Influencer da Gaza, i profili che raccontano il genocidio
Il mondo deve conoscere la verità e solo loro possono raccontarcela
Redazione | 12 dicembre 2024

Nonostante Meta nasconda molti contenuti riguardanti il conflitto israelo-palestinese, dal 7 ottobre diversi influencer sono riusciti a dar voce al dramma di Gaza, raccontando le loro storie dall’interno e denunciando periodicamente ciò che avviene nelle zone colpite dal conflitto. Ogni guerra è disumana ma il trattamento riservato ai civili di Gaza ha superato ogni limite, tanto che ormai si parla in modo chiaro ed inequivocabile di genocidio. E un genocidio non può essere taciuto. I nomi che seguono sono di influencer che, superando con determinazione e coraggio il shadowbanning, hanno trovato il modo di diffondere la verità.

Renad Attallah (@renadfromgaza su Instagram)

È una bambina di soli dieci anni, nata e cresciuta nella striscia di Gaza. Ha scelto di reagire alla chiusura delle scuole causata dalla guerra e all'impossibilità di passare il tempo fuori casa, dedicandosi alla cucina con il poco che ha a disposizione Da un anno condivide sui social le proprie ricette, tutte realizzate con i pochi alimenti reperibili nella zona di conflitto. I suoi video mostrano come i beni di prima necessità scarseggino e nutrirsi sia sempre più difficile.

Hamzah Saadah (@absorberyt su Instagram)

È un attore e attivista palestinese che sui social racconta ciò che i civili vivono a causa della guerra. Pubblica spesso video in cui parla con i sostenitori del governo israeliano. Molti di coloro che insultano lui ed il suo Paese non conoscono la storia e le origini di questo conflitto ma sono anzi convinti che la Palestina spetti per diritto divino agli Ebrei. Hamzah cerca di combattere questa disinformazione e contemporaneamente documenta le atrocità commesse dall’esercito israeliano.

Motaz Azaiza (@motaz_azaiza su Instagram)

È un fotoreporter palestinese che il 23 gennaio del 2024 è stato costretto a lasciare la Striscia di Gaza. È stato uno dei testimoni più importanti della situazione palestinese dal 2014, ma i suoi account social hanno cominciato a crescere esponenzialmente verso fine del 2023. Dove la stampa non riusciva ad arrivare, attraverso le sue fotografie ha catturato per anni la quotidianità degli abitanti della striscia di Gaza, documentando le loro condizioni di vita. Nonostante oggi viva in Qatar, continua a lottare a favore del popolo palestinese documentando sul suo profilo le conseguenze della guerra sui civili ed esortando il mondo a non rimanere in silenzio di fronte al genocidio in atto.

Hind Khoudary

È una giornalista palestinese che vive tuttora nella striscia di Gaza. Trovarla sui social non è semplice. Non avendo un profilo personale, le sue denunce sulla situazione che vive vengono fatte tramite interviste di testate giornalistiche internazionali che si interessano del conflitto. I suoi interventi spiegano quali sono le difficoltà che vive assieme alla sua famiglia e al resto del popolo palestinese e raccontano dei crimini di guerra compiuti da Israele.

Medici Senza Frontiere


“Io mi trovo attualmente nella parte centrale, a Deir el Balah, dove Medici Senza Frontiere supporta l’ospedale di Al-Aqsa e dove la situazione è al collasso. All’interno dell’ospedale ci sono centinaia di pazienti in ogni angolo: per terra, sulle scale, nei corridoi. È addirittura difficile capire chi ancora è vivo e chi è morto”. Questa la testimonianza di Roberto Scaini, uno dei Medici Senza Frontiere, l’organizzazione umanitaria non governativa che continua imperterrita a cercare di salvare vite umane a Gaza. Ciò di cui sono testimoni i medici è davvero indescrivibile. “Negli ultimi quattro mesi, sotto le macerie degli attacchi indiscriminati è stato seppellito anche il principio di umanità”, scrive il direttore generale di MSF Stefano Di Carlo, “Come siamo arrivati al punto che chiedere pubblicamente la fine di un massacro e la protezione di tutti i civili sia un messaggio fazioso?”. Una domanda che non trova risposta ma che rappresenta bene tutto l’orrore di questa tragedia.