Mezzi d'informazione: internet batte la TV, ma nessuno si fida delle notizie trovate sui social
L'ultimo report di Agcom mostra il paradosso dell'informazione moderna, tra digitalizzazione e scetticismo
Alessandra Testori | 31 marzo 2025

Nel 2023 Internet ha superato la televisione come principale fonte di informazione per gli italiani. Un cambiamento epocale, visto il peso nell’informazione quotidiana che l’apparecchio televisivo aveva acquisito a partire dalla sua diffusione negli anni ‘50. Secondo la prima edizione dell’Osservatorio Agcom sul sistema dell’informazione, già due anni fa una persona su due si informava online, privilegiando social media, motori di ricerca e siti web di testate giornalistiche. Una tendenza confermata anche nel 2024, che segna un calo drastico dell’uso dei media tradizionali, con la TV che scende al 46,5%, i quotidiani al 17,2% e la radio al 13,3%.

Eppure, nonostante il primato del web, oltre il 65% degli italiani continua a fidarsi di più della televisione, della carta stampata e della radio rispetto alle fonti digitali. In particolare, quasi un terzo della popolazione non si fida delle notizie che circolano sui social, percepite come poco affidabili e caotiche.

Lo strumento della media literacy contro le fake news

Questa discrepanza tra consumo e fiducia è segno della difficoltà del pubblico nel discernere le notizie autentiche da quelle false. Per questo motivo, se il web è ormai la strada principale attraverso cui circolano le notizie, è fondamentale dotare le persone, a partire fin dalla più giovane età, degli strumenti necessari per orientarsi nella foresta di contenuti.

I dati Agcom mostrano con chiarezza un paradosso: l’informazione passa sempre più dalla rete, ma molti non sanno come valutarne l’affidabilità. Solo il 6,6% degli italiani è abbonato a testate digitali a pagamento, e il “passaparola virtuale” (tramite notifiche, condivisioni e like) è diventato uno dei principali motori della diffusione delle notizie, soprattutto tra gli utenti social —il 50,5% le apprende dai social prima che da qualsiasi altro mezzo. In uno scenario del genere, l’alfabetizzazione mediatica diventa una priorità sociale.

Cominciare dalle scuole

In questo contesto si inserisce il lavoro di Fondazione Media Literacy, che promuove nelle scuole attività di alfabetizzazione mediatica e laboratori di giornalismo, scritto, radiofonico e visivo. I laboratori radiofonici, ad esempio, sono pensati per avvicinare i giovani a un mezzo che, a onor del vero, continua a godere di un’alta fiducia da parte del pubblico. La radio si conferma infatti tra i tre media più affidabili, nonostante la sua fruizione sia in calo: un’opportunità, quindi, per riscoprirla in chiave didattica e partecipativa, soprattutto relativamente all’attualismo modello del podcast.

Allo stesso modo, per quanto riguarda l’alfabetizzazione ai media, la Fondazione risponde a questa urgenza attraverso percorsi educativi che si rivolgono a studenti e studentesse, aiutandoli a riconoscere le fonti attendibili, comprendere come funziona l’informazione e sviluppare un pensiero critico.

Educare all’informazione oggi, infatti, significa non solo fornire strumenti tecnici, ma anche ricostruire il rapporto tra utenti e verità. Le attività della Fondazione vanno in questa direzione, promuovendo una cultura critica, consapevole e partecipativa, e sono in grado di fornire gli strumenti per vivere l’era digitale con la consapevolezza richiesta da questo nuovo modello di informazione.