Genocidio: le parole che non riusciamo a dire
Genocidio non è l’unica parola che fatichiamo a dire quando ci riferiamo al conflitto attualmente in atto tra israeliani e palestinesi: sotto “la Guerra di Gaza” si nascondono decine di parole che non pronunciamo mai
Gaia Canestri | 6 dicembre 2024

Palestina

Il focus del conflitto in Medio Oriente è Gaza, che sentiamo spesso nominare dalla televisione e dai giornali, ma le dimensioni del conflitto sono molto più grandi e riguardano l’intero Stato palestinese. Gaza è la città più popolosa dello Stato della Palestina, situata all’interno della Striscia di Gaza: una striscia di territorio che si affaccia sul Mar Mediterraneo lunga 40 chilometri e larga 9. Prima del conflitto ospitava circa 2 milioni di abitanti. Ufficialmente il processo di riconoscimento della Palestina in quanto Stato è iniziato nel 1988 quando l’OLP, Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha dichiarato  la Palestina Stato indipendente e sovrano con capitale a Gerusalemme. Nel corso degli anni 145 Paesi del mondo hanno riconosciuto la Palestina. La teoria, però, non rispecchia la realtà: attualmente la Palestina è di fatto occupata illegalmente e quasi totalmente dalle potenze israeliane.

Islamofobia

Antisemitismo e antisionismo sono parole che conosciamo bene: la prima si riferisce alla “paura, l’odio e il pregiudizio nei confronti degli ebrei”, mentre la seconda è definita come “l’atteggiamento di chi si oppone alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina”. Queste parole  sono spesso chiamate in causa quando ci si schiera in favore della liberazione dei territori palestinesi o contro i crimini commessi contro i civili; ma ci stiamo dimenticando un’altra parola, forse più reale e attuale, che in pochi conoscono ma che rispecchia i sentimenti di sempre più persone: l’islamofobia. È “l’ostilità, il pregiudizio, la paura irrazionale dei musulmani” che si è inconsciamente insediata nel- la mente della maggior parte della popolazione anche in seguito agli attacchi terroristici degli anni passati e che ci spinge a vedere nella figura del musulmano il “terrorista e l’estremista” indipendentemente da chi sia davvero.