Pochi campioni hanno dimostrato, nel tempo, la sensibilità umana di Juan Guillermo Cuadrado. La freccia bianconera, che compie trent'anni ed è giunto all'apice di una splendida carriera, è nato a Necoclí, Colombia profonda, in un ambiente malsano e dominato dalla violenza, dai cartelli della droga e dalla miseria nera, la stessa che induce molti bambini a perdersi o a cadere nelle spire della delinquenza e della barbarie che ne consegue.
Juan ha avuto la fortuna di salvarsi, di sfondare nel mondo del calcio e di affermarsi in Italia come uno dei migliori esterni in circolazione, contribuendo in maniera decisiva ai trionfi conseguiti negli ultimi tre anni dalla Juve di Allegri.
Fu suo, tre anni fa, il gol decisivo nel derby contro il Torino, la rete che diede inizio a un'impressionante serie di vittorie che avrebbe condotto i bianconeri a compiere una rimonta che rimarrà nella storia, caratterizzata da quindici affermazioni consecutive e ventisei in ventotto gare, per un totale di 91 punti in una cavalcata dai ritmi esaltanti.
Juan, fondamentale in più occasioni, ad esempio quando spaccò letteralmente la partita in quel di Lione, segnando il gol che permise alla Juve di avere la meglio su una compagine ostica e organizzatissima: una compagine che solo il talento sopraffino di Buffon riuscì ad arginare, al termine di un assedio infruttuoso che contribuì a riscrivere le gerarchie continentali, offrendo anche in Europa l'immagine di una Juventus solida e concreta.
Juan Cuadrado che è sempre un piacere veder giocare, fin da quando sgambettava nelle file del Lecce e della Fiorentina, per non parlare poi delle magie che regala in Nazionale e della sua definitiva crescita a Torino, in un ambiente ideale per la maturazione e la definitiva esplosione di un gioiello che fino a quel momento si era espresso a intermittenza.
Trent'anni e l'augurio di ogni bene, ora che non ha più nulla da dimostrare a nessuno, in qaunto tutti ne conoscono le potenzialità e ne apprezzano non solo la classe ma anche l'umiltà e la disponibilità al sacrificio.
Allegri, a un certo punto, lo ha reinventato terzino e la risposta è stata, come sempre, esemplare. Un jolly, un giocatore di una duttilità straordinaria, sempre pronto a dare il massimo e a sacrificarsi per gli altri.
E poi la sua allegria, la sua dirompente gioia di vivere, i suoi scherzi, il suo riempire di schiuma da barba i pochi capelli di Allegri dopo ogni trofeo conquistato, il suo saper stare in gruppo e il suo non arrendersi mai: tutte caratteristiche che ne fanno un perfetto esempio di quello stile Juve che resiste al tempo e dimostra ancora non solo la sua validità ma anche la sua sorprendente modernità.
Un fuoriclasse serio e scherzoso, irriverente e rispettoso, un insieme di splendidi ossimori che lo hanno reso un pilastro della corazzata juventina, apprezzato tanto dai compagni quanto dai tifosi e ritenuto dalla società un punto di riferimento.
Juan Cuadrado che, all'apice della gloria, non si è dimenticato delle sue umili origini, decidendo, come detto, di impegnarsi concretamente per regalare un sogno ai bambini della sua terra, strappandoli dalla strada e impedendo loro di perdersi.
Non si può non amare e non voler bene a un personaggio così, soprattutto se si considera che da quando tutti hanno compreso la sua imprescindibilità, anziché montarsi la testa, si è rimboccato ancora di più le maniche. Stile Juve, per l'appunto, unico e inarrivabile Juan!