey, c.t. dell'unica Inghilterra campione del mondo nel '66.
Certo, prima di un'eventuale finale ci sarebbe la semifinale con una fra Russia e Croazia, e guai a dare per scontato un successo contro i padroni di casa o contro una Nazionale che, pur avendo faticato non poco contro la Danimarca, annovera tra le sue fila il meglio dei centrocampisti mondiali e un attaccante di livello superiore come Mandžukić.
Non è, tuttavia, da escludere una finalissima tra Francia e Inghilterra, con i ragazzi di Deschamps leggermente favoriti e i leoni inglesi pronti a colpire di rimessa, affidandosi alla vena realizzata del loro bomber.
Una cosa è sicura: senza Italia, con una Germania troppo brutta e presuntuosa per essere vera, Messi e Ronaldo eliminati per mancanza di compagni all'altezza della loro fama e del loro talento e una Spagna a fine ciclo, non ci siamo annoiati affatto. A dimostrazione di quanto il calcio, e i Mondiali in particolare, sappia essere speciale, unico, meraviglioso, ricco di sorprese e capace di regalare sempre nuovi idoli e nuovi protagonisti. Non è un caso che sia considerato, a ragione, lo sport più bello del mondo!