Cecilia Sala, nome in questi giorni sulla bocca di tutti per via del suo arresto a Teheran il 19 dicembre scorso, è una giornalista professionista e podcaster che lavora per Il Foglio e Chora Media, di cui è autrice e voce del noto podcast Stories. La sua attività come giornalista di guerra e di politica estera è una delle più seguite e apprezzate a livello nazionale, data l'audacia e la limpidezza del suo lavoro, che si riflette nel raccontare storie provienti da teatri del mondo in guerra o in crisi. Ripercorriamo insieme la carriera e il percorso giornalistico di Cecilia Sala, con l'augurio, da colleghi e da esponenti della libera informazione, che la sua liberazione avvenga nel più breve tempo possibile.
Gli inizi
Classe 1995, Cecilia Sala, come riportato da Il Corriere della Sera, inizia a farsi notare quando è ancora minorenne, al liceo, venendo chiamata dalla redazione di Annozero di Michele Santoro come voce giovanile poiché notata durante un intervento a una manifestazione contro la mafia. Inizia così la sua carriera televisiva, diventando una presenza fissa di Announo, la trasmissione di Giulia Innocenzi, e facendo il praticantato in un altro programma di Santoro, Italia, il tutto mentre studia alla Bocconi, che frequenta dal 2014 al 2018, interrompendo poi gli studi pochi mesi prima di conseguire la laurea decisa a seguire la strada del giornalismo. Nel 2016, infatti, era approdata nella redazione di Servizio Pubblico di Michele Santoro su La7, dove diventa giornalista professionista.
Le collaborazioni con le testate, i podcast con Chora Media e i primi libri
Sala prosegue la sua cariera scrivendo per diversi reportage per Wired, Vanity Fair e L’Espresso sull’America Latina e il Medio Oriente, ma a renderla nota al grande pubblico è il primo podcast, Polvere, scritto con Chiara Lalli e pubblicato nel 2020 per Huffington Post Italia. Sei puntate che ripercorrono l’omicidio di Marta Russo e che, nel giro di pochi mesi, diventeranno le più ascoltate d'Italia (oltre un milione di ascolti) e l’inchiesta stessa, nel 2021, diventa un libro edito da Mondadori Strade Blu dal titolo Polvere. Il caso Marta Russo.
Un punto di svolta della sua carriera arriva durante la fine dell’estate del 2021, quando Sala si trova a Kabul, in Afghanistan, e la città torna nelle mani dei talebani. La giornalista documenta il tutto su Il Foglio, raccontando anche via social la fine del sogno di libertà di un popolo, mostrando come la narrazione giornalistica possa essere declinata in altri linguaggi, e, direttamente da Mazar-i Sharif, porta al Tg1 le proteste delle donne afghane. Lavora poi per circa un anno nella redazione di Otto e Mezzo su La7.
Nel 2022 riceve il premio Penna d’Oro da Sergio Mattarella e nello stesso anno diventa giornalista de Il Foglio dove si occupa di Afghanistan, Iran e Ucraina, dove diventa la prima inviata italiana, raccontando ogni giorno attraverso un podcast la vita sotto le bombe, intervistando, fotografando e registrando con lo smartphone i cittadini ucraini durante la guerra; dando così vita ad una nuova frontiera del giornalismo sul campo. Da gennaio 2022 è conduttrice e autrice del podcast quotidiano Stories, prodotto da Chora Media, dove parla di esteri attraverso una storia al giorno dal mondo. Cecilia Sala collabora anche con Will Media, una testata che pubblica notizie e approfondimenti solo online con particolare attenzione agli esteri. Nel 2023, sempre per Mondadori, ha scritto L’Incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan, un libro che raccoglie le voci di giovani ucraini, afgani e iraniani.
L'importanza dei suoi podcast
Sala è da sempre convinta della necessità di puntare i riflettori sull'informazione sull'estero in Italia, soprattutto con quelle modalità che consentano ai giovani di capire il mondo, e il podcast è lo strumento perfetto per questo scopo. Come riporta il periodico Elle, le voci delle persone che abitano nelle zone di crisi sono per Sala il senso dei suoi tantissimi viaggi all'estero: quelle dei soldati ucraini dal fronte di guerra, ma anche quelle dei civili. Nelle sue Stories sulla guerra in Ucraina, Sala ha raccontato la vita quotidiana così com’è, senza iperboli né enfasi: le sirene, i bunker, la difficoltà, gli abitanti della capitale che donano il sangue e i gli alloggi di fortuna. Dall'Iran, dove tornava appena poteva, al Medio Oriente, passando per il Sudan, l'Afghanistan e il Sud America, non c'è stata zona di crisi in cui Sala non abbia fatto il suo lavoro di reporter con accuratezza, ma anche con personalità: "I copioni di Stories - ha detto in un'intervista di giugno 2024 - hanno al centro una persona, un racconto più intimo: mi interessano i caratteri delle persone, i dettagli, gli aspetti anche buffi. Il podcast mi consente di raggiungere più persone, perché una storia umana potente non ha barriere all’ingresso: è la chiave con cui porto dentro in diversi contesti chi mi ascolta". Ancora, in un'intervista a Il Libraio, "una storia potente ha un pubblico potenzialmente sconfinato, non incuriosisce soltanto a chi si interessa di geopolitica o di esteri. Una storia, inoltre, aiuta a creare quell’intimità di cui parlavamo prima: immedesimarsi con un altro essere umano è naturale, mentre partendo dalla teoria questa immedesimazione è difficile, se non impossibile. Le storie particolari, così, si fanno portatrici di messaggi universali".
Storie umane portatrici di messaggi universali. Storie che rivelano il mondo per quello che è, pieno di ingiustizie e storture, ma anche di persone che con la loro semplice umanità combattono contro di esse. Storie dell'altro mondo, eppure di questo mondo, semplici e audaci come Cecilia, che si spera possa tornare presto a raccontarle per non lasciarle inascoltate.